Intervento per il “No paura day” di Torino
di monsignor Carlo Maria Viganò
Vi siete riuniti, così numerosi, in questa piazza a Torino, come centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo manifestano la propria opposizione all’instaurazione di una tirannide globale. Milioni di cittadini di ogni Nazione, nel silenzio assordante dei media, da mesi gridano il proprio «No!» : No alla follia pandemica, No ai lockdown, ai coprifuoco, all’imposizione delle vaccinazioni, No ai passaporti sanitari, ai ricatti di un potere totalitario asservito all’élite. Un potere che si mostra come intrinsecamente malvagio, animato da un’ideologia infernale e mosso da scopi criminali. Un potere che ormai dichiara di aver rotto il patto sociale e di considerarci non come cittadini, ma schiavi di una dittatura, oggi sanitaria e domani ecologica.
Questo potere è così convinto di essere ormai riuscito nel suo silenzioso colpo di stato, da sbatterci in faccia con sfrontatezza non solo l’ideologia che lo muove, ma anche la religione a cui si ispira. Proprio oggi al Quirinale – il Palazzo che un tempo fu residenza dei Sommi Pontefici nella Città di Roma – viene inaugurata una mostra emblematicamente intitolata Inferno, celebrata con l’esposizione della Porta dell’Inferno, scultura di Auguste Rodin, realizzata tra il 1880 e il 1890. Quest’opera doveva servire per l’ingresso del Museo delle Arti Decorative a Parigi e il suo bozzetto fu presentato anche all’Esposizione Universale del 1900, a suggello dell’indole massonica e anticattolica di quell’evento. E da anni, al Colosseo, campeggia l’idolo di Moloch, proveniente dalle scenografie del film Cabiria. Il demone divoratore di bambini, la porta dell’Inferno ispirata ai Fiori del Male di Charles Beaudelaire, pochi giorni fa il Festival della bestemmia a Napoli. Nella città di San Gennaro sono stati affissi – con il permesso del Comune – manifesti con orribili bestemmie contro Dio, per celebrare la libertà di pensiero e di parola insultando il Signore.
Ce lo dicono chiaramente: sono servi del demonio e come tali pretendono di affermarsi, di essere rispettati e di propagandare le loro idee. Non solo: in nome di un potere usurpato – un potere che secondo la Costituzione dovrebbe appartenere al popolo – costoro esigono la nostra obbedienza fino all’autolesionismo, alla privazione dei più elementari diritti e alla cancellazione della nostra identità.
Questi cortigiani del potere, che nessuno ha eletto e che devono la loro nomina all’élite globalista che li usa come cinici esecutori dei propri ordini, hanno dichiarato sin dal 2017 senza mezzi termini la società che vogliono realizzare. Nei documenti sull’Agenda 2030 che si trovano sul sito del World Economic Forum possiamo leggere: «Non possiedo nulla, non ho privacy e la vita non è mai stata migliore»[1]. La proprietà privata, nel piano dei globalisti promosso da Klaus Schwab Rotschild, dovrà essere abolita e sostituita da un reddito universale che consenta di affittare una casa, di sopravvivere, di acquistare quello che l’élite ha deciso di venderci, forse anche l’aria che respiriamo e la luce del sole.
Non è un incubo distopico: è esattamente quello che si apprestano a fare, e non è un caso se proprio in queste settimane sentiamo parlare di revisione degli estimi catastali e di incentivi per la ristrutturazione degli immobili. Prima ci fanno indebitare col miraggio di restaurare la nostra casa, poi le banche ce la pignorano e ce l’affittano. Lo stesso avviene con il lavoro: oggi ci dicono che possiamo lavorare se abbiamo il green pass, un’aberrazione giuridica che usa la psicopandemia per controllarci, tracciare ogni nostro movimento, decidere se, dove e quando possiamo entrare e uscire. In quell’Agenda 2030 vi è anche la moneta elettronica, ovviamente, con l’obbligo di comprare e vendere con una carta collegata al pass e al credito sociale. Perché l’emergenza sanitaria e quella ecologica, oggi imminente, legittimano di fatto chi ha il potere a creare un sistema di valutazione del nostro comportamento, come già in vigore in Cina e in Australia. Ognuno di noi avrà un certo punteggio e se non si vaccinerà, se mangerà troppa carne, se non userà vetture elettriche si ritroverà questi punti decurtati e non potrà fruire di determinati servizi, usare l’aereo o i treni ad alta velocità, o dovrà pagare le proprie cure, o rassegnarsi a mangiare scarafaggi e lombrichi per riacquistare il punteggio che gli consenta di vivere. Ripeto: non si tratta di ipotesi di qualche “complottista”, ma fatti che stanno già avvenendo, mentre i media di regime magnificano l’utilità di un chip sottocutaneo che semplifichi tutto, unendo il green pass, la carta di identità, la carta di credito e la cartella esattoriale.
Ma se oggi è possibile impedirci di lavorare solo perché non sottostiamo ad una norma illegittima, discriminatoria e vessatoria; cosa pensate che impedisca a questi tiranni di decidere che un domani non possiamo accedere ai ristoranti o al posto di lavoro se abbiamo partecipato ad una manifestazione non autorizzata, o se abbiamo scritto un post su un social a favore delle cure domiciliari, contro la dittatura o in favore di quanti protestano per la violazione dei loro diritti? Cosa impedirà di premere un bottone e impedirci di usare il nostro denaro, solo perché non siete iscritti al tal partito o perché non abbiamo reso culto alla Madre Terra, nuovo idolo green venerato anche da Bergoglio?
Vogliono privarci degli stessi mezzi di sussistenza, costringendoci ad essere ciò che non vogliamo essere, a vivere come non vogliamo vivere, a credere in ciò che consideriamo una blasfema eresia.
«Dovete essere inclusivi», ci dicono; ma si scagliano proprio contro di noi, discriminandoci perché vogliamo rimanere sani, perché consideriamo normale che la famiglia sia composta da un uomo e da una donna, perché vogliamo preservare l’innocenza dei nostri bambini, perché non vogliamo uccidere i figli nel ventre materno o gli anziani e i malati nei letti d’ospedale.
«Il nostro modello di società è basato sulla fratellanza», ci rassicurano; ma in questa società si può essere fratelli solo negando e bestemmiando il Padre comune. Per questo vediamo tanto odio nei riguardi di Nostro Signore, della Madonna, dei Santi. Per questo, col pretesto di celebrare il Sommo Poeta, non viene fatta una mostra sul Paradiso, ma sull’Inferno, diventato il luogo da desiderare e da realizzare in terra.
«Rispettiamo tutte le culture e tradizioni religiose», precisano; ed è pur vero che tutti gli idoli e le superstizioni trovano spazio nel Pantheon ecumenico della nuova Religione Universale voluta dalla Massoneria e dalla chiesa bergogliana. Ma vi è una sola Religione che vi è bandita: la vera Religione che Nostro Signore ha insegnato agli Apostoli che la Chiesa ci propone a credere. È pur vero che nel melting pot globalista trovano accoglienza tutte le culture, ad eccezione della nostra: la barbarie della poligamia, la maleducazione, l’inciviltà, l’obbrobrio, tutto ciò che è brutto e osceno e offensivo ha diritto di manifestarsi e imporsi; e parallelamente – con la massima coerenza – la civiltà, la vera cultura, i tesori di arte e letteratura, le testimonianze della nostra Fede tradotta in chiese, monumenti, quadri, musica vanno banditi perché non vi sia confronto, non si abbia un termine di paragone che dimostri quanto orribile è il mondo vagheggiato da costoro e quanto preferibile quello che ci hanno fatto rinnegare e disprezzare.
Regna la menzogna e non vi è cittadinanza per la verità. Lo avete sperimentato in questi mesi, vedendo con quale sfacciataggine il mainstream abbia fatto propaganda alla narrazione pandemica, censurando ogni voce discordante; e oggi chi non è d’accordo con il Sistema non solo è deriso e screditato, ma addirittura criminalizzato, additato come nemico pubblico, fatto passare per pazzo a cui imporre il Tso. Sono i mezzi che ogni regime totalitario ha usato con gli avversari politici e religiosi. Tutto si ripete, sotto i nostri occhi, in modo molto più sottile e viscido. Viceversa, chi si piega al tiranno e gli offre la propria fedeltà si trova pubblicamente elogiato, lo si vede in tutti i programmi televisivi, viene indicato come autorevole riferimento.
La nostra protesta contro il green pass non deve fermarsi a considerare questo specifico evento, per quanto illegittimo e discriminatorio, ma deve allargarsi al quadro complessivo, sapendo identificare quali sono gli scopi che si prefigge l’ideologia globalista; quali siano i responsabili di questo crimine contro l’umanità e contro Dio; quali siano i complici e quali i nostri possibili alleati. Se non comprendiamo la minaccia che incombe su tutti noi, limitandoci a protestare per un dettaglio – ancorché macroscopico – dell’intero progetto, non potremo opporre una resistenza forte e coraggiosa. Una resistenza che dev’essere fondata non sulla semplice richiesta di libertà – per quanto legittima e condivisibile – ma sulla rivendicazione fiera e orgogliosa del rispetto della nostra identità, della cultura, della civiltà, della Fede che ha reso grande l’Italia, ha animato ogni espressione della vita dei nostri Padri, dalla più umile alla più eccelsa.
Il green pass è solo un ulteriore passo verso quella Porta dell’Inferno esposta oggi al Quirinale, come sfrontato oltraggio di chi crede di essere inamovibile e di godere di protezioni potenti.
Noi non abbiamo i miliardi di Soros o di Bill Gates; non possediamo fondazioni filantropiche e non corrompiamo i politici per farceli alleati; non abbiamo televisioni o social per condividere le nostre idee; non siamo organizzati come i fautori del Great Reset e non abbiamo ipotizzato scenari pandemici o economici.
Ma, vedete, pur nella nostra apparente debolezza; pur nel non riuscire nemmeno ad avere visibilità in televisione o sui social; pur essendo disorganizzati e poco inclini a manifestare e a protestare – giacché questo è da sempre appannaggio dei rivoluzionari di mestiere e degli anarcoidi di Sinistra – nondimeno noi abbiamo qualcosa che loro non hanno. Noi abbiamo la Fede, la certezza della promessa di Nostro Signore: «Le porte dell’Inferno non prevarranno». E siamo parimenti animati da una forza interiore che non è nostra, e che ricorda quel coraggio sereno con cui i Cristiani perseguitati affrontavano le persecuzioni e il martirio. Una forza che spaventa chi non ha cuore, che terrorizza chi serve un’ideologia di morte e di menzogna, chi sa di essere dalla parte dell’eterno sconfitto.
Dimenticano, questi sciagurati servi del Nuovo Ordine, che la loro è un’utopia, anzi una distopia infernale, che ripugna a tutti noi proprio perché non considera che non siamo fatti di circuiti elettromagnetici, ma di carne e sangue, di passioni, di affetti, di gesti di generosità e di eroismo. Perché siamo umani, fatti a immagine e somiglianza di Dio. Ma questo, i demoni non possono comprenderlo: per questo falliranno miseramente.
Alla Porta dell’Inferno di Rodin, noi rispondiamo con la Janua Coeli, la Porta del Cielo, titolo con cui invochiamo la Vergine Santissima. Colei che nell’Apocalisse schiaccia il capo dell’antico Serpente, sia nostra Regina e Condottiera, in vista del trionfo del Suo Cuore Immacolato.
E perché questo giorno in cui manifestate pubblicamente e con coraggio la vostra opposizione all’incombente tirannide non rimanga sterile e privo di luce soprannaturale, vi invito tutti a recitare con me le parole che il Signore ci ha insegnato. Facciamolo con fervore, con slancio di carità, invocando la protezione di Nostro Signore e della Sua Santissima Madre su noi tutti, sulle nostre famiglie, sulla nostra Patria e sul mondo intero: Padre nostro, che sei nei cieli
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
[1] Cfr. https://archive.is/2020.11.17-191753/https://www.weforum.org/agenda/2016/11/shopping-i-can-t-really-remember-what-that-is?utm_content=buffer60978&utm_medium=social&utm_source=twitter.com&utm_campaign=buffer