Cari amici di Duc in altum, la notizia del suicidio di Cheslie Kryst, Miss America 2019, ha suscitato tristezza e sconcerto. Le cronache raccontano che la modella e avvocato, trentenne, si è gettata dal ventinovesimo piano del palazzo in cui abitava, a New York, perché “soffriva da tempo di depressione”. Una notizia che ha ispirato ad Aurelio Porfiri il commento che qui vi propongo. Subito dopo l’articolo, trovate i riferimenti per seguire la conversazione tra il maestro Porfiri e il vescovo Athanasius Schneider sulla Tradizione, in occasione dell’uscita del libro La Messa cattolica. Passi per ripristinare la centralità di Dio nella liturgia. Buona lettura e buon ascolto.
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di Aurelio Porfiri
Mi ha molto colpito una notizia di questi giorni: il suicidio di Cheslie Kryst, Miss America nel 2019. Si è gettata nel vuoto a New York e aveva soltanto trent’anni. Cosa avrà spinto questa ragazza a un gesto così estremo? Non era una persona che basava la sua vita solo sull’apparenza, era anche un’avvocatessa impegnata in battaglie nel sociale. Eppure a un certo punto ha deciso di dire basta. Se guardiamo le sue foto vediamo che era una bellissima ragazza. Aveva avuto dalla vita molto più di quello che hanno ricevuto molte sue coetanee: intelligenza, successo, bellezza. Eppure tutto ciò non è bastato per frenarla nel suo suicidio. Ripeto, al momento non si sa quali siano stati i motivi, potrebbero essere i più svariati, eppure questo fatto mi ha colpito.
Il salmo 84 dice: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo. Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto. Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza”. Misericordia (o amore, in altre traduzioni) e verità si incontreranno. Quanto amore potrà aver ricevuto una ragazza bella, intelligente e di successo come Cheslie? Eppure l’amore, come la bellezza, non è assoluto, deve anche essere vero, deve avere in sé quelle qualità che lo rendono aderente alla sua matrice, che è in Dio.
Un autore che sto imparando ad apprezzare molto, Gustave Thibon, ha detto: “Nel Medioevo, non si conoscevano tutte le pieghe della serratura umana e cosmica, ma si possedeva la chiave che è Dio. A partire da Cartesio, si è esplorata a fondo la serratura, si è potuto descriverla in modo sempre più dettagliato, ma nel corso di questa ricerca si è smarrita la chiave! Il mondo e l’uomo sono diventati serrature senza chiave. Del resto, il pensiero moderno nel suo insieme non si preoccupa nemmeno più della natura o dell’esistenza di questa chiave. La sola questione che si pone davanti a una porta chiusa consiste nell’esaminarla molto seriamente, e non nell’aprirla!”.
Abbiamo imparato a esaminare le cose ma non a penetrarle veramente. Siamo diventati cinici nel senso di Oscar Wilde, cioè conosciamo il prezzo di tutte le cose ma il valore di nulla. C’è differenza fra prezzo e valore e ci sono tanti modi di guardare alla bellezza. Ancora non abbiamo imparato che mentre il mondo ti guarda, solo Cristo ti vede.
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Aurelio Porfiri, Ftcl Music composition (Trinity College, London)
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Con il vescovo Schneider, Aurelio Porfiri ha scritto il libro, disponibile da qualche giorno, La Messa cattolica. Passi per ripristinare la centralità di Dio nella liturgia. E proprio dall’uscita del libro prende spunto la conversione tra monsignor Schneider e il maestro Porfiri che potete ascoltare qui su Chiesa, tradizione e liturgia.