L’essere è e non può non essere, diceva Parmenide di Elea, mettendo a disposizione dell’umanità uno dei cardini su cui sarebbe stata poi elaborata (forse un poco anche suo malgrado) quella cosa brutta e cattiva e fuori moda e disumana che si chiama metafisica.
L’essere umano è e non può non essere umano. La domanda giusta non è, qui, come faccia da un «grumo di cellule» uscire un essere umano, bensì come faccia da un «grumo di cellule» nel ventre di un essere umano uscire sempre e solo un essere umano. Dal «grumo di cellule» che una mamma umana porta in grembo non uscirà mai infatti una giraffa, un lichene o un ibrido. Uscirà sempre e solo un droghiere, un Nobel, una top model o un cantante stonato o una lavapiatti, tutti sempre e solo umani, tutti esseri umani di pari dignità infinita, tutti essere umani portatori di diritti inalienabili, tutti esseri umani che quegli uomini di dura cervice che sono i cristiani definiscono come chiamati universalmente alla santità.
Nessun evoluzionismo riesce a sfuggire a questo dato empirico disarmante. A quale punto del transito dentro il grembo di una madre umana accadrebbe che il «grumo di cellule» acquisisca umanità? Quando il «grumo di cellule» si trasformerebbe in potenziale droghiere, Nobel, top model, cantante stonato o lavapiatti? Quando, come e perché? Per quale intervento, con quale bacchetta magica?
L’essere umano è umano sin dal principio, e non può che essere umano, non può non essere umano, e quel principio è il suo concepimento: quel momento impercettibile e però radicale della storia personale e universale in cui una vita umana viene all’essere dal niente, come il palesarsi al raziocinio umano del punto geometrico, ente di ragione che c’è ma che non ha dimensione, e che però, essendo, trasforma la storia totalmente, con la differenza colossale, nel caso del concepimento umano, di non essere solo frutto di res cogitans, bensì di possedere benedettamente res extensa. Quel momento del tempo, in cui la storia universale muta per sempre giacché una storia personale inizia, che nessuno riesce a controllare e a determinare, l’attimo fuggente ed eterno in cui dal non essere umano si passa a un essere unico e irripetibile, dal niente umano a un’infinita umana potenzialità. Davvero il mistero uomo, che si può soltanto riconoscere, in ginocchio.
L’essere umano è umano sin dal principio, e non può non essere umano: pertanto va tutelato giuridicamente subito. Non quando nasce, che è un dettaglio della vita, che è tardi, ma quando viene all’essere, che è cosa sostanziale, nel momento cioè del concepimento dal niente all’infinito. Lì la persona umana inizia, in quel momento impercettibile eppure devastante. Lì quell’essere umano è soggetto di diritti inalienabili, e di doveri, è capace portatore di ragione ed è capace di Dio, è libero e responsabile: lo è nella sua essenza intima e nella sua natura intoccabile, essendo infatti soltanto una questione di allenare, con il tempo e con l’esempio e attraverso imitazione (ciò che chiamiamo educazione, che è lavoro di ostetricia, maieutica), facoltà che la persona umana ha intrinsecamente in sé dal concepimento.
Per questo ieri nel Senato della Repubblica italiana è stata presentata una proposta di legge per il riconoscimento della capacità giuridica della persona umana sin dal concepimento. In Italia questa capacità giuridica i cittadini italiani non l’hanno. Diventano soggetti degni di tutela solo a un certo punto, magico, pof, della loro esistenza, signo dato, da chi?, da cosa?, ovvero quando nascono – un mero dettaglio, appunto –, quando si rilascia loro il codice fiscale e sono pronti per pagare le tasse e ogni tanto per votare. Una lacuna grave, un vulnus alla democrazia, a fronte del quale ieri è iniziata la novena di riparazione.
Ieri in Senato, per iniziativa dei senatori Paola Binetti, Maria Alessandra Gallone, Maurizio Gasparri, Lucio Malan ed Erica Rivolta è stata presentata una proposta di legge di civiltà che, se approvata, farà cambiare di qualità il nostro Paese. Il gesto della politica più bella che si possa immaginare è stato suggellato in pubblico da quei senatori assieme a Marina Bandini Casini, presidente del Movimento per la Vita italiano, e a Flippo Vari, vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, nel trentesimo anniversario dalla ratifica della Convenzione sui diritti dell’infanzia la cui Giornata, istituita nel 1954 dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si celebra universalmente oggi.
Di solito queste sono Giornate di anniversari bolsi e occasioni sprecate. In Italia quest’anno invece no, perché il Paese ha la possibilità di poter vedere finalmente riconosciuti i pieni diritti di tutti i propri cittadini e, con la fine del muro della vergogna che divide i cittadini di serie A nati dai cittadini di serie B nel ventre della propria mamma, la democrazia restaurata.
Per questo, International Family News è orgogliosamente fra le settanta e più realtà del corpo sociale italiano che salutano con gioia questa iniziativa. Chi mai dovesse affossare questa proposta di legge presentata ieri nella Camera alta del parlamento sovrano italiano ne porterà sempre la responsabilità davanti alla storia.
Fonte: ifamnews.com