Noi, inebetiti, nel regno del bipensiero
di Marco Palladino
È preoccupato per l’inverno demografico.
Colui che disse di non fare come i conigli.
Che ha stretto accordi con l’alta finanza più becera, ricevuta in pompa magna sotto gli occhi del mondo.
La stessa che ha come primo obiettivo la depopolazione.
È sgomento per la denatalità.
Chi ci assicurò che nulla sarebbe mai più stato come prima.
Chi ha sostenuto fortemente la vidimazione di massa.
Come appiccare un incendio e lamentarsi per il fuoco.
Ma non è questa la cosa più sconvolgente. No.
Lo è una massa ormai informe e inebetita.
Alla quale puoi raccontare il contrario di quanto detto in precedenza e contravvenire, con le parole, a tutte le azioni fatte.
E lei batte le mani. A tutto e al suo opposto.
Al bianco e al nero. Alla tesi e all’antitesi.
Come in politica; come a livello pseudoscientifico.
Dove le cose dette solennemente ieri sono smentite altrettanto solennemente domani.
È la civiltà dell’ossimoro, del nonsenso, del bi-pensiero.
Della follia ibrida e binaria.
Con concetti antitetici, che convivono tranquillamente nella stessa narrazione.
Come la epocale ripresa, in mezzo alla più nera catastrofe economica.
Come l’infezione che galoppa, nell’ambito della più paurosa profilassi della storia.
Come la “fede” falsamente ostentata e proclamata, nel fango della peggiore apostasia mai esistita.
Il tutto servito giornalmente a un’umanità pietrificata, immobile e senza più il briciolo del più piccolo discernimento.
Simile agli spettatori della sala cinematografica del film Nitrato d’argento del 1996.
Morti, apatici, asettici. Insensibili. Manichini veri e propri.
Pronti a bersi, senza reazione alcuna, qualsiasi cosa proiettata sullo schermo.
Fonte: Confederazione dei Triarii