Con la Omicron che è ormai paragonabile a un’influenza, e con la presenza di un obbligo vaccinale esplicito (per gli over 50) o surrettizio attraverso il Green Pass (per quasi tutti gli altri), il problema degli effetti avversi provocati dai vaccini anti-Covid ritorna, evidentemente, in tutta la sua prepotenza. Stanno ormai emergendo svariate centinaia di casi seri, tutti con lo stesso incipit: “prima del vaccino non avevo nulla…”. E quello che sta succedendo alle persone di cui vi parlerò potrebbe accadere ad altri alla terza, alla quarta o – chissà – alla quinta dose. Nessuno, infatti, vi garantisce che vi andrà sempre bene.
Perciò vorrei dare voce alla toccante testimonianza di Silvia Vernò, vicepresidente del Comitato “Ascoltami”, che raggruppa centinaia di persone di tutte le età (genitori, bambini, ecc.) e di tutta Italia che hanno subito effetti avversi gravi – se non gravissimi – da tali vaccini. Ma ancora relativamente poche persone lo conoscono, essendo nato da pochi mesi, subito dopo l’estate, per cui è verosimile che le persone colpite da effetti avversi siano, in realtà, molte di più: forse anche due ordini di grandezza (cioè 100 volte) di più. Il Comitato in questione ha un suo sito web, ma è presente con una pagina anche su Facebook, Instagram, Telegram e TikTok.
La Vernò è una formatrice scolastica di Monza e, in un intervento video al convegno del Coordinamento 15 ottobre, ha raccontato la propria esperienza personale, che comincia così:
“Il 23 marzo, alle 12, ho effettuato la prima e unica dose del vaccino Astrazeneca. Alle 18 ho smesso di camminare. Premetto che io ho 40 anni e non avevo malattie pregresse. Ero in casa e non mi sono più sentita le gambe, avevo un dolore devastante come se delle bestie stessero mangiandomele e buttandole nel fuoco. Mi sono quindi spaventata in una maniera terribile e ho contattato il mio medico, che mi ha mandato nel Pronto soccorso della mia città a fare degli accertamenti. Questi non hanno rivelato nulla, per cui mi hanno rimandato a casa consigliandomi un’elettromiografia. Da lì è iniziato il mio calvario. Oggi sono passati quasi dieci mesi dalla prima dose di vaccino e ancora convivo con un dolore cronico perenne, h 24, alle gambe. Fortunatamente ho ricominciato a camminare perché ho un corpo molto forte, ma ancora non posso guidare e non riesco a correre (prima facevo quindici chilometri due volte a settimana). Attualmente vivo in uno stato di parziale disabilità, ma ci sono persone che vivono in uno stato di totale disabilità”.
Il calvario vissuto dalla Vernò è paradigmatico di ciò che succede a chi ha subìto danni dal vaccino:
“Io ho due bambini piccoli, uno di cinque e uno di sette anni e non sono più potuta andare al lavoro. Non riuscivo a camminare e non riuscivo neanche a lavarmi in maniera autonoma, proprio per questi dolori devastanti e scosse elettriche che pervadevano il mio corpo. Ho poi iniziato un iter assurdo di visite mediche, elettromiografie, risonanze magnetiche e quant’altro. E venivo mandata via dai Pronto soccorso e dagli studi medici sempre senza alcuna diagnosi e senza alcuna terapia, o solo – quando andava bene – con la prescrizione di antidepressivi e di ansiolitici, che non ho mai assunto sapendo per certo di non essere né pazza né depressa né ansiosa: semplicemente stavo, e sto ancora, molto male. Io, come tanti altri, chiedevo alle istituzioni aiuto e dignità umana, cosa che attualmente ci manca completamente. Siamo cittadini italiani completamente nascosti ed abbandonati nonostante la nostra richiesta di aiuto fatta anche alle autorità e al presidente della Repubblica, e questa è una cosa gravissima”.
Grazie ai social, la Vernò ha scoperto di non essere affatto un unicum, ma solo l’ennesimo caso:
“I primi mesi li ho passati così, praticamente a letto, disperata e totalmente abbandonata dalla Sanità finché, quest’estate, navigando in rete ho trovato un’intervista di quella che oggi è la presidente del Comitato Ascoltami, la professoressa Federica Angelini, che raccontava la sua esperienza con il vaccino, degli effetti avversi che stava vivendo anche lei totalmente abbandonata dalla Sanità, anche lei tacciata da pazza, da depressa, ed anche a lei venivano prescritti continuamente psicofarmaci. Perciò mi sono messa in contatto con lei su Messenger, ci siamo conosciute e ho scoperto che aveva aperto un gruppo WhatsApp nel quale andava accogliendo persone che stavano vivendo la nostra stessa esperienza: quindi tutte persone che stavano soffrendo, che avevano perso la salute e stavano malissimo senza una diagnosi, senza una cura e senza un aiuto da parte della Sanità e delle istituzioni”.
Federica Angelini, insegnante alle elementari di cinquant’anni di Bussolengo, è corsa fin da subito a vaccinarsi e, dopo la prima dose di vaccino, anche per lei è iniziato un vero e proprio inferno, con una neuropatia e reazioni cutanee dolorosissime: la pelle è diventata bordeaux come se si fosse ustionata dopo una giornata sotto il sole senza protezione, con striature rosse che bruciavano da impazzire. E poi male atroce alle gambe, tamponato con cortisoni e oppioidi. Sono seguite visite, corse al Pronto soccorso, prelievi, esami, appuntamenti con dottori e specialisti che non avevano mai visto prima nulla del genere. Tutto ciò spendendo una fortuna e spesso venendo pure derisa. Non sapeva più cosa fare, era disperata, cercava aiuto. Ha poi scritto un lungo post dove ha raccontato la sua esperienza, ricevendo centinaia di messaggi dove le raccontavano tante storie simili. La svolta, però, è arrivata quando ha risposto a un intervento di Selvaggia Lucarelli raccontando cosa le era successo. Il suo post è stato condiviso sulla pagina delle Terapie Domiciliari per il Covid e ci sono stati ben dodicimila like e centinaia di commenti. Una valanga i messaggi di solidarietà ricevuti su Messenger e moltissime le storie simili.
Ma ecco, sempre nel racconto della Vernò, come è nato il Comitato Ascoltami:
“I primi mesi abbiamo raccolto, in questo gruppo WhatsApp, centinaia di persone che si confrontavano, scambiandosi addirittura terapie, consigli su integratori, su medicinali, su esami da fare, proprio perché tutti brancolavamo totalmente nel buio e nella solitudine più totale. Finché quest’estate, con la Angelini e con altre cinque persone disseminate in tutta Italia, abbiamo deciso di creare un comitato no-profit, che si chiama Comitato Ascoltami, che accoglie e raccoglie le testimonianze di tutte le persone che hanno subìto effetti avversi, e che sensibilizza anche i singoli individui a fare le segnalazioni alla farmacovigilanza, perché tutte le persone che ci stanno contattando via mail o tramite i nostri social – e sono centinaia – spesso e volentieri non hanno fatto segnalazione all’Aifa e purtroppo, molto spesso, le segnalazioni nei Pronto soccorso non vengono effettuate, e neanche dai medici di famiglia”.
Il colmo è che questi cittadini, oltre ad aver perso la salute, stanno perdendo anche il lavoro:
“Queste centinaia di persone con le quali siamo in contatto come Comitato Ascoltami hanno fatto tutte almeno un accesso in Pronto soccorso, sono state quasi tutte trattate da depresse e sono uscite da lì con prescrizioni di ansiolitici e di antidepressivi. Questa mi sembra una situazione surreale. Sono tutte persone molto giovani, tra l’altro, e non c’è nessuno che dica loro come si devono comportare. Ci sono persone completamente buttate nel letto di casa che non riescono neanche a raggiungere il posto di lavoro a causa dei dolori che provano, non riescono neanche a occuparsi dei loro figli. Inoltre, la maggior parte di esse non ha un esonero alla vaccinazione; quindi sono persone che stavano bene, che sono andate a vaccinarsi, che hanno perso completamente la salute, che non vengono curate e che stanno perdendo il posto di lavoro perché non hanno un’esenzione, tranne che le poche che sono state aiutate e credute dal proprio medico di famiglia. E, di conseguenza, alcune non riescono più a pagare l’affitto”.
Il campionario di effetti avversi di chi contatta ogni giorno il Comitato Ascoltami è impressionante:
“C’è gente che non cammina, c’è gente che ha la pericardite, c’è gente che non riesce a muovere le braccia, che ha perso la vista, c’è gente che vomita regolarmente tutti i giorni e non riesce neanche a tenere in braccio i propri figli, ed a queste persone non è stata fatta un’esenzione perché negli hub vaccinali viene detto: ‘ora che sei fragile devi fare la seconda e la terza dose’, ma queste sono persone che prima del vaccino non erano persone fragili, lo sono diventate a causa del vaccino! Se non avessi vissuto questa situazione sulla mia pelle, io stessa la riterrei folle; perché è folle credere e pensare che lo Stato in cui sei nato si nasconda, non ti aiuti. Nessuno, o pochissimi, negli ospedali riconoscono il danno da vaccino: tu ti presenti al triage e ti viene chiesto se sei depresso. Io sono entrata al Pronto soccorso, ai primi di aprile, in braccio a mio marito perché non riuscivo minimamente a camminare ed avevo scosse elettriche per tutto il mio corpo, ed a mio marito è stato chiesto se fossi depressa!”.
Crediamo che non sia necessario fare ulteriori commenti. Si noti che qui ci siamo limitati alle reazioni avverse neurologiche e autoimmunitarie, che non uccidono come quelle cardiologiche ma hanno tutta l’aria di produrre, in moltissimi casi, dei danni permanenti. Dunque, perché nessuno va a casa di queste persone a studiarle ed a curarle? Trovo poi vergognoso che una cittadina, mamma e insegnante che nel suo lavoro non si sarebbe mai sognata neppure minimamente di abbandonare i ragazzi disabili che seguiva, come vicepresidente del Comitato Ascoltami non riceva nemmeno una risposta dalle istituzioni a cui si è rivolta. Tutti spariti, abbandonando a se stesse queste persone e le loro famiglie; perché, se una mamma non può muoversi dal letto e vive nel dolore cronico, lo Stato – che sta praticamente costringendo la popolazione a inocularsi un preparato sperimentale di cui conosciamo appena gli effetti a breve termine ma per nulla quelli a medio ed a lungo termine (le relative segnalazioni non vengono accettate dai database degli effetti avversi) – non sta abbandonando solo questa mamma, ma anche i suoi figli.
Fonte: atlanticoquotidiano.it