di Jules Gomes
L’arcivescovo di Vienna, noto per aver sfidato l’insegnamento della Chiesa, ha licenziato un fedele diacono dal suo ruolo di cappellano della polizia per punirlo a causa delle proteste contro la dittatura da coronavirus che sta travolgendo l’Austria.
Il cardinale austriaco Christoph Schönborn, che promuove la blasfemia attraverso messe heavy metal e l’attivismo omosessuale, ha scritto al diacono Uwe Eglau licenziandolo “con effetto immediato” dalle sue funzioni di “diacono onorario nella cappellania di polizia”.
Nella lettera Schönborn censura le “pubbliche dichiarazioni di Uwe Eglau, sotto forma di lettera aperta al ministro federale degli Interni, circa le misure del governo per combattere la pandemia” e la sua “apparizione pubblica alla manifestazione del 15 gennaio”.
Secondo il cardinale l’operato del diacono “è suscettibile di essere frainteso come posizione ufficiale della Chiesa cattolica e quindi di arrecare ulteriore danno al rapporto tra Chiesa e Stato nell’ambito della cappellania di polizia, che si basa sulla fiducia reciproca”.
In mezzo a dure proteste, giovedì scorso il parlamento austriaco ha approvato una normativa sulla vaccinazione che chiede a tutti gli adulti del paese di vaccinarsi contro il Covid-19 a partire da febbraio. Coloro che si rifiuteranno dovranno pagare multe fino a 3.600 euro.
Il diacono Eglau, che è psicoterapeuta, ha risposto: “La Chiesa è partner di Dio e delle persone e, si spera, non dello Stato. L’appoggio della Chiesa allo Stato l’abbiamo sperimentato troppo spesso e per troppo tempo in passato”.
“Dal 2007 – ha aggiunto Eglau – sono cappellano volontario della polizia a Vienna. Nel 2009 sono stato ordinato diacono permanente. La nostra lettera, firmata da agenti di polizia preoccupati, chiedeva al ministro federale degli Interni di opporsi alla vaccinazione obbligatoria e alla divisione all’interno della società e nella polizia”.
In effetti martedì scorso, un giorno prima del suo licenziamento, Eglau e due agenti di polizia hanno scritto una lettera al ministro dell’Interno Gerhard Karner, a nome di seicento agenti di polizia, avvertendo di una spaccatura nella società e nelle forze di polizia in vista della prevista vaccinazione obbligatoria.
I firmatari affermano di nutrire “preoccupazioni per lo stato di diritto, la libertà di espressione e i diritti fondamentali, nonché per la salute” e avvertono il ministro che lo Stato corre il rischio di perdere “numerosi funzionari motivati, impegnati e qualificati” durante l’applicazione della normativa sull’obbligo di vaccino.
Secondo l’attivista cattolico austriaco Alexander Tschugguel, la presa di posizione del diacono è risultata particolarmente fastidiosa per il cardinale Schönborn perché, come cappellano della polizia, Uwe Eglau ha dato voce a centinaia, se non migliaia, di persone che fanno parte della polizia e protestano contro una normativa così drastica.
“Quando il cardinale Schönborn ha sollevato il diacono dalle sue funzioni, ha usato un argomento velenoso per il nostro Paese”, dice Tschugguel. “Il cardinale ha insistito sul fatto che stava proteggendo l’alleanza tra Stato e Chiesa, rivelando così che sta lavorando come braccio del governo. E questo dal punto di vista storico è profondamente preoccupante e molto sbagliato” se si pensa al sostegno della gerarchia cattolica austriaca a Hitler sotto il regime nazionalsocialista.
In precedenza, Tschugguel aveva spiegato che la legge austriaca gli proibiva di fare confronti tra la dittatura sanitaria prevalente e la capitolazione dell’Austria a Hitler sotto il Terzo Reich.
Ricordiamo che durante l’Anschluss i vescovi austriaci firmarono un documento in cui si dichiaravano sostenitori del nazionalsocialismo e chiedevano ai cattolici di votare a favore dell’adesione al Reich tedesco.
Un protocollo della Conferenza episcopale austriaca (datato 20-21 marzo 1939) affermava: “Cinquantesimo compleanno del Führer. Accordo su: suono delle campane ogni quarto d’ora la domenica precedente e sermone con preghiera per la patria e il Führer”.
Nel 1942 diversi vescovi austriaci usavano il saluto “Heil Hitler” per firmare lettere ufficiali. Inoltre i vescovi autorizzarono i sacerdoti a mostrare la svastica.
“I vescovi cattolici austriaci hanno una certa tradizione quando si tratta di schierarsi con regimi autoritari”, dice l’antropologa ebrea Karen Harradine. “Perché la loro risposta ai regimi atroci è prima di sostegno e solo dopo problematica? Devono imparare che se i paesi non onorano la democrazia e la libertà, sono sempre immersi nell’oscurità”.
“Tutti i membri della Conferenza episcopale austriaca sono vaccinati contro il coronavirus”, risponde il dottor Paul Wuthe, portavoce dei vescovi austriaci. “Devo respingere risolutamente ogni paragone inaccettabile con il nazionalsocialismo”.
A dicembre, la Conferenza episcopale austriaca ha rilasciato una dichiarazione in cui difende “l’obbligo legale temporaneo di vaccinarsi”, sottolineando che il governo ha pieno potere discrezionale di decidere se un mandato di vaccinazione “è al momento il mezzo appropriato per proteggere il bene comune”.
Anche se, quando affermano che la “vaccinazione obbligatoria” è una “grave interferenza con l’integrità fisica e la libertà dell’individuo”, sembrano sostenere i diritti fondamentali della persona, i vescovi di fatto hanno lasciato carta bianca allo Stato sull’autonomia corporea.
Nel 2020, Schönborn ha provocato indignazione dopo aver permesso all’artista pornografico Erwin Wurm di esporre, durante la Quaresima, un enorme pullover viola di ottanta metri quadrati sopra l’altare maggiore della cattedrale di Santo Stefano a Vienna.
Spingendo per l’ordinazione delle donne, il cardinale nel 2018 ha twittato: “Solo di recente ho potuto consacrare di nuovo i diaconi. Una grande gioia. Forse un giorno potrò consacrare le donne al diaconato”.
Fonte: churchmilitant.com
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