Cari amici di Duc in altum, un sacerdote lettore del blog – che preferisce restare anonimo – ha voluto farci dono della sua omelia odierna.
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Ancora una volta, senza troppi giri di parole, il Vangelo di oggi ci presenta la totale incomprensione dei discepoli alle parole di Gesù. C’è una distanza tra i dodici e il maestro, è come se parlassero lingue diverse: Gesù annuncia la sua passione e morte, e i discepoli si preoccupano dei loro posti di onore.
Ma quello che più sorprende non è la testardaggine dei discepoli, ma la pazienza di Gesù. Gesù non si scandalizza della richiesta di Giacomo e Giovanni, non li rimprovera, non li espelle dal gruppo. Egli si siede con loro e ricomincia da capo, ancora. Insegna. Spiega. Racconta. La sua lezione è però molto severa, quasi solenne, perché Egli parla con autorità. Gesù propone una nuova realtà sociale: quella di una comunità senza potere la cui sola regola è servire, fino a offrire la propria vita per i fratelli, bevendo il calice fino all’ultima goccia. E per tutti i suoi membri, perché tutti sono fratelli. All’immagine del capo che comanda si oppone quella del capo che serve, cioè che si mette al servizio.
“Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così”. Il delirio di onnipotenza è un pericolo sempre in agguato, anche oggi, da parte di coloro che detengono il potere e che prendono decisioni per tutti. Decisioni che a volte arrivano ad essere anche illegittime da un punto di vista giuridico e inique e ingiuste da un punto di vista etico e morale. Ma si sa, il potere acceca e rende ubriaco chi lo detiene, a tal punto da non vedere più le discriminazioni che vengono poste in essere, in nome di un falso concetto di bene comune. “I governanti delle nazioni dominano su di esse”. Già, il verbo dominare non è usato a caso da Gesù ed è molto efficace per esprimere il pericolo di dittature sempre in agguato da parte dei cosiddetti capi delle nazioni. E per rafforzarne il potere, si sa, c’è sempre bisogno di un pretesto, sia esso economico, finanziario, sanitario, di ordine pubblico, emergenziale, ecc.; oltre che, ovviamente, di una propaganda del pensiero unico dominante, tipica di ogni regime, che isola e mette a tacere ogni dissenso critico e voce contraria. La storia insegna e si ripete. È già successo e può sempre succedere: pian piano e senza che nemmeno i cittadini se ne accorgano, proprio come nel racconto della rana bollita, viene smantellato l’impianto democratico di una nazione aggirando le leggi o interpretandole in maniera arbitraria, faziosa, e si instaurano regimi dispotici e totalitari in nome di una nuova libertà o di una nuova normalità che tali non sono. E la chiesa sta a guardare, quando non è connivente o addirittura asservita.
Ma il Signore parla chiaro; i capi hanno un solo compito: servire. Ed il prototipo è Lui stesso, il Messia, che è venuto non per essere servito ma per servire. Egli ha appena formulato il suo progetto di comunità, la sua carta “costituzionale”, alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti e solo così si potrà veramente perseguire il bene comune e non il bene solo di alcuni, e garantire che tutti abbiano gli stesi diritti insieme ai medesimi doveri.
Seguire Gesù e mettere in pratica i suoi insegnamenti comporta un radicale capovolgimento. Chi vuol essere grande, si deve fare servitore; chi vuol essere il primo, si deve fare servo di tutti. Ed è importante ricordare questo programma di vita, soprattutto a coloro che detengono responsabilità di governo e che si richiamano, speriamo non in maniera ipocrita, ai valori cristiani.
E io, come discepolo del Signore, se mi faccio servo non è per umiliarmi o perché non valgo niente, ma perché Gesù ha scelto l’umiltà per rivelare il Volto del Padre. Se scelgo l’ultimo posto è per stare con Gesù e per vedere le cose come le vede Lui. Il mio punto di vista è solo la vista di un punto, ma guardare le cose con gli occhi di Dio è il punto d’inizio di ogni conversione e anche di una convivenza umana, di una società e di una chiesa migliori.