Lettera ad Aldo Maria Valli su Roma
di Aurelio Porfiri
Caro Aldo Maria,
nel momento in cui ti scrivo questo messaggio tu stai per lasciare Roma dopo tanti anni. Permettimi di scriverti queste righe che spero siano uno dei tuoi ultimi ricordi della città eterna, la città che sembra sempre sul punto di crollare ma non crolla mai, la città contesa da papi, imperatori, presidenti e da tutti coloro che hanno cercato di metterci una bandiera e farla propria.
Io, come sai bene, sono romano de’ Roma, nato e vissuto quasi sempre nel cuore pulsante del popolo verace della mia città, nella zona in cui il cristianesimo per primo si diffuse e dove hanno camminato i grandi santi, i martiri, gli eroi della nostra fede. Quando percorro le strade del quartiere in cui sono nato me li immagino san Pietro e san Paolo camminare poco avanti a me, san Francesco e san Domenico, santa Francesca romana e san Filippo Neri, santa Cecilia e san Massimiliano Kolbe e tanti altri che qui sono sicuramente passati, tutti a farmi compagnia sulle strade vecchie del mio quartiere. Ed entrare con me nelle chiese oramai quasi vuote, abbandonate da coloro a cui il cattolicesimo non parla oramai più. E perché non parla più? Perché ascolta, ma senza rendersi conto che le persone non possono dire cose interessanti, in quanto per mancanza di evangelizzazione non hanno: nemo dat quod non habet. Eppure oggi si preferisce la chiacchiera.
Ma malgrado questa miseria, io so che ti mancherà Roma, la Roma dei tramonti e del cibo buono, la Roma dei campanili e delle fontanelle, la Roma imperiale, barocca, papalina, medievale, la Roma popolare dove la “ggente” con una battuta inquadra una situazione meglio di tanti discorsi. Quella Roma in cui Pio XII invitava i pellegrini con queste parole: “Non resta altro, o diletti figli, che sollecitarvi con paterna esortazione a venire a Roma in gran numero durante l’anno di espiazione; a Roma che per ogni fedele di ogni Nazione è come la seconda patria; perché qui è il luogo venerando dove fu sepolto il Principe degli Apostoli dopo il suo martirio; qui i sacri ipogei dei martiri, le celebri basiliche, i monumenti della fede avita e dell’avita pietà; qui il Padre che li attende con tenero affetto, a braccia aperte” (Iubilaeum maximum 1949). Ecco, anche tu sei romano in quanto incardinato con il Battesimo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica e porterai sempre con te questa grandezza e questa agonia di eternità.
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