Roberta Metsola. Pro vita? Sì, ma, però…
di Edward Pentin
Roberta Metsola, politica cattolica maltese con alle spalle una storia di contrarietà all’aborto, è stata eletta martedì presidente del Parlamento europeo. La più giovane a ricoprire questa carica.
Sposata e madre di quattro figli, è stata eletta con una maggioranza schiacciante ed è diventata così la prima donna a guidare il Parlamento europeo in vent’anni. In un’arena politica di frequente dominata da attivisti pro-aborto, Roberta Metsola ha spesso votato per risoluzioni pro-vita. Sostituisce David Sassoli, il politico italiano di centrosinistra, morto improvvisamente questo mese all’età di sessantacinque anni, che è stato elogiato dai leader della Chiesa, tra cui il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e il cardinale Matteo Zuppi di Bologna.
In qualità di presidente del Parlamento europeo, Metsola, che ha compiuto quarantatré anni il giorno della sua elezione, guiderà l’unico organo eletto direttamente dell’Unione europea. Le sue responsabilità comprendono l’adozione della legislazione dell’Ue, la supervisione di altre istituzioni dell’Unione e la preparazione del bilancio annuale.
Avvocato e membro di centrodestra del Parlamento europeo (Mep), Roberta Metsola nel 2015 si è unita ad altri deputati maltesi nel dichiarare: “Rimaniamo categoricamente contrari all’aborto”. Nel 2020 ha anche votato contro una risoluzione dell’Ue contro il Covid-19 nella quale l’aborto era definito un diritto umano. Tuttavia l’anno scorso Metsola ha sostenuto una risoluzione dell’Ue che ha condannato la legge pro-vita che in Polonia ha portato a un divieto quasi totale di aborto. “L’ho promossa e l’ho presentata”, ha detto ai giornalisti martedì. “E questo è esattamente ciò che farò rispetto a tutte le posizioni che sono state assunte in questo settore in tutti gli Stati membri”.
“La mia posizione è quella del Parlamento europeo”, ha aggiunto. “Sui diritti alla salute sessuale e riproduttiva il Parlamento europeo è stato inequivocabile, chiedendo ripetutamente una migliore protezione di questi diritti”.
A Malta, paese natale di Roberta Metsola, l’aborto continua a essere illegale, ma su altri temi nel corso degli anni le leggi si sono allontanate dall’insegnamento cattolico: nel 2011 Malta ha infatti legalizzato il divorzio, nel 2016 ha introdotto la contraccezione di emergenza e nel 2017 ha legalizzato il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso.
Metsola nel 2014 ha guidato il Partito popolare europeo degli eurodeputati di centrodestra nel sostenere una “tabella di marcia dell’Ue contro l’omofobia e la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere”, iniziativa contrastata da organizzazioni pro-vita come la francese Manif pour tous.
Nel suo discorso inaugurale come presidente del Parlamento europeo, Metsola ha dichiarato: “Alle nostre comunità Lgbtiq; a coloro che sono ancora discriminati per religione, colore della pelle o identità di genere; a tutti coloro che credono nella promessa dell’Europa diciamo che questa assemblea è importante e quando le persone si rivolgeranno a noi per difendere i loro valori troveranno un alleato”.
Allo stesso tempo, si è impegnata a difendere i “valori comuni di democrazia, dignità, giustizia, solidarietà, uguaglianza, stato di diritto e diritti fondamentali” dell’Europa e a “riconquistare” un senso di “fiducia per rendere più sicuro, più giusto e più uguale il nostro spazio condiviso”.
Circa altre priorità delineate nel suo discorso, Metsola ha parlato della necessità di combattere il cambiamento climatico, difendere il progetto dell’Ue, lottare per la giustizia e impegnarsi per “più diversità e, uguaglianza di genere, garantendo i diritti delle donne”. Infine ha sostenuto i diritti dei migranti.
Chi la conosce dice che Metsola ben si adatta al ruolo di presidente. “Lei è una costruttrice di ponti, una pontifex nel vero senso della parola”, dice una fonte al Register. “È un’ottima moglie e madre cattolica”.
Il fatto di essere maltese, nonostante l’indebolimento della cultura cattolica nell’isola, “probabilmente la rende istintivamente pro-vita”, dice Benjamin Harnwell, che è stato capo di gabinetto dell’ex eurodeputato conservatore britannico Nirj Deva dal 2005 al 2010.
“Si può fare molto al Parlamento europeo”, dichiara Harnwell. “Ma il problema è che la lobby pro-aborto, anche se numericamente non è la maggioranza, è di gran lunga la più impegnata. La lobby pro-morte è al cento per cento più militante di noi e ha più convinzione. Ecco perché vincono”.
Secondo Harnwell nell’Ue c’è “un’intensa pressione per conformarsi, per fare marcia indietro al fine di ottenere il consenso; e per andare contro tutto questo occorre avere una vera spina dorsale”.
Fonte: ncregister.com