Il censorato, il concetto di persona, la piramide massonica

di Davide Lovat*

Con il provvedimento del Comune di Bologna che lega a una logica premiale l’accesso ai servizi pubblici tramite l’identità digitale (Duc in altum ne ha parlato qui), l’introduzione del “censorato” cinese in salsa occidentale è progressiva, silenziosa, ma inarrestabile.

Ma che cos’è il censorato?

Il censorato è un istituto di diritto pubblico tipico della tradizione politica cinese. Questo istituto sociale di controllo esiste da tempi remoti, sotto varie denominazioni, dato che fece la sua comparsa addirittura prima del 200 a.C, ovvero oltre ventidue secoli fa.

Nella civiltà cinese ispirata dal confucianesimo, priva del concetto di “persona”, è normale il controllo perpetuo di ogni individuo, perché lo si considera filosoficamente come un elemento funzionale alla società e non come un essere dotato di una dignità insopprimibile e incommensurabile perché creatura recante l’immagine e la somiglianza divina.

La civiltà europea, sorta dalle ceneri di quella antica, fu invece ispirata dal cristianesimo che rielaborò ex novo i valori e i princìpi antichi aggiungendovi i propri, ed ha come caratteristica fondante della sua antropologia filosofica proprio il concetto di “persona” scaturito dalla teologia trinitaria, nella quale si prendeva il vecchio concetto greco di prosopon (grosso modo “sembianza, maschera”) per adattarlo all’idea di una divinità che è “una sostanza in tre persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”; avendo il Figlio assunto nell’incarnazione la natura umana, questa è stata innalzata alla dignità divina così che in Cristo, ovvero il Figlio eterno incarnato nella Storia, ogni essere umano ha potenzialmente una dignità di natura divina. Da qui, per logica derivazione, scaturiscono i concetti originari in chiave cristiana di libertà, uguaglianza e fraternità che plasmarono il diritto e la filosofia d’Europa nel Millennio cristiano (definito volgarmente e ingiustamente “Medioevo”) e che furono poi sviliti dall’Illuminismo con una lettura materialista che, tuttavia, non ne spense del tutto il valore.

Come mai ora, e addirittura a Bologna, dove sorse nel pieno del Millennio cristiano la più antica università tuttora esistente, accade che si attivino procedure di controllo sociale sul modello del censorato cinese? Il motivo è presto detto.

La rimozione del cristianesimo autentico nell’Occidente a trazione massonico-protestante procede al galoppo, soprattutto dopo la sostanziale conquista dell’Europa da parte degli Usa in seguito alle due guerre mondiali, e una delle conseguenze consiste nella trasformazione della nostra società secondo un’antropologia gnostica che rinnega i presupposti filosofici sull’uomo sopra descritti e segue una logica organizzativa piramidale della società, dove il vertice deve poter controllare in tutto e per tutto la base per conservare il potere e la tecnologia diventa un elemento essenziale per questo fine.

Ecco perciò che le modalità della “Commissione centrale per le ispezioni disciplinari” del Partito comunista cinese, versione odierna del “censorato” responsabile di tutti quei provvedimenti che in questi anni recenti abbiamo conosciuto dai reportage provenienti da Pechino e dintorni, vengono introdotte, per ora sotto forma di agevolazioni e premialità, anche nell’ordinamento giuridico italiano. Con la prospettiva certa che lo sviluppo di tali strumenti sarà verso la forma delle restrizioni, dei ricatti e delle punizioni, esattamente come in Cina.

Come sfuggire a questo destino altrimenti ineluttabile? Occorre tornare alla nostra origine cristiana, riscoprire il significato del termine “persona”, che impedirebbe allo Stato di sottomettere l’essere umano, riconvertire la nostra vita alla libertà nella verità. Tertium non datur.

*Filosofo del Diritto

Comitato Liberi in Veritate

 

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