Nel nuovo rapporto sugli abusi del clero nella Chiesa di Monaco i legali incaricati dalla diocesi sostengono che l’allora arcivescovo Ratzinger avrebbe sottovalutato quattro casi. Prove? Per ora, nulla. Intanto però certa stampa si è scatenata contro il papa emerito. Senza ricordare che nessuno più di lui ha combattuto concretamente contro gli abusi.
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del Giovane Prete
Caro Aldo Maria,
i mass media di tutto il mondo hanno lanciato come “certa” la notizia infamante della copertura di Ratzinger di cinque casi di pedofilia, avvenuti quarant’anni fa, mentre era arcivescovo di Monaco e Frisinga (1977-1982). Sono accuse che provengono materialmente dallo studio legale tedesco che ha imbastito la causa contro l’arcivescovo Woelki, contrario all’indirizzo sinodale intrapreso dai suoi connazionali.
Ratzinger ha ribattuto con una memoria difensiva di ottantadue pagine in cui si dichiara innocente, dando le ragioni delle decisioni prese a quel tempo e dichiarandosi vittima di propaganda ideologica. Ed è così che al tramonto della sua vita egli si ritrova nuovamente tra le mani l’argomento più delicato che ha accompagnato l’azione di tutto il suo pontificato al solo fine di delegittimare la sua autorità e il suo magistero: lo scandalo pedofilia.
Infatti i più informati sanno benissimo che esso giaceva da decenni nel fondo dei cassetti delle varie redazioni di giornali, grazie al susseguirsi di documenti che arrivavano dalle mani graziose di qualche cardinale insofferente verso il magistero di Giovanni Paolo II, con la promessa, esaudita regolarmente dal 19 aprile 2005, che sarebbero stati “scoperti” al momento opportuno.
Chi è del mestiere sa che al Potere non interessa nulla né della verità né della giustizia ma solo delle conseguenze “politico-ecclesiali” di ogni vicenda. Basti pensare che, appena eletto Francesco, la macchina del fango si è improvvisamente arrestata, segno evidente di quanto il “mondo” fosse sinceramente interessato alle sofferenze delle vittime.
Tuttavia ci accorgiamo oggi che quella rinuncia al papato, così anomala, deve aver continuato a turbare il sonno dei nemici di Cristo e della Chiesa. Ed eccoci allora alla finta bomba della “copertura” di Ratzinger.
A mio giudizio, l’elemento più scandaloso della vicenda proviene non dal mondo secolare, quanto da quello ecclesiale. Come si fa a prendere per buoni i risultati di uno studio legale tedesco che ha già dimostrato ampiamente la sua faziosità?
Come può un vaticanista come Fabio Marchese Ragona, responsabile delle interviste esclusive di papa Francesco al Tg 5, fare un articolo come quello uscito su Il Giornale: “Ratzinger coprì i casi di pedofilia. In Italia la Cei non indaga. L’ira del Papa”?
Si sa, “pensare male è peccato, ma quasi sempre si indovina”: può un giornalista prendere una posizione così netta e offensiva della dignità personale di Benedetto XVI, tirando in ballo anche la Cei, senza prima averla condivisa con papa Bergoglio?
Noi cattolici assistiamo basiti a questo spettacolo indecente imbastito da gente che ha perso ogni pudore e ogni forma di pietas cristiana verso un novantaquattrenne che, alla faccia loro, resta attaccato alla vita e sembra non avere alcuna intenzione di andarsene da questo mondo, restando conficcato nel corpo della Chiesa come pietra antica ma forte, al cui confronto ogni altra mette in mostra tutta la sua friabilità.