“Mens impletur gratia”. Davanti ai disturbi della mente non dimentichiamo l’aiuto di Dio
di Aurelio Porfiri
O sacrum convivium in quo Christus sumitur;
recolitur memoria passionis ejus; mens impletur gratia
et futurae gloriae nobis pignus datur. Alleluia.
O sacro convito nel quale Cristo è nostro cibo;
si rinnova il ricordo della sua passione; l’anima si colma di grazia
e ci viene dato il pegno della futura gloria. Alleluia.
O sacrum covivium
Santa Teresa di Lisieux, anche conosciuta come santa Teresa del Bambin Gesù o santa Teresina, è molto amata, ma forse non tutti sanno che in vita sperimentò sofferenze mentali significative. Racconta suor Antonella Piccirilli nel libro Fragile come tutti, felice come pochi. Teresa di Lisieux e le nostre ferite: “La notte di Natale 1886 otterrà la grazia della sua trasformazione, della sua completa conversione. Riceve la forza di Cristo e la guarigione di una specie di nevrosi (timidezza eccessiva, ipersensibilità, fragilità emotiva, scrupoli, paure…) che la paralizza”.
Piccola ma grande, così dice. “Per questo è interessante accostare la vita di Teresa di Lisieux e individuare i fattori di disturbo nel suo cammino di maturità psico-spirituale: i ripetuti distacchi vissuti nella primissima infanzia, la grave nevrosi che la colpisce all’età di dieci anni; l’assalto degli scrupoli, il difficile rapporto con il proprio corpo, l’umiliazione subita a causa della malattia mentale del padre. Si tratta di ferite che non solo non le hanno impedito di accedere ad un cammino di altissimo livello spirituale, ma lo hanno addirittura accelerato, grazie all’intervento di Dio, innestato sulla predisposizione teresiana alla fiducia in lui”.
Questo ci insegna che dobbiamo imparare ad affrontare i sempre più dilaganti disturbi emozionali (ansie, depressione, attacchi di panico, eccetera) certamente affidandoci a coloro che possono fornire un aiuto medico-clinico, ma senza dimenticare l’ancor più decisivo aiuto di Dio.
A me sembra però che oggi il sollievo spirituale sia praticamente dimenticato. Ripeto: la cura da parte di psichiatri e psicologi è importante, ma ricordiamo che non verrà da loro la salvezza. Meg Hunter-Kilmer racconta che spesso anche i santi hanno dovuto combattere con questi disturbi, come il beato Enrico Rebuschini, sacerdote camilliano italiano che “ha convissuto con la depressione per tutta la vita” sperimentando “vari episodi depressivi che hanno richiesto ricoveri ospedalieri quando era sulla ventina, sulla trentina e ancora sulla sessantina”. Nel corso della sua esistenza, Rebuschini soffrì molto a causa della depressione, “ma questo non ha intaccato la sua personalità allegra, anche se privatamente gli dev’essere costato molto”.
Ed ecco un’altra storia. Sant’Alberto Chmielowski (1845-1916) era un rivoluzionario polacco, poi famoso pittore, prima di lasciarsi alle spalle la fama per fondare una comunità di francescani al servizio dei poveri. Prima di fondare il suo ordine entrò nei gesuiti e durante il noviziato subì un crollo nervoso che lo costrinse al ricovero. Trascorse nove mesi in un ospedale psichiatrico, dove gli furono diagnosticate “ipocondria, malinconia, follia religiosa, ansia e ipersensibilità psichica”. Anche dopo essere stato dimesso rimase malinconico e muto, ma un giorno, sedici mesi dopo l’inizio della crisi, all’improvviso si alzò, lasciò la città per andare a confessarsi e a ricevere la Comunione e tornò in un’eccellente disposizione di spirito, tanto che, a differenza di molte persone alle prese con malattie mentali, non soffrì più di depressione.
Questa storia ci comunica un senso di ottimismo e ci fa comprendere che il sollievo da questi disturbi terribili è possibile, anche se la via può essere molto difficile. Dobbiamo soprattutto recuperare una dimensione spirituale che rimetta al centro Dio piuttosto che noi stessi. La religione dovrebbe riconquistare il suo ruolo per cui, come cantiamo nell’O sacrum convivium, “mens impletur gratia”, e quella mens che si riempie di grazia è anima e mente insieme.
La preghiera aiuta, purché non diventi un altro modo per dare sfogo alle proprie ossessioni ma resti un cammino in Dio malgrado le proprie fragilità.
In questi anni i disturbi mentali si sono quintuplicati, ma non mancano occasioni per farsi aiutare, soprattutto da chi per antonomasia medicus est, come diceva sant’Ambrogio. Così come cerchiamo il medico per il corpo, non dobbiamo dimenticare di cercare quello per lo spirito. Se cadiamo con Lui, con Lui risorgeremo.