In nome del cane
Vi propongo questa lettera che ho appena ricevuto.
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Faccio mio l’appello lanciato di recente da un’associazione italiana per la difesa degli animali (l’Aidaa) che ha chiesto di eliminare dal linguaggio comune espressioni quali “porco cane”, “figlio d’un cane”, “mondo cane”, “cane bastardo” e le varie bestemmie che implicano l’uso della parola cane.
Giusto! Basta con gli insulti che coinvolgono il povero cane. E basta (l’associazione chiede anche questo) con le favole che nel ruolo del cattivo infilano sempre il lupo. Anzi, andando più in là, vorrei che imparassimo a rispettare anche il povero porco, il quale, come sostantivo o aggettivo, viene spesso tirato in ballo in modo francamente inaccettabile.
Aderisco inoltre all’appello dell’associazione quando chiede che i bimbi siano educati al buon uso della parola cane fin dalla scuola materna. Bene, è così che si fa!
Se posso, vorrei anche suggerire di eliminare dal vocabolario espressioni quali “freddo cane” e “caldo bestiale”. Perché associare i cani in modo specifico e le bestie in generale a sensazioni sgradevoli?
E poi, vogliamo dirlo? È ora di finirla di dare dell’asino a uno zuccone! Sappiamo tutti che l’asino è animale simpatico, utile e intelligente. E perché dire “sei matto come un cavallo”, in modo così apertamente offensivo nei confronti degli equini?
E vogliamo parlare di “porca vacca”, offensiva sia per l’una sia per l’altra? E di “sei un maiale” inteso come epiteto spregiativo? E dell’accusa “sei una belva”? Che vi hanno fatto le povere belve?
Ricordo ancora con orrore di aver sentito una maestra dare delle “bestie feroci” agli scolari meno bravi. Intollerabile.
E basta con espressioni come “sei una iena”, “ti comporti come uno sciacallo”, “non sei altro che uno squalo”! Possibile non accorgersi della palese discriminazione nei confronti di questi animali?
E perché rimproverare uno lento dicendo “sei una lumaca” o “ti muovi come una tartaruga”? E perché dare del mollusco a uno poco determinato? O della capra a uno non molto brillante? O dello scorfano a uno non bellissimo? O della scimmia a uno propenso a imitare? O dell’oca (eventualmente giuliva) a una un po’ superficiale? E perché, nel caso della proverbiale cristalleria, prendersela con il povero elefante? E perché dare del baccalà a uno un po’ malaccorto? E del coniglio a uno poco coraggioso? E del topo d’appartamento a un ladro? E dell’orso a uno troppo solitario? E con quale diritto, quando il portiere si lascia passare il pallone in mezzo alle gambe, diciamo che ha fatto una papera?
Gli animali discriminati formano un esercito. Avvoltoi, civette, galline, gufi, merli, pappagalli, falene, lucciole, pidocchi, pulci, larve, vipere, cozze, sanguisughe, vermi, amebe, zecche… Ebbene, occorre chiedere giustizia per tutti loro!
Sarebbe anche il caso, a questo punto, di depurare una buona volta il Vangelo. Ricordate? “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci” (Matteo 7,6), da cui l’espressione “cani e porci” pronunciata con intento denigratorio.
Come dite? Vi sembra un po’ strano che ci si preoccupi tanto di tutelare il buon nome del cane mentre di quello di Dio non si preoccupa nessuno?
Non sono un esperto, ma penso che, se ragionate così, dimostrate di essere legati a vecchi schemi. Dio è questione del tutto personale, privata, anzi privatissima. Quindi, in sostanza, ininfluente. Mentre i cani… beh, i cani sono parte della vita quotidiana e fanno tanta compagnia.
E poi, scusate, se volessimo tutelare anche il nome di Dio dovremmo precisare: quale Dio? Il Dio dei cristiani o quello di altre religioni? Troppo complicato. E, soprattutto, scorretto. Perché è ormai assodato che, parlando di religioni, non si può privilegiarne una. Sappiamo tutti, infatti, che ogni religione è valida e che nessuna può rivendicare di essere quella vera. L’ha detto perfino il papa! Quindi, se nessuno può sostenere che il suo sia il vero Dio, è anche impossibile tutelarne il nome. Mentre sul cane non ci possono essere equivoci.
Come dite? Possibile che la benemerita associazione non si sia resa conto del paradosso di scendere in campo in nome del cane tralasciando il nome di Dio?
Ma quale paradosso? Se ragionate così dimostrate di essere veramente sorpassati. Riflettete: Dio sta a cuore solo ad alcuni, mentre il cane è, come posso dire, un bene pubblico, un patrimonio comune.
Quindi, da oggi smettetela anche di dare del cane a un incapace, sia esso un attore, uno sportivo o, che so io, un giornalista.
Ora comunque vi saluto. Devo andare. Il padrone ha preso il guinzaglio. È il segnale: passeggiata!
Bauuu!!!
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