Cari amici di Duc in altum, ho ricevuto questo appello che vi propongo, preceduto da una presentazione.
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L’avvio della campagna vaccinale dei bambini e dei giovanissimi è un fatto che sgomenta molte famiglie.
Abbiamo ragioni scientifiche ed etiche per opporci a questo, difendiamo la libertà di scelta in merito a una questione tanto drammatica e vogliamo che tutti siano informati meglio circa i rischi che si stanno correndo in una simile situazione. Vogliamo portare questa posizione a conoscenza dei nostri Pastori, ai quali chiediamo, al di là del loro personale parere in merito alla questione, un consiglio spirituale e un aiuto secondo i criteri del Vangelo e non del Governo.
Per questo ci stiamo organizzando per costituire gruppi che si impegneranno nei prossimi giorni a incontrare personalmente i vescovi, per consegnare loro brevi manu l’appello Patris Corde: in difesa dei nostri figli. L’organizzazione di tale iniziativa passa dal nostro canale social t.me/patriscorde, ma la conduzione degli incontri sarà in capo ai volontari che vi si presteranno. Siamo pronti a manifestare pacificamente e rispettosamente all’ingresso dei vescovadi, nel caso in cui senza fondati motivi ci sia rifiutato il colloquio. Non chiederemo ai nostri Pastori di schierarsi a prescindere e di accettare le nostre posizioni, ma anzitutto di ascoltare le nostre ragioni. Daremo la nostra disponibilità a collaborare con loro se, facendosi carico del nostro grido di aiuto, avranno poi bisogno di un sostegno ulteriore.
Chiediamo protezione a san Giuseppe e per questo prendiamo il nome di Patris Corde, che rimanda alla Lettera apostolica di papa Francesco dedicata a questo grande patrono. Ma il cuore di padre è anche quello che ci spinge a difendere i nostri ragazzi ed è quello che siamo sicuri di trovare nei nostri vescovi.
I promotori della Rete Patris Corde
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Appello Patris Corde: in difesa dei nostri figli
Eccellenza Reverendissima, in questo tempo di crisi e di travaglio sentiamo il bisogno di rivolgerci a lei come a nostro Pastore e di portarle il nostro contributo di laici, tenuti dal proprio munus profetico al “dovere di manifestare il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità della persona” (cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 907). Il tema che vogliamo sottoporle, e che le chiediamo fermamente di prendere in considerazione, ha a che vedere con la campagna vaccinale in corso. Varie sono le nostre preoccupazioni come fedeli. La più urgente concerne la vaccinazione dei bambini e dei ragazzi, avviata nelle scorse settimane sotto pressioni sociopolitiche e nello sconcerto di molte famiglie: i giovani non corrono rischi personali legati al Sars-Cov-2, mentre ne corrono molti sottoponendosi ai vaccini sperimentali attualmente in uso. Sentiamo il dovere di presentarle le nostre perplessità, che sono anzitutto quelle di genitori ai quali Dio ha affidato il compito di custodire e crescere la prole. E sentiamo il dovere di invocare il Suo sostegno. Perché un vescovo dovrebbe lasciarci soli in questo momento di sfida tanto urgente? Conosciamo le ragioni di chi propone la vaccinazione, ma non sono ragioni scientificamente vincolanti, come si deduce dalla letteratura medica mondiale. Non siamo certo noi a volerci opporre alla libera scelta di vaccinarsi. Ma chiediamo il suo sostegno nell’opporci all’obbligo e/o al ricatto vaccinale, in particolar modo quando riferito ai bambini e ai ragazzi. In secondo luogo, sentiamo come lesivo della nostra coscienza il ricorrere a vaccini ottenuti a partire da linee cellulari fetali.
Anche se la Congregazione per la dottrina della fede ha stabilito la liceità dell’assunzione di tali prodotti in condizioni emergenziali, questo non ci solleva personalmente dallo scandalo legato a una simile industria, destinata peraltro a crescere con le campagne vaccinali dei prossimi anni. Come possiamo educare i nostri figli alla moralità radicale che scaturisce dal Cuore di Cristo, se ci troviamo noi e loro costretti al compromesso contro la nostra stessa coscienza?
Infine, è causa di profonda confusione leggere dichiarazioni su importanti quotidiani legati ai vescovi italiani, così come scoprire dichiarazioni di singoli Pastori, in cui si ingiuriano i cosiddetti no-vax. Spesso questa etichetta diviene imprudente strumento di discriminazione, col quale si colpiscono anche fedeli motivati e moderati, attenti nelle relazioni e nei contatti, ma allarmati dallo stato sperimentale della vaccinazione massiva in atto o anche, come espresso più sopra, scandalizzati dal compromesso etico con le industrie dell’aborto. Anche noi siamo gregge, del quale odore un pastore non dovrebbe vergognarsi. Anche noi siamo suoi figli, affidati alla sua premura spirituale. Che pena trovarsi discriminati dalla voce della Chiesa, e poi magari dai sacerdoti, dagli Oratori, dai gruppi di volontariato. È questo un nuovo strappo che si vuole tollerare sulla tunica di Nostro Signore?
Eccellenza reverendissima, come a un Padre affidiamo a lei questa nostra supplica: affinché ci aiuti nel difendere la libertà e la moralità, a impedire le divisioni e ad allontanare lo scandalo morale. Vorrà incontrarci per un confronto? Vorrà esprimersi, direttamente o indirettamente, con degli ammonimenti paterni? Vorrà tenerne conto per dare indicazioni eque e sagge alle sue Parrocchie e Zone pastorali?
Non sta a noi dire cosa deve fare, a noi solo offrirle questi elementi di riflessione, ricordarle l’urgenza della situazione e chiederle di proteggerci come un Padre coi figli. Non siamo figli prodighi, non ci ami meno del Figliol Prodigo!
Si uniscono a noi anche vari sacerdoti, consacrati, educatori e laici impegnati nella crescita della gioventù. Essi pure condividono le nostre medesime apprensioni, avendo a cuore la crescita dei loro ragazzi, verso i quali sentono di avere una responsabilità genitoriale di tipo spirituale e morale. E con noi si impegnano a sostenerla con la preghiera, coi sacrifici e con le opere di misericordia.
Vaccinazioni ai minori di 16 anni. Un compendio di riflessioni medico-scientifiche
Fin dall’inizio della pandemia, è stato detto che la soluzione al problema sarebbero state non le cure, ma i vaccini. Così si è arrivati alla produzione in tempi rapidissimi di questi prodotti farmaceutici. I tempi di realizzazione degli attuali prodotti sono stati notevolmente accorciati rispetto alle normali fasi di studio di un vaccino, che normalmente richiedono da 5 a 10 anni. Quella che è attualmente in atto è dunque una fase di sperimentazione. Un allarmismo eccessivo? In realtà, se è vero che la prudenza non è mai troppa, ciò vale a maggior ragione in Medicina, e i primi report post-vaccinali che segnalano effetti collaterali importanti dei primi vaccini introdotti, ci fanno pensare che questi prodotti siano stati approvati e distribuiti con eccessiva fretta.
Ora si pone il problema della vaccinazione tra i ragazzi (tra i 12 e i 16 anni) se non addirittura i bambini. Ma perché vaccinare i bambini, per una malattia in cui l’età media dei deceduti è di 81 anni? La pandemia di Covid-19 è poco diffusa tra i bambini rispetto agli adulti; si stima che sotto i 20 anni di età la suscettibilità all’infezione sia circa la metà rispetto a chi ha più di 20 anni.
In Europa i casi di malattia in età pediatrica sono tra l’1 e il 5% dei casi totali di Covid-19; in Italia poco meno dell’1% dei casi positivi ha compiuto 18 anni. E soprattutto, la letalità della malattia sotto i 20 anni, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, è dello 0,00023 per cento.
Nei bambini l’infezione si manifesta con un quadro clinico più favorevole rispetto all’adulto: il 4,4% è totalmente asintomatico, il 94,1% presenta quadri clinici lievi o moderati.
Una riflessione attenta e approfondita da un punto di vista scientifico è venuta da varie associazioni mediche italiane, da medici e operatori sanitari impegnati in vari settori del Sistema sanitario, nel campo della ricerca di base e universitaria, della prevenzione e della cura dei malati di Covid-19, che hanno redatto una lettera-appello per una moratoria alla vaccinazione anti Covid ai bambini.
L’appello (che si può trovare qui) fa seguito a quello di un gruppo di medici israeliani con il medesimo scopo di spiegare in dettaglio perché, ad oggi, non si debba procedere con la vaccinazione anti-Covid-19 dei bambini. Secondo questi studiosi, gli attuali vaccini trovano significato nella protezione delle popolazioni a rischio, dove la malattia può essere grave e letale. Al contrario, la vaccinazione dei bambini non comporta sostanziali benefici diretti ai riceventi, data la bassa incidenza e le manifestazioni cliniche moderate della malattia nelle fasce pediatriche, né benefici di rilievo per la collettività, poiché i bambini non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del Sars-CoV-2. I vaccini in uso, inoltre, non azzerano la trasmissione dell’infezione, hanno durata indefinita ed efficacia ridotta su alcune delle varianti sinora emerse.
A fronte di benefici minimi o nulli, i firmatari dell’appello ritengono che non sia opportuno esporre i bambini né al rischio di eventi avversi immediati, né al rischio di eventi avversi a lungo termine ancora non individuati, ma possibili. La sorveglianza post-marketing delle vaccinazioni è iniziata da poco tempo e informazioni su eventi rari ma pericolosi si potrebbero presentare nel corso degli anni, ed evidenziarsi essenzialmente con lo sviluppo di programmi di sorveglianza attiva, ancora oggi lacunosi o completamente assenti. Pertanto, non esiste nemmeno una pseudo giustificazione “altruistica” o “etica” nel vaccinare i bambini al fine di proteggere le popolazioni a rischio, come gli anziani, già oggetto di un’intensa campagna vaccinale. Anche solo alla luce di queste incertezze e alla peculiarità delle aspettative di vita dell’età pediatrica, il principio di precauzione ci impone di non cedere alla fretta di vaccinare i bambini finché non si avrà una conoscenza sufficiente delle implicazioni di questa vaccinazione. L’appello termina con questa inquietante suggestione: “I bambini non sono i più colpiti da questa pandemia, ma rischiano di essere le sue più grandi vittime.” L’imperativo ippocratico “primum non nocere” in questo momento storico deve essere tenuto più che mai in considerazione.