L’intervista di Duc in altum all’arcivescovo Carlo Maria Viganò è stata tradotta, ripresa e commentata da numerosi siti. Propongo qui una sintesi dell’articolo di LifeSiteNews.
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“Prima di discutere del prossimo Conclave, è necessario fare luce sull’abdicazione di Benedetto XVI e sulla questione della manipolazione del Conclave del 2013, che prima o poi dovrebbe essere oggetto di un’indagine ufficiale”, afferma monsignor Viganò.
In una nuova intervista l’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, parla della necessità di “far luce sull’abdicazione di Benedetto XVI” e chiede un “indagine” su una potenziale “manipolazione del conclave del 2013”.
I commenti dell’arcivescovo Viganò sono contenuti in un’ampia intervista condotta con il giornalista Aldo Maria Valli, un veterano tra i vaticanisti, pubblicata il 5 aprile e successivamente ristampata su LifeSiteNews. L’ex nunzio parla, tra l’altro, della crescente “scissione” tra politici e cittadini che riconoscono che un “colpo di stato” è stato attuato in tutto il mondo. Si occupa anche dell’“alleanza antiglobalista”, per la quale ha rivolto un appello, e della “corruzione” dell’amministrazione di Joe Biden. Infine propone una meditazione per gli ultimi giorni di Quaresima.
Indagine necessaria sull’abdicazione di Benedetto XVI
Gli elementi più eclatanti dell’intervista dell’arcivescovo sono i suoi commenti circa il futuro conclave e i risultati dell’ultimo, dal quale è uscito l’annuncio del cardinale Jorge Mario Bergoglio come papa Francesco.
Quando Valli chiede al prelato se nell’attuale collegio cardinalizio c’è a suo giudizio “una figura credibile, autenticamente cattolica, sulla quale i porporati, in caso di conclave, potrebbero far convergere i voti per un totale cambio di registro rispetto all’attuale pontificato”, Viganò osserva che alcuni papi sono “inflitti” alla Chiesa piuttosto che esserle “concessi” più felicemente. Poi monsignor Viganò dice: “Ma prima di discutere del prossimo Conclave, è necessario fare luce sull’abdicazione di Benedetto XVI e sulla questione della manipolazione del Conclave del 2013, che prima o poi dovrebbe essere oggetto di un’indagine ufficiale”.
Se dovesse essere provato che “se vi dovessero essere prove di irregolarità, il conclave sarebbe nullo, nulla l’elezione di Bergoglio, così come nulle sarebbero tutte le sue nomine, gli atti di governo e di magistero”. Un evento così monumentale costituirebbe “un reset che ci riporterebbe provvidenzialmente allo status quo ante, con un Collegio cardinalizio composto solo dai cardinali nominati fino a Benedetto XVI, estromettendone tutti quelli creati dal 2013, notoriamente ultraprogressisti”.
Secondo l’arcivescovo, un’indagine di questo tipo servirebbe quanto meno a fare chiarezza peri i fedeli e a rispondere alle “voci” ampiamente diffuse sulle dimissioni di Benedetto XVI. “Di certo la situazione attuale, con tutte le indiscrezioni sulle dimissioni di Ratzinger e sull’elezione di Bergoglio, non giova al corpo ecclesiale e crea confusione e disorientamento nei fedeli”.
Benedetto XVI nominò Viganò nunzio apostolico negli Stati Uniti nel 2011, carica che ricoprì sotto Francesco fino al suo pensionamento nel 2016, al compimento dei 75 anni, età alla quale devono essere presentate le dimissioni.
Il prossimo Papa deve smettere di riferirsi al Vaticano II
A parte la questione del conclave del 2013, monsignor Viganò si rivolge a qualsiasi futuro “papabile” che volesse “cambiare registro”.
“Se c’è un cardinale che voglia davvero “un cambio di registro”, che si faccia avanti, e che – per l’amor di Dio – la smetta di rifarsi al Vaticano II e pensi alla santificazione del clero e dei fedeli”.
Riferendosi agli “orrori ed errori” del “pontificato” bergogliano, Viganò nota che essi “non sono comparsi dal nulla, come se nei precedenti pontificati tutto fosse perfetto e meraviglioso. La crisi inizia col Vaticano II: deplorare i sintomi di una malattia senza comprenderne le cause è un’operazione inutile e dannosa. Se il Collegio cardinalizio non si persuaderà che occorre tornare a quello che la Chiesa credeva, insegnava e celebrava sino a Pio XII, ogni opposizione all’attuale regime sarà destinata a certissimo fallimento”.
Alcuni giorni prima dell’intervista dell’arcivescovo, il 25 marzo, un gruppo di eminenti prelati statunitensi, insieme al nunzio apostolico e a funzionari della Curia vaticana, si sono riuniti in segreto a Chicago per “capire lo spirito di quella che chiamano opposizione” a papa Francesco e per promuovere l’ideologia del Vaticano II.
L’arcivescovo Viganò non è il solo a sollevare interrogativi sulle dimissioni di Benedetto XVI e sul conseguente conclave del 2013. Scrivendo su LifeSiteNews nell’ottobre 2021, l’ex ufficiale dei servizi segreti Steven O’Reilly ha evidenziato una serie di “misteri irrisolti” riguardanti Bergoglio e il conclave del 2013. O’Reilly ha compilato una ricerca considerevole sul conclave: si trova nelle Cronache del Conclave in RomaLocutaEst .
Si ritiene che anche la mafia di San Gallo sia stata coinvolta in una certa misura nelle dimissioni di Benedetto XVI, dal momento che era composta da un certo numero di cardinali chiave che hanno tramato per anni per eleggere un papa che avrebbe cambiato la Chiesa e tentato di renderla più liberale.
L’autrice statunitense Julia Meloni ha recentemente esaminato la mafia di San Gallo in un libro pubblicato nel 2021, indicando le relazioni nascoste tra il cardinale Bergoglio e prelati come Carlo Maria Martini, Walter Kasper, Godfried Daneels, Cormac Murphy-O’Connor e persino l’ex cardinale Theodore McCarrick.
Fonte: lifesitenews.com