Quando ci inginocchiamo
di Aurelio Porfiri
Da molti anni ho notato che nei fedeli è sempre meno forte la necessità di inginocchiarsi in alcuni momenti della Messa, come la consacrazione. Questo è per me molto strano, in quanto la tanto pubblicizzata “partecipazione” dei fedeli avrebbe dovuto portare a una maggiore comprensione del gesto dell’inginocchiarsi e ad una sua più pronta attuazione.
C’è chi dice che bisogna stare in piedi, chi addirittura pensa che si debba stare seduti (sentito con le mie orecchie). In realtà ci sono motivazioni direi antropologiche per cui bisogna inginocchiarsi.
Quando ci si inginocchia ci si fa piccoli, come l’Eterno che si fa piccolo nell’Ostia santa. Ma il nostro è un farci piccoli davanti alla massima concentrazione spirituale nello spazio più ridotto. Santa Elisabetta della Trinità affermava: “Dopo la Comunione, possediamo tutto il cielo nella nostra anima, eccetto la visione”. E ancora: “L’eucarestia è il colmo dell’amore divino Qui Gesù non ci dà solo i suoi meriti e i suoi dolori, ma tutto se stesso”.
Quando ci si inginocchia ci si sottomette, nel senso di essere messi sotto, cioè riconosciamo che la creatura dipende dal Creatore. Se si sta seduti siamo comodi, se si sta in piedi è, al massimo, un atto di rispetto, ma inginocchiati noi riconosciamo la Sua Signoria e gli diamo con il nostro sacrificio il culto a Lui dovuto.
Quando ci si inginocchia si riconosce in Dio il senso della nostra vita. Fëdor Dostoevskij diceva: “Vivere senza Dio è un rompicapo e un tormento. L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l’uomo rifiuta Dio, si inginocchia davanti a un idolo”. Riconosciamo che Egli è il senso del tutto e doniamogli quegli istanti in cui Lui soprattutto si dona.
Quando ci si inginocchia, preferibilmente senza cuscino ad attutire il fastidio, si accetta il sacrificio in espiazione di tutte le colpe di cui sicuramente ci siamo macchiati. Ci poniamo indegnamente davanti a Lui che si sacrifica sommamente e facciamo un piccolo sacrificio simbolico per ricongiungerci al dramma della redenzione.