Che cosa vi avevo detto? I “santuari” l’hanno chiesto, l’Italia ha obbedito: è Mattarella bis. Vulgus vult decipi, ergo decipiatur
Non è mai elegante dichiarare “io ve l’avevo detto”, ma, nel caso specifico, mi lascio andare (tanto so che voi lettori mi perdonate): in effetti l’avevo detto. Carta canta. Il primo articolo nel quale lasciavo intendere che saremmo arrivati a un Mattarella bis è questo, La corsa per il Quirinale, la maionese impazzita e l’Amico americano, ed è del 27 gennaio, quando ancora, ufficialmente, la politica italiana cianciava di Casini, Belloni e compagnia cantante. Il secondo, Romanzo Quirinale / E Goldman Sachs disse: “Draghi al Colle adesso no. Deve completare il lavoro al governo. Ci vuole un Mattarella bis”, è di ieri mattina, quando si straparlava di candidatura Casellati.
Ma perché l’avevo detto? Semplice: perché, anziché seguire le improbabili acrobazie degli ancor più improbabili sedicenti king makers alla Salvini e alla Letta, ho tenuto presenti i desideri e le indicazioni (eufemismi) dell’Amico americano e della grande finanza, a incominciare da quella Goldman Sachs a cui Draghi è tanto legato.
Washington, la grande finanza e l’élite del Nuovo Ordine Mondiale hanno sempre indicato per l’Italia la soluzione Mattarella bis al Quirinale e Draghi a palazzo Chigi, in attesa di avere Super Mario al Colle in un prossimo futuro. E puntualmente, guarda caso, si è arrivati al Mattarella bis.
Ora sento già i primi commenti: “Ha vinto il Paese”, “Ha vinto il Parlamento”. Non è nemmeno il caso di soffermarsi su questo tipo di patetica esegesi. In realtà hanno vinto i grandi potentati, quelli che per farsi valere non hanno nemmeno bisogno di alzare la voce, ma prendono le decisioni nelle vere stanze dei bottoni, ben al di sopra dei singoli Paesi, e hanno la forza per farle applicare. Un comunista innamorato della Costituzione come Emanuele Macaluso, in un suo bel libro, parlava dei “santuari” che sempre hanno condizionato e determinato i percorsi politici dell’Italia. E i “santuari”, come avviene da più di settantacinque anni, hanno vinto anche questa volta.
“Resti per la stabilità del Paese” ha chiesto Draghi a Mattarella facendosi interprete delle indicazioni dell’Amico americano e della grande finanza. E proprio “stabilità” è stata la parola sempre usata dai “santuari” per sostenere la soluzione del Mattarella bis. E Mattarella ha accettato in “spirito di servizio” e “senso di responsabilità”. Un copione che era già stato scritto ed è stato rispettato alla lettera. Così che mister Draghi e mister Speranza possano andare avanti nella loro azione.
Tutti noi che, come diceva Prezzolini, facciamo parte della Società degli Apoti, ovvero di quelli che non se la bevono, dobbiamo sapere che ora incomincia una fase molto dura. Chiamatela come volete, democratura o pseudodemocrazia: il succo è quello. Lo era prima, lo sarà ancor più adesso.
Il Mattarella bis offre lo spunto per numerose riflessioni. In primis sull’indicibile pochezza dei dilettanti allo sbaraglio che si spacciano per uomini e donne della politica italiana. Anche per questo, a botta calda, è davvero difficile digerire i commenti di tutti coloro che in queste ore esaltano l”autonomia” del Parlamento e parlano di “scelta di generosità”.
Ma tra poco incomincia il Festival di Sanremo. Vulgus vult decipi, ergo decipiatur.