Carlo Maria Viganò / Dichiarazione sul pronunciamento della Corte Suprema Usa circa la sentenza Roe v. Wade
Dichiarazione sul trapelato pronunciamento da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti a proposito della sentenza Roe contro Wade
di monsignor Carlo Maria Viganò
In questi giorni i media hanno divulgato la notizia secondo cui, sulla base di un’indiscrezione trapelata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, i Giudici di quel Tribunale starebbero per dichiarare incostituzionale la sentenza Roe v. Wade del 22 gennaio 1973.
Va anzitutto chiarito un equivoco: il pronunciamento della Corte Suprema non ha come oggetto la legittimità dell’aborto, bensì la conformità della sentenza del 1973 con la Costituzione federale e il suo rispetto della sovranità degli Stati federati. Non si tratta quindi di una questione etica o morale, relativa alla legittimità o meno dell’aborto, ma di una questione di giurisdizione della Corte Suprema.
Il vulnus che la sentenza Roe v. Wade ha arrecato alla sovranità degli Stati dell’Unione è di natura costituzionale, e come tale i giudici dovranno giudicarlo.
È significativo che questo aspetto sia stato deliberatamente taciuto, enfatizzando il contenuto specifico della sentenza e facendone una bandiera ideologica. È altresì evidente che questa operazione, condotta dolosamente dal deep state, abbia come scopo radicalizzare il dibattito che la notizia susciterà nell’opinione pubblica, con l’intento di influenzare le motivazioni della sentenza, che dev’essere ancora depositata dai giudici. Non sfugge a nessuno che l’aver fatto trapelare la notizia anzitempo ha provocato violente manifestazioni di protesta organizzate da gruppi abortisti e da Antifa, mentre si moltiplicano scandalose provocazioni e attacchi sacrileghi alle chiese durante le funzioni. La testimonianza di coraggio del laicato cattolico dovrebbe essere sostenuta e incoraggiata dalla Gerarchia cattolica, proprio in nome della libertà di culto e di predicazione che è un diritto inalienabile della Chiesa di Cristo, così come un diritto costituzionale inalienabile di tutti gli americani ai sensi del Primo emendamento.
Così, mentre gli americani devono ancora metabolizzare gli scandali che stanno emergendo sulla gestione criminale della pseudopandemia e sull’imposizione di una terapia sperimentale che modifica irreversibilmente il genoma umano con danni a lungo termine ancora sconosciuti e gravi effetti avversi colpevolmente occultati dalle multinazionali del farmaco e dalle agenzie di controllo; mentre il Procuratore speciale John Durham si appresta a concludere l’inchiesta sul Russiagate che vedrà presto indagati (e auspicabilmente condannati per alto tradimento e attentato alle istituzioni) Obama, la Clinton e Biden nell’operazione di boicottaggio della campagna presidenziale di Trump, i cui complici si contano anche tra i vertici dei governi allora in carica in Italia; mentre Joe Biden cerca disperatamente di insabbiare i casi di corruzione del figlio Hunter in Ucraina, tra i quali emerge in modo inquietante anche il suo coinvolgimento nei biolaboratori ivi dislocati in cui si è applicata la ricerca del gain of function al virus Sars-CoV-2 alterandone la patogenesi e la trasmissibilità; mentre la Casa Bianca cerca disperatamente di addebitare alla crisi russo-ucraina le conseguenze sull’economia degli Stati Uniti dell’aumento dell’inflazione e del prezzo delle materie prime; mentre la Nato funge da piazzista di armi al servizio della lobby americana e cerca di impedire a tutti i costi le trattative di pace tra Putin e Zelenskyj, ecco pronta l’operazione con cui distrarre l’opinione pubblica e radicalizzare lo scontro tra pro-life e pro-choice, dopo aver sperimentato con successo lo stesso metodo di manipolazione delle masse durante la farsa pandemica ed ancor prima con il caso di George Floyd e l’esasperazione provocata dal movimento Black lives matter.
Se qualcosa dev’essere rimproverato alla Corte Suprema, è proprio l’aver voluto imporre l’aborto agli Stati dell’Unione nel 1973, anche laddove esso era giustamente proibito: quell’abuso di potere fu tollerato proprio perché ammantato del pregiudizio ideologico dei Dem, dal quale derivò una strage degli innocenti che grida vendetta al Cielo. La sentenza Roe v. Wade fu un’operazione di deliberata parzialità che violò non solo la legge naturale e quella di Dio, ma anche i principi sanciti dalla Carta costituzionale. Se i giudici saneranno questo vulnus, si limiteranno ad applicare la legge che hanno giurato di difendere, cosa che i loro colleghi di cinquant’anni fa non seppero o non vollero fare.
E se solo lo scorso 11 maggio il Senato degli Stati Uniti ha dimostrato di non essere schierato con i fautori dell’aborto (nel voto che ha bloccato il Women’s Health Protection Act), non si può non notare lo scandalo dato dai sedicenti politici “cattolici”, primi fra tutti Joe Biden e Nancy Pelosi, che calpestano senza scrupoli la Morale che viceversa dovrebbero impegnarsi a difendere anche in ambito sociale e legislativo.
La Santa Sede e la Conferenza episcopale americana dovrebbero ribadire, assieme alla ferma condanna dell’aborto, che i cattolici americani non possono e non devono votare per quei rappresentanti che non sono coerenti con il magistero della Chiesa, e che come tali sono scomunicati. L’imbarazzante silenzio della Gerarchia si mostra come una conferma del senso di inferiorità di coloro che dovrebbero guidare con saggezza il popolo loro affidato, mentre invece lo seguono verso il precipizio assieme ai politici che essi hanno sostenuto in campagna elettorale. Sentire Joe Biden farsi difensore dell’aborto come “diritto fondamentale” – dissimulato sotto l’ipocrita eufemismo della “protezione della salute delle donne” – dà la prova di una perdita del senso stesso dell’impegno sociale dei cattolici, di cui è responsabile non solo la Gerarchia, ma anche l’intero sistema formativo scolastico e accademico che ad essa fa riferimento. Quali insegnamenti sono impartiti nelle Università cattoliche, se quanti ne escono possono impunemente dichiararsi a favore dell’aborto senza comprenderne la gravità? Come si può affermare che l’uccisione di una creatura innocente può essere deciso da colei che invece dovrebbe proteggerla più della propria vita? È questa la “civiltà” che gli americani vogliono sostenere e propagare? Sono questi i valori che vogliono trasmettere alle future generazioni?
Sono certo che gli americani non si lasceranno né sviare da queste operazioni di distrazione di massa, né provocare dalle proteste degli abortisti, deliberatamente aizzati per fomentare scontri e reazioni violente. Non dimentichiamo che chi propaganda l’uccisione dei bambini è parimenti favorevole all’eutanasia, all’ideologia Lgbtq, alla teoria gender, al Great Reset, alla farsa pandemica e all’utilizzo della crisi russo-ucraina per indebolire le nazioni europee e insabbiare i crimini del deep state.
Preghiamo dunque perché Colei che veneriamo come Sede Sapientiæ possa illuminare le menti dei giudici della Corte Suprema, ispiri loro sentimenti di giustizia facendo loro riconoscere la sacralità e l’inviolabilità della vita del nascituro. E che la Donna preannunciata nella Genesi schiacci il capo del serpente, primo ispiratore dell’orrendo delitto dell’aborto.
12 maggio 2022
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo