L’approdo del maestro Massimo Palombella alla Cappella musicale del Duomo di Milano ha riportato sotto i riflettori la vicenda che ha determinato l’allontanamento del monsignore salesiano dalla Cappella musicale pontificia Sistina, della quale fu direttore dal 2010 al 2019. Ricordiamo che un’indagine interna, condotta dall’arcivescovo Mario Giordana su alcuni aspetti economico-amministrativi riguardanti la gestione del coro, portò alla formulazione, nel 2019, di alcune ipotesi di reato nei confronti di Palombella: riciclaggio, truffa aggravata ai danni dello Stato e peculato. Inoltre, durante l’inchiesta emersero denunce, da parte di alcuni genitori dei pueri cantores, circa presunti maltrattamenti ai danni dei minori da parte del Maestro Palombella. L’indagine avviata dalla magistratura vaticana ha coinvolto anche Michelangelo Nardella, Amministratore della Cappella Musicale Pontificia.
All’avvocato Laura Sgrò, che difende Michelangelo Nardella, chiediamo: a che punto è il procedimento?
A un punto morto, e lo dico con dispiacere. Perché il mio assistito è indagato da quasi tre anni e mezzo dalla magistratura vaticana e non ho idea se e quando comincerà il processo contro di lui. Indagini preliminari infinite, degne di un processo di mafia. È vero che le norme vaticane non fissano termini per concludere le indagini, ma è anche vero che la vita di un uomo non può valere così poco, soprattutto in uno Stato governato dal Santo Padre. La vita del mio cliente e della sua famiglia – ha una moglie e quattro figlie minori – è appesa da oltre tre anni a questa vicenda giudiziaria e ne è fortemente pregiudicata. Le faccio giusto qualche esempio: Michelangelo Nardella è stato sospeso nell’aprile del 2018 dal lavoro per un fatto non inerente ai reati che gli contesta l’Ufficio del Promotore. Si tratta di una banale vicenda per cui è stato aperto un procedimento disciplinare nei confronti del mio assistito. Pare che la proposta sanzionatoria per questa sciocchezza che egli avrebbe commesso sia stata la sospensione dal servizio per due settimane. Tale richiesta doveva essere ancora vagliata dal Collegio disciplinare quando il procedimento disciplinare stesso è stato sospeso sine die a causa delle intervenute indagini dell’Ufficio del Promotore. Occorre, infatti, prima chiarire la vicenda penale e solo dopo può intervenire il Collegio disciplinare. Giustissimo, per carità. Solo che Michelangelo Nardella è sospeso dal lavoro da tre anni e cinque mesi! Ma quante decine di volte il mio assistito ha già scontato una condanna che non è stata ancora neppure pronunciata e non è detto che mai lo sia? Intanto il mio assistito è stato cancellato dall’annuario pontificio, come se non fosse più un dipendente vaticano e allo stesso modo non è stato neppure avvisato, al pari degli altri dipendenti vaticani, che si stavano effettuando le vaccinazioni per il Covid-19. Potrei raccontare non sa quante altre cose, tutte peraltro documentate, visto che ho inondato di comunicazioni sia la Cappella musicale pontificia sia l’Ufficio del Promotore di Giustizia. Mi fermo qui, per adesso. Temo, però, che ci sarà modo di ritornare sulla questione.
Avvocato Sgrò, quali sono, nel dettaglio, le accuse mosse a Palombella e a Nardella?
A questa domanda non posso rispondere, in quanto le indagini sono ancora in corso e anche perché il quadro accusatorio in questi anni di indagine è mutato e chissà, potrebbe anche mutare ancora. Limitatamente al mio assistito, dico solo che alcune gravi accuse che gli sono state mosse all’inizio sono cadute. Spero di avere il piacere di leggere quanto prima un decreto di archiviazione o una richiesta di rinvio a giudizio.
Che ruolo ha avuto nella vicenda la trasferta del coro della Sistina a New York, nel maggio del 2018 (quindi prima dell’avvio dell’inchiesta) per partecipare alla mostra allestita, al Metropolitan Museum, Heavenly bodies, accanto a superstar del mondo della musica e del cinema? Quella trasferta fece molto rumore e non mancò di suscitare sbigottimento, specie dopo la diffusione di alcune foto.
La trasferta era stata ovviamente autorizzata, questo è fuori dubbio. Del resto, è impensabile che un gruppo di circa 70-80 persone (tante erano le persone che si muovevano al tempo per i concerti della Cappella Musicale Pontificia) potesse squagliarsela alla chetichella per andare due settimane negli Stati Uniti facendosi, peraltro, fotografare a un evento di risonanza mondiale al Metropolitan Museum con star del calibro di Rihanna, Salma Hayek, Donatella Versace, George Clooney, Anna Wintour e pensare di farla franca. Al Gala, è noto, erano anche presenti autorità vaticane, che certo non passavano di lì per caso. Furono esposti al Metropolitan Museum paramenti e oggetti preziosi che appartengono a quella che è nota come la “Sagrestia del Santo Padre”. Non mi risulta che tali oggetti siano stati trasportati di nascosto dai cantori o dagli altri viaggiatori nei loro bagagli a mano. Ribadisco, la trasferta era nota e autorizzata per ogni attività da svolgere. La diffusione delle immagini di quella serata ha destato qualche perplessità sulla presenza della Cappella musicale pontificia a quell’evento e ha puntato i riflettori sulla Cappella stessa. Le valutazioni sull’opportunità o meno della partecipazione della Cappella musicale pontificia al Gala andavano fatte preventivamente, non successivamente.
Quali sono le difficoltà alle quali va incontro un legale quando si confronta con il sistema giudiziario in vigore in Vaticano?
Le difficoltà sono molteplici. I codici che si applicano sono datati, ed esiste un insieme di leggi successive che andrebbero finalmente ordinate. Per quanto, poi, mi riguarda, sono una donna, e non posso certo dire che questo mi abbia aiutato. Ma, come diceva Cicerone, “Dicendo homines ut dicant efficere solere”. Mi piacerebbe molto fare una chiacchierata con il Santo Padre sulla presenza – vera e fattuale – delle donne nel mondo giudiziario vaticano. Affido a lei questo messaggio.
A questo punto che cosa chiede il suo assistito, Michelangelo Nardella, alla giustizia vaticana?
Michelangelo Nardella rivuole il governo della sua vita. È passato troppo tempo dall’inizio delle indagini: che l’Ufficio del Promotore decida quanto prima come procedere. Qualunque decisione non potrà certo restituire al mio assistito e alla sua famiglia questi sofferti ultimi tre anni, ma gli consentirà finalmente di raccontare la sua storia e di potersi difendere.