Lettera dal Sudtirolo / In mezzo al buio, ecco una luce
Cari amici di Duc in altum, mi ha scritto di nuovo il medico che vive in Alto Adige e che ci aggiorna sulla situazione del personale sanitario che non intende cedere alla narrativa dominante sui vaccini anti-Covid.
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Carissimo dottor Valli, eccoci ancora qui a raccontare le mirabolanti imprese della campagna vaccinale nel nostro amato Sudtirolo, una volta terra benedetta da Dio e recentemente assurto agli onori (o disonori) della cronaca. Ha fatto scalpore, in questi giorni, la vicenda dello storico e glorioso hotel Cavallino Bianco di San Candido, duramente punito per avere trasgredito le norme anti-Covid e presso il quale la coraggiosa deputata Sara Cunial ha fissato il proprio domicilio parlamentare. La vicenda si è risolta con il pagamento della multa ma le cicatrici, come in tanti altri esercizi, rimangono e bruciano sul corpo ferito della nostra economia, da sempre sana e rigogliosa.
Quanto a noi professionisti della salute, si può dire, dantescamente, che siamo ancora “tra color che son sospesi”. I pochissimi quotidiani liberi riferiscono di storie incredibili accadute a tanti operatori della sanità, un tempo chiamati angeli o eroi e ora, se pensano con la loro testa, sono trattati come reietti e rifiuti di questa società che si crede illusoriamente libera dai vincoli del virus soltanto mediante il “sacro” siero.
La stampa locale si distingue per un’acredine che diventa vero e proprio incitamento all’odio verso i non vaccinati che hanno optato per questa scelta dettata da varie motivazioni. Non siamo forse al pogrom, ma poco ci manca.
Agli appuntamenti vaccinali i sanitari sono sottoposti a insulti e minacce, talvolta gravi, e non vengono minimamente prese in considerazione le richieste di approfondimento diagnostico, volte a verificare lo stato di salute e i rischi relativi alla vaccinazione, anche quando non la si vorrebbe rifiutare. Né viene data risposta alle domande su tali rischi o sulle reazioni, talvolta gravi o gravissime, riscontrate in seguito alla inoculazione.
Il grande divisore ha compiuto la sua opera malvagia: ci si divide tra familiari, tra colleghi, tra fedeli cattolici, tra membri dei movimenti ecclesiali, tra professionisti delle varie branche della scienza e delle testate giornalistiche e radiotelevisive. Come si fa a non ritenere tutto ciò opera di un’oscura e potente forza del male?
Ma in tutto questo disastro umano e sociale si intravvede anche una luce. Si incontrano persone, prima sconosciute, che improvvisamente diventano amiche strettissime, pervase di speranza e con un enorme bisogno di spiritualità. Ed è questo che ci sostiene, insieme all’incessante desiderio di aiutare colleghi e gente comune, stare dalla loro parte nella prova e sperare che, in mezzo a questo disastro, possano incontrare il volto di Colui che ha patito per noi fino a morirne.
Lettera firmata