L’autore dice di aver percepito subito il motu proprio Traditionis custodes di papa Francesco come una sepoltura anticipata di Benedetto XVI. Il quale, essendo ancora in vita, è come se avesse ricevuto uno schiaffo, tanto più che papa Ratzinger aveva dichiarato nel Summorum Pontificum di averlo emanato dopo aver a lungo riflettuto, dopo essersi molto consultato e soprattutto dopo aver invocato lo Spirito Santo, contando sull’aiuto di Dio e affidandosi alla potente intercessione di Maria.
Papa Bergoglio invece non accenna minimamente a una sua previa lunga riflessione, né dice di aver prima pregato per ricevere lumi dall’Alto. D’altra parte non poteva farlo, perché sarebbe stata una vana pretesa che il Signore concedesse a lui esattamente il contrario di ciò che aveva concesso al suo venerato predecessore.
L’autore del libro, don Francesco Cupello, con ferrea logica smonta a una a una tutte le ragioni addotte da papa Francesco per compiere l’inaudita azione di annullare una decisione presa dal predecessore ancora vivente. Per esempio, papa Francesco non tiene conto del fatto che la riforma liturgica è stata più una rivoluzione che una riforma, talché più che di due forme di uno stesso rito bisogna parlare di due riti diversi; e i riti non si eliminano. Gli ortodossi ritengono che un rito sia assolutamente intangibile e che a nessuno sulla terra competa il diritto di intervento su ciò che essi ritengono sia la realtà più sacra sulla terra, cioè la divina liturgia. Ci sono quindi anche risvolti ecumenici nelle drastiche decisioni di papa Francesco prese appunto motu proprio. L’autore mette impietosamente in rilievo le contraddizioni in cui è incorso papa Bergoglio e paventa il rischio, che non era proprio il caso di correre, di gravi divisioni.
Fonte: messainlatino.it
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