Lettera / “Io, solo, senza lavoro e stipendio, annaspo come un naufrago. E la mia Chiesa mi ignora”
Cari amici di Duc in altum, la lettera che qui vi propongo non ha bisogno di commenti. È un grido di dolore carico di angoscia. Arriva da un uomo, un cattolico, che si sente totalmente estraneo alla mentalità dominante ma anche alla stessa Chiesa. Una Chiesa che, a dispetto della costante retorica su accompagnamento e accoglienza, oggi esclude completamente chi in coscienza avverte di non poter condividere la linea imposta.
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di Igor Pavel Merkù
Domenica. Dopo un certo periodo di assenza dalla santa Messa novus ordo, accompagno in chiesa mia moglie. Nella Giornata per la vita. Sotto molti aspetti la predica è corretta. Il prete dice una serie di cose giuste e condivisibili. Ma, confesso, mi aspettavo qualcosa di più. Forse sono presuntuoso, forse orgoglioso, forse credo di essere chissà chi o di sapere chissà cosa. Ero comunque in attesa di una parola chiara, e soprattutto confortante, per tutti i cattolici che, come me, hanno scelto di non farsi inoculare il siero sperimentale perché legato all’aborto, perché prodotto a partire da cellule di bambini abortiti volontariamente, proprio allo scopo di ottenere linee cellulari idonee. Invece niente: sul tema il prete glissa alla grande. Da un alto capisco e mi sembra ovvio, visto che il vescovo locale raccomanda l’inoculazione, fino alla terza dose, perché sarebbe un “obbligo morale” e un “atto d’amore”. Ma ci resto male lo stesso. E mi sento estraneo.
Il senso di abbandono e solitudine è totale. Dal 22 ottobre 2021, a causa del decreto legge 127/2021, sono sospeso dal lavoro senza stipendio. Ho da sfamare una famiglia. E ho più di cinquant’anni. Pensavo di aver diritto, almeno, a una parola di consolazione, ma la Chiesa, o per meglio dire l’attuale gerarchia della Chiesa, mi ha completamente abbandonato.
Durante la Comunione, ulteriore tristezza. In chiesa risuona un brano che non ha nulla di sacro, un motivetto banale. Ne resto infastidito, come se fosse una presa in giro. E l’ostia consacrata viene distribuita sulle mani, il che mi impedisce di accostarmi al sacramento. Non dovrei, ma mi viene da pensare che la Chiesa stessa è implicata in una forma d’aborto: l’aborto del sacro, della dottrina, della fede cattolica.
In tutta questa situazione avverto una profonda solitudine. Le mascherine ci separano. Dal lavoro sono stato escluso. Dalla mentalità comune mi separa tutto. La Chiesa, la mia Chiesa, mi ignora e non mi accoglie.
Mia moglie mi chiede: che cosa faremo? Non lo so, non ho una risposta. Mi sento come un naufrago. Scalcio e agito le braccia, cercando di restare a galla, ma senza appigli. Con l’acqua alla gola, aspetto che qualcuno mi lanci un salvagente, ma non succede niente. Non esisto.
Verso la fine della Messa vado in iperventilazione. Mi strappo la mascherina, scappo fuori dalla chiesa.
All’esterno, piano piano, riprendo il controllo e torno a respirare normalmente.
Giornata per la vita. Per me, giornata di solitudine e desolazione.
Gesù, aiutami. Gesù, pensaci Tu!