Medico, scienziato e teologa critica la Pontificia accademia per la vita. Che risponde non entrando nel merito ma cercando di screditarla
di Jules Gomes
Aveva definito i contenuti di una pubblicazione pontificia “un’utopia terrena senza Dio”, e il Vaticano, per tutta risposta, l’ha attaccata sul piano personale.
Il caso riguarda la dottoressa Doyen Nguyen, medico, accademico e teologa morale, con specializzazione in ematologia diagnostica e bioetica.
Le sue critiche riguardano il documento della Pontificia accademia per la vita intitolato Humana Communitas in the Age of Pandemic: Untimely Meditations on Life’s Rebirth, (L’humana communitas nell’era della pandemia: riflessioni inattuali sulla rinascita della vita) da lei definito un testo “senza Dio, senza Cristo, senza Chiesa, senza speranza e senza fede”.
In risposta alle critiche, l’Accademia si è scagliata contro la dottoressa in un tweet, evitando di rivolgersi alla scienziata-teologa come alla dottoressa Nguyen: “La signora Doyen Nguyen critica l’Accademia su #COVID19 come ‘professore’ dell’Angelicum. Ma ha insegnato solo per un anno come invitata. Il suo titolo come professore di @_Angelicum non è corretto come tutta la sua argomentazione. Si prega di leggere @PontAcadLife guardando all’intero contenuto, non a porzioni: http://academyforlife.va“.
“Questo è un documento emesso da un prestigioso organismo della Chiesa cattolica, eppure in esso non si parla di cristianesimo o cristiani, né tanto meno di cattolici”, aveva scritto la dottoressa Nguyen in un saggio pubblicato da LifeSiteNews.
La dottoressa Nguyen ha reagito così al tweet dell’Accademia: “La verità parla da sola, indipendentemente da eventuali attacchi ad hominem. Quindi, non c’è bisogno che io risponda a tali attacchi”.
“La mia reazione – ha proseguito la dottoressa, che è anche domenicana laica – è conforme all’insegnamento di Cristo (si vedano i racconti evangelici su Gesù davanti ai sommi sacerdoti e a Pilato). Attualmente mi trovo negli Usa, avendo lasciato definitivamente Roma alla fine del novembre 2019. Non insegno più all’Angelicum. Lifesitenews non mi ha chiesto una biografia aggiornata quando mi ha proposto di scrivere un breve articolo sull’argomento. Hanno usato la mia vecchia biografia per errore”.
In effetti la dottoressa Nguyen ha insegnato presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, popolarmente conosciuta come Angelicum, dal 2018 al 2019, e precisa che il suo titolo corretto, durante il periodo di insegnamento all’Angelicum, era di docente di Teologia.
Nguyen possiede due dottorati: uno in Medicina (MD) e uno in Sacra teologia (STD), il più alto grado ecclesiastico cattolico negli studi teologici avanzati. I suoi testi sono ampiamente pubblicati su riviste sottoposte a revisione paritaria, in particolare sul tema della morte cerebrale.
“Quando un ufficio vaticano risponde alle critiche con argomentazioni ad hominem, sono queste le uniche argomentazioni che ha?” ha twittato il giornalista vaticanista Phil Lawler, il primo a pubblicare un commento critico al documento sulla pandemia che non menziona nemmeno una volta Dio, Gesù Cristo, lo Spirito Santo, la Chiesa, i sacramenti, la preghiera, la carità o la parola “cristiano”.
Dice la dottoressa Nguyen: “Ho incominciato a leggere il documento dell’Accademia come fedele cattolica e scienziata che nutre molto rispetto per questo organismo pontifico, ma ho avuto uno choc intellettualmente, moralmente e spiritualmente”.
Nella pubblicazione, che conta quattromila parole, il termine “speranza” compare solo sei volte, perché “il documento sembra incapace di apportare ulteriori sviluppi su questo importantissimo tema”.
Piuttosto che chiederci di “fissare lo sguardo” su Cristo, che è “l’oggetto della nostra speranza, il documento sembra dirci di fissare lo sguardo sull’Amazzonia”, dice ancora la dottoressa Nguyen, citando la visione della Pontificia accademia secondo cui “il sogno di recente previsto per la regione amazzonica potrebbe diventare un sogno universale” per “integrare e promuovere tutti i suoi abitanti, consentendo loro di godere del ‘vivere bene'”.
“Ma è possibile – si chiede la teologa – riporre la nostra speranza in qualcosa che appartiene all’ordine creato, per quanto possa essere un idilliaco paradiso terrestre? Una tale utopia è il vero e più alto bene per l’umanità?”.
“Allo stesso modo, il documento afferma, proprio all’inizio, che ‘siamo chiamati al coraggio della resistenza’ e, a pagina 4, che siamo chiamati al ‘coraggio della conversione morale’”.
La dottoressa, ematopatologa, studiosa delle malattie dei globuli, dice ancora: “Perché questo documento della Pontificia accademia non è in grado di produrre un messaggio di speranza? La speranza presuppone la fede. In sette pagine, la parola ‘fede’ compare solo una volta quando il documento allude a quelle ‘dimensioni strutturali della nostra comunità globale che sono oppressive e ingiuste, quelle che la comprensione della fede chiama strutture di peccato’. Sembra piuttosto chiaro che, se manca la fede, allora mancherà anche la speranza”.
“Il documento parla di conversione morale per realizzare la rinascita della comunità umana”, ma “senza una parola sulla grazia, il testo di fatto suggerisce che gli esseri umani possono sollevarsi con le proprie forze per ottenere la conversione, eresia che la Chiesa ha condannato come pelagianesimo”.
“Da nessuna parte nel documento si dice che Dio è il nostro fine ultimo, che Cristo è la nostra speranza e che abbiamo bisogno della grazia dello Spirito Santo sia per la nostra conversione sia per una buona vita morale. Da nessuna parte è menzionata la Chiesa come dispensatrice dei sacramenti che sono fonte di grazia”.
“Passando tutti questi aspetti sotto silenzio, in che modo l’appello dell’Accademia alla solidarietà, all’uguaglianza e all’accesso all’assistenza sanitaria per tutti, senza eccezioni, differisce da quello delle ideologie laiche?”.
La dottoressa Nguyen smentisce la recente confutazione della Pontificia accademia per la vita secondo cui Dio è stato deliberatamente omesso dal documento per renderlo accessibile a un pubblico più ampio: “Che un documento sia destinato a tutti gli uomini e le donne non è certo motivo per mettere tra parentesi la sua identità cattolica o omettere qualsiasi riferimento a Dio, Cristo, lo Spirito Santo e la Chiesa”.
Lamentando che il Vaticano propone una “visione riduzionista di un’utopia meramente terrena”, la dottoressa Nguyen suggerisce che il “documento avrebbe dovuto invitare uomini e donne alla sequela di Cristo; avrebbe dovuto offrire un forte messaggio di speranza con una ricca visione escatologica, affermando che le nostre attuali sofferenze non valgono il confronto con la gloria che si rivelerà in noi (Rm 8,18)”.
Circa la questione della biografia della dottoressa, dopo che Church Militant ha contattato Nguyen, Lifesitenews ha pubblicato una correzione: “In una nota biografica abbiamo affermato che la dottoressa Nguyen è docente presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) di Roma, ma in seguito ci è stato fatto notare che la dottoressa Nguyen non lavora più all’Angelicum dal novembre 2019. LifeSiteNews si rammarica per questo errore”.
Già nello scorso luglio Church Militant aveva sottolineato per la prima volta che il documento vaticano sul virus cinese non menzionava nemmeno una volta Dio, Gesù Cristo, la Chiesa, il Vangelo, la Bibbia o i sacramenti.
Ad agosto abbiamo dato notizia della difesa del portavoce del Pontificia accademia per la vita, Fabrizio Mastrofini, secondo cui la pubblicazione aveva tralasciato Dio per raggiungere “il più ampio pubblico possibile”.
Fonte: churchmilitant.com