Riviste mediche rifiutano di pubblicare studio sulla depressione post-aborto
di Sarah Terzo
David Fergusson è un ricercatore pro-aborto, autore di uno studio, del 2006, che ha rilevato un più alto tasso di depressione e altri problemi di salute mentale tra le donne che hanno abortito. Lo studio ha rivelato infatti che il 42% delle donne che avevano subito aborti nei quattro anni precedenti soffriva di depressione, con un tasso più del doppio di quello delle donne che non avevano abortito e superiore al tasso di quelle che avevano partorito. Lo studio ha anche riscontrato tassi più elevati di abuso di sostanze, ansia e comportamento suicidario nelle donne che hanno subito aborti.
Secondo un articolo del New Zealand Herald Fergusson è personalmente “a favore della scelta”, ma ammette che la sua ultima ricerca – che suggerisce un forte legame tra aborto e malattia mentale – potrebbe essere usata e abusata come arma dall’esercito pro-vita.
È come se Fergusson credesse che gli sforzi degli esponenti pro-vita, per mettere in guardia le donne dai rischi dell’aborto per la loro salute mentale dell’aborto e proteggerle, in qualche modo “abusassero” della sua ricerca.
Sembra comunque che i sostenitori dell’aborto stiano cercando di nascondere la verità. Secondo lo stesso Fergusson, molte delle riviste mediche a cui si è rivolto si sono rifiutate di pubblicare il suo studio. Ha spiegato: “Ci siamo rivolti a quattro riviste, il che è molto insolito per noi, perché normalmente veniamo accettati subito”. Ciò rende chiaro che la comunità scientifica e medica è prevenuta contro le ricerche che mostrano i rischi dell’aborto.
Un’organizzazione favorevole alla scelta, il Comitato di vigilanza sull’aborto, ha cercato di fare pressione su Fergusson affinché non pubblicasse lo studio. Gli dissero che la pubblicazione dei risultati in uno “stato non chiarito” avrebbe fatto sì che diventasse “un colpo politico”. Erano chiaramente preoccupati che lo studio avrebbe danneggiato il movimento pro-aborto e compromesso l’affermazione pro-choice secondo cui l’aborto non causa problemi di salute mentale.
Fergusson ha affermato che sarebbe “scientificamente irresponsabile” non pubblicare lo studio e lo ha confrontato con uno studio che ha riscontrato una reazione avversa a un farmaco. Disse all’epoca:
“È scandaloso che una procedura chirurgica eseguita su più di una donna su dieci [dati della Nuova Zelanda] sia stata così poco studiata e valutata, visti i dibattiti sulle conseguenze psicologiche dell’aborto”.
Ha detto che nessuno può accusarlo di pregiudizi pro-vita, aggiungendo: “Sono a favore della scelta, ma ho prodotto risultati che, semmai, favoriscono un punto di vista pro-vita”.
Fergusson ha anche detto che quando lui e i ricercatori hanno deciso di fare lo studio, si aspettavano di scoprire che l’aborto non porta a tassi più alti di malattie mentali. La conclusione a cui sono giunti è stata l’opposta. Fortunatamente, hanno avuto l’integrità di pubblicare comunque lo studio, nonostante più riviste lo abbiano rifiutato e le pressioni di almeno un gruppo pro-choice.
Ulteriori studi hanno da tempo dimostrato un legame tra aborto e depressione, nonché tra aborto, pensieri suicidari e suicidi.
Fonte: liveaction.org
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