Questi nostri giorni. E il regno dell’Anticristo

«C’è un profondo significato soprannaturale in tutto ciò che sta succedendo». Parola di Juan Manuel De Prada, autore di Enmienda a la totalidad, libro nel quale lo scrittore spagnolo di origine basca, a fronte dell’omologazione delle forze politiche e delle istituzioni a un’ideologia tecnocratica, ricupera il pensiero tradizionale, a partire dalla dimensione soprannaturale dell’esistenza umana, e denuncia l’imperante odio contro la vita.

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di Emiliano Fumaneri

Juan Manuel De Prada, brillante scrittore di origine basca, è uno degli intellettuali di punta del cattolicesimo spagnolo. È noto per la vena anticonformistica che emerge con prepotenza nel suo ultimo libro: Enmienda a la totalidad, titolo che allude alla necessità di un «emendamento totale» nei confronti delle ideologie contemporanee, fallaci nelle premesse e rovinose nelle conclusioni.

In questo ultimo saggio lo scrittore spagnolo contrappone il pensiero tradizionale al pensiero unico dell’ideologia. Mentre le ideologie, spiega De Prada, propugnano un «essere umano in continua evoluzione» e infinitamente modificabile secondo i desiderata del potere, il pensiero tradizionale difende un «essere umano stabile che riconosce nella sua natura un “datum”, qualcosa di dato, di inamovibile», una «natura specificamente spirituale, che le ideologie disconoscono o fraintendono».

Questa visione della natura umana si riflette nel concetto radicalmente diverso di libertà, che per le ideologie «è una libertà prometeica, è autodeterminazione», mentre per il pensiero tradizionale (e cristiano) «è una libertà legata all’ordine dell’essere, alla verità umana».

Sulla scia del sacerdote-scrittore Leonardo Castellani (1899-1981), De Prada rammenta l’esigenza di valutare tutte le realtà naturali alla luce di uno sguardo «soprannaturale e specificamente escatologico», oggi purtroppo «assente in gran parte della cultura cattolica». Per questo bisogna ritornare a frequentare il genere apocalittico. L’Apocalisse è una profezia che ci parla della fine del mondo e della storia, ma è anche un libro di teologia della storia che ci insegna «a vedere nei segni dei tempi le prefigurazioni della fine dei tempi».

Invocare la necessità di una lettura apocalittica non equivale a dire che stiamo vivendo la fine dei tempi o il regno dell’Anticristo. Una tale espressione va intesa nel senso di ricerca di una comprensione più profonda della storia. Esprime l’esigenza di dare una lettura soprannaturale a avvenimenti che la cultura dominante cerca di presentarci come puri fatti scientifici o semplici intrighi politici.

De Prada è convinto che ci sia «un profondo significato soprannaturale in tutto ciò che sta succedendo. Non si tratta di fare dal catastrofismo o cose del genere, però abbiamo l’obbligo di essere vigili».

Ora, la stretta attualità sta indubbiamente fornendo molti di questi segni anticipatori («una serie di fenomeni naturali – una pestilenza – che si accompagnano a un fenomeno spirituale: un’apostasia») che, a una lettura escatologica, fanno sospettare la presenza del mistero d’iniquità.

Anche il campo della politica presenta dei segni da valutare con attenzione. È stato Josef Pieper (1904-1997), uno dei maestri del giovane Ratzinger, a ricordare che secondo la Tradizione l’Anticristo non sarà un semplice «eretico» quanto un «potente della terra» destinato a concentrare un potere immenso nelle proprie mani.

In effetti fa molto pensare l’omologazione delle forze politiche e delle istituzioni pubbliche sotto il segno di un’ideologia tecnocratica – per non dire transumanista – che si appresta a superare le tradizionali categorie di sinistra e di destra.

Sotto questo punto di vista, fa osservare De Prada, «la concentrazione di potere a cui stiamo assistendo è un tratto molto specifico del regno dell’Anticristo». Anche in questo caso «non si tratta di dire che siamo nel regno dell’Anticristo, ma siamo chiaramente immersi in una situazione che prefigura questo regno dell’Anticristo».

La stessa dinamica concentrazionaria si rileva anche in campo economico, con un capitalismo sempre più globalizzato che tende a radunare la proprietà e la ricchezza nelle mani di pochi devastando le economie nazionali. E per giunta – altro segno anticristico – è un capitalismo che, come già aveva intuito Chesterton negli anni Trenta del secolo passato, coinvolge nello stesso odio la proprietà e la fecondità, essendosi «legato all’antinatalismo, all’odio per la procreazione».

Impossibile, per una coscienza cristiana, restare indifferente a questo «odio maligno per la procreazione, per l’infanzia» che alimenta «l’aborto e l’ossessione che i bambini non si sentano a proprio agio nel sesso dato loro dalla natura». Il male potrà anche camuffarsi in mille maniere, ma non potrà mai reprimere l’inimicizia originale con la donna e la sua stirpe (cfr. Genesi 3,15). Da qui la necessità di «aggredire apertamente l’infanzia». Ecco perché «nei film per bambini vengono introdotti messaggi mostruosi e si sta introducendo nelle scuole l’ideologia di genere».

La novità, rispetto all’ideologia anti-vita dei tempi di Chesterton, consiste nell’esaltazione di quelli che De Prada definisce «diritti di brachetta» (la parte anteriore delle brache maschili che un tempo racchiudeva i genitali, per estensione oggi la identifichiamo con la «patta» dei pantaloni). Con questa espressione lo scrittore spagnolo indica tutte quelle libertà trasgressive (erotismo di massa, rivoluzione sessuale) che sbrigliano ogni genere d’istinto e mettono in circolo nella società un nichilismo corrosivo allo scopo di distruggere le comunità naturali, i legami sociali, le famiglie.

L’esito finale di questa opera di ingegneria sociale è la trasformazione delle persone in una specie di poltiglia omogenea, senza identità o appartenenze, totalmente dipendente dai «diritti di brachetta». Avremo così «gente con Tinder però senza amori autentici, gente che avrà rinunciato alla procreazione, che non aspira a formare una famiglia. Solo così si assicureranno che la gente non abbia nulla e sia felice». Come richiede l’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile.

Un’apostasia generalizzata, potentati economici e pubblici poteri che si presentano come salvifici risolutori di ogni problema (pretese che stridono peraltro coi fallimenti reali delle loro politiche), l’aggressione alla vita e ai legami naturali dell’essere umano, la crescente irrilevanza della Chiesa in quanto segno visibile della presenza di Cristo nella storia umana. Tutti fatti che devono farci riflettere senza però ossessionarci o farci cadere nel grottesco.

Anche il fatalismo è una tentazione da respingere. A tal proposito De Prada invita a leggere, insieme al Padrone del Mondo di Benson, uno dei sermoni sull’Anticristo del santo cardinale Newman, il quale «dice una cosa misteriosa, e cioè che in qualche maniera nella fine dei tempi, che ovviamente è un disegno divino, c’è una certa partecipazione umana. Noi credenti, attraverso le nostre azioni, le nostre preghiere, la nostra speranza e la nostra fede, stiamo anche ritardando tutti gli avvenimenti feroci della fine dei tempi; vale a dire che gli esseri umani sono in qualche modo alleati con Dio e che a Dio sono graditi i nostri atti che possono ritardare questo epilogo».

Che il Signore, quando tornerà nella gloria, non ci trovi allora in disarmo davanti al male bensì pieni di fede, speranza e carità.

Fonti:

iltimone.org

religionelibertad.com

 

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