Presidente Mattarella, sul «suicidio assistito» non ci deluda
La lettera aperta che un missionario italiano in Giappone invia al presidente degli italiani.
Egregio Presidente,
sono un prete italiano in missione in Giappone da più di trent’anni. Sono figlio di Vincenzo Iapicca, funzionario della Dc per quarant’anni. Ha servito con lealtà il Partito nella certezza di servire lo Stato e le Istituzioni, e quindi l’Italia e gli italiani. Scelse di dedicarsi alla politica nel dopoguerra, per dare il suo contributo alla ricostruzione del Paese. E scelse di farlo nella Dc leggendo il suo programma. La Sua segretaria personale, Presidente, è stata, giovanissima, preziosa segretaria di mio padre. Con i suoi collaboratori più vicini ho fatto politica negli anni della scuola e nei primi anni dell’Università. Ho collaborato con il compianto senatore Roberto Ruffilli, sino a poco prima che fosse trucidato dalle Br. Un’esperienza fondamentale nella mia vita. Poi la vocazione all’evangelizzazione, e dopo alcune esperienze di missione, sono entrato in seminario, e sono stato inviato in Giappone. Ma non ho mai smesso di seguire le vicende del nostro Paese, anche quelle politiche, perché sono cresciuto a pane e politica, anzi a pane e Dc. Ho imparato a leggere sui giornali che papà portava a casa.
Le scrivo in merito alla votazione alla Camera sulla legge sul suicidio assistito. Il commento del segretario del Pd Letta è a dir poco agghiacciante. Le chiedo, a cuore aperto, non le si ghiaccia il sangue nelle vene al solo leggere queste parole: “Legge su suicidio assistito”? Suicidio. Siamo arrivati al punto di sdoganare un termine che evoca solo angoscia, dolore, terrore. Tralasciamo il fatto che si tratta di eutanasia, e il tentativo semantico di nascondere ipocritamente la vera natura della legge svela già la perversità dell’operazione pseudo-politica (la politica fa altro, non legifera su come fare la morte).
Presidente Mattarella, non le sarà sfuggito il tentativo di Cappato presso la Corte costituzionale, che ora si comprende bene come fosse parte del disegno preciso e subdolo di scardinare la mente e le coscienze per deporvi la follia dell’eutanasia. Ha puntato deliberatamente troppo in alto per poter poi raccogliere in Parlamento ciò che da anni la cultura della morte (come la chiamava san Giovanni Paolo II) dei radicali sta cercando di ottenere. Al resto hanno pensato e stanno provvedendo i media e i personaggi vari mainstream con il classico bombardamento di parole e immagini per imprimere nelle menti la presunta necessità di questa legge.
Presidente Mattarella, sono persuaso che Lei sappia molto meglio di me che si sta facendo volutamente confusione tra “accanimento terapeutico” ed eutanasia. Le false parole di Letta lo denunciano apertamente. Non esiste alcun vuoto normativo sull’eutanasia, come sul suicidio assistito, perché nessun Parlamento potrà mai rendere legale un crimine. Si gioca artatamente con i sentimenti, con i drammi e le sofferenze delle persone, senza neppure pensare a come accompagnare, aiutare e sostenere chi si trova in situazioni drammatiche.
Come con la questione altrettanto tragica dell’aborto, ci troviamo di fronte a una rivoluzione antropologica opposta a quella che ha ispirato la Costituzione e, soprattutto, l’impegno politico dei cattolici nella Dc. Questa visione post-umana che prevede l’eliminazione cruenta e criminale di persone non ritenute degne di continuare a vivere (da chi, in base a quali parametri e decisi da chi?) è solo l’ultimo degli attentati perpetrati ai danni della società, per la cui edificazione tanti cattolici, nei secoli precedenti come negli ultimi decenni, hanno tanto contributo, spesso a prezzo della vita.
Presidente Mattarella, è davvero inaccettabile assistere al trionfo di questa grande menzogna. L’accanimento terapeutico è vietato nella nostra legislazione, così come sono previste le cure palliative. Perché in gioco non sono i sentimenti e le emozioni su cui si vorrebbe fare leva per introdurre una legge che purtroppo è fondamentale nell’agenda delle élites massoniche transnazionali. In gioco è proprio la dignità e l’inviolabilità della persona. Il suo rispetto e la sua autentica libertà. Il suo essere al centro di relazioni che debbono essere tutelate e aiutate, non subdolamente spezzate.
Non è vero che il suicidio è una scelta di autodeterminazione che riguarda solo il soggetto. Un suicidio coinvolge in modo drammatico nel momento e nel tempo molte persone. Il dolore insostenibile, fisico o spirituale, può condurre sulla soglia del suicidio. Ma è proprio lì, ove non si tratti di accanimento terapeutico, che la persona ha diritto ad essere aiutata, abbracciata, accompagnata attraverso il dolore e la precarietà.
Potrei dilungarmi e approfondire, ma, certo che Lei conosca profondamente la questione, mi fermo a questa domanda alla quale vorrei che Letta e i tanti parlamentari che hanno votato per questa legge, soprattutto i cattolici, rispondessero: Chi è la persona? Che cosa dà valore, dignità e unicità a una persona? Che cosa significa rispettare una persona? Credo che nelle risposte scopriremmo quanto la maggioranza dei cattolici oggi impegnati in politica si siano allontanati dai loro maestri e dalla tradizione che li ha preceduti. E questo in ogni schieramento e partito politico, tanto nel Centrodestra in buona parte latitante durante la votazione, quanto nel Centrosinistra, dove sono allineati i cattolici democratici eredi di Maritain e Dossetti.
Carissimo Presidente Mattarella, le parole di Letta e il voto dei cattolici denunciano una amara realtà: del programma per cui mio padre aderì alla Dc e spese per essa la sua intera vita professionale non è rimasto quasi nulla. Anche se ora riveste una carica super partes Lei fa parte del Pd ed è erede della Dc. Lei è un cattolico impegnato in politica, conosce perfettamente i vari pronunciamenti del Magistero e della Dottrina sociale sull’eutanasia e sui politici che ne promuovono e votano la legalizzazione. Qui non si tratta di laicità dello Stato, ma di dignità della persona, fondamento della società, e quindi del nostro Paese di cui è il massimo rappresentante. Approvata l’eutanasia, dopo l’aborto, davvero nulla sarà più impossibile. Ogni abominio troverà la via legale per la sua attuazione.
Sono certo che anche Lei sia convinto di quale pericolo incombe sul nostro Paese. Per questo, in nome delle comuni radici di fede e di impegno politico e civile, in nome della storia che, attraverso amicizie comuni, ci lega, Le chiedo di opporsi in tutte le forme che Le sono possibili a questa Legge. Lei è intervenuto varie volte quando ha ravvisato pericoli per la vita civile e per la Costituzione. Ora il pericolo è ancora più grande, creare una giurisprudenza e una mentalità che accetti il suicidio come soluzione, un crimine “dolce” come risposta al dolore. Questo principio aprirebbe il varco a scenari inimmaginabili, soprattutto per le nuove generazioni. Le chiedo di fermare questa Legge, in nome del Popolo italiano che non merita di avere tra le sue leggi questo abominio. Le chiedo di opporsi anche a costo del suo incarico, come già illustri governanti hanno fatto.
La ringrazio dell’attenzione, Le chiedo di porgere i miei saluti ai suoi collaboratori che conosco, e Le assicuro le mie preghiere. Coraggio Presidente, questo fronte è oggi il più importante, non ci deluda.
Che Dio La benedica.
Fonte: ifamnews.com