“Washington Post” / Francesco: fine del pontificato?
Cari amici di Duc in altum, le precarie condizioni di salute di Francesco, alcune sue allusioni, la visita all’Aquila (sulla tomba di Celestino V) programmata per agosto e il concistoro convocato per la fine dello stesso mese continuano ad alimentare voci e supposizioni circa la possibile rinuncia di Bergoglio al pontificato. Voci raccolte anche dal Washington Post, che se ne occupa nell’articolo che qui vi propongo nella versione in italiano.
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di Chico Harlan e Stefano Pitrelli
Il dolore è diventato evidente cinque mesi fa, quando papa Francesco ha iniziato a evitare di alzarsi in piedi. “Un legamento infiammato del ginocchio”, ha detto il papa, notando che la condizione è comune tra gli anziani. Lo descrisse come un problema che presto sarebbe passato. Ma alla fine di aprile ha detto che il suo ginocchio destro “non stava ancora guarendo”. Poco dopo, stava usando una sedia a rotelle.
“Vorrei scusarmi”, ha detto una mattina ai pellegrini perché non poteva salutarli in piedi come al solito.
Francesco spera ancora che il riposo possa ripristinare la sua mobilità. Ma intanto è cambiata la sua quotidianità e l’immagine stessa del suo pontificato: a ottantacinque anni, è impossibile non notare la sua fragilità.
Ciò ha portato in primo piano le domande sul futuro di Francesco: il suo pontificato si sta avvicinando al termine? E potrebbe prendere in considerazione la possibilità di dimettersi?
Chi è dentro le cose vaticane e ha familiarità con la Chiesa cattolica parla dell’argomento con più serietà di quanto non facesse anche solo un anno fa, dopo che Francesco ha subito un intervento chirurgico al colon volto ad affrontare una dolorosa condizione intestinale.
E se la dipendenza del papa dalla sedia a rotelle è un fattore fondamentale della speculazione, è stata amplificata dalla sua decisione di convocare un concistoro per il 27 agosto e insediare ventuno nuovi cardinali, di cui sedici sotto gli ottant’anni, che avrebbero diritto al voto in un conclave. Quell’enorme afflusso di nuovi cardinali significa che Francesco a questo punto ha selezionato più del 60% delle figure che sceglieranno il suo successore, aumentando le probabilità di un nuovo papa che la pensa allo stesso modo, anche se difficilmente c’è la garanzia che sia proprio così.
Per alcuni osservatori vaticani, si tratta comunque di un segno che Francesco sente l’urgenza di preparare la Chiesa per la sua partenza.
“Quello che è chiaro è che il suo pontificato è entrato nell’ultima fase declinante”, nella quale le dimissioni diventano più fattibili, dice Massimo Faggioli, professore di teologia dell’Università di Villanova. “Egli è consapevole che si avvicina alla fine del suo pontificato”.
A condizione che Francesco sia ancora al lavoro entro la fine di ottobre, diventerà il più anziano papa in carica dai tempi di Leone XIII, morto nel 1903 all’età di 93 anni.
Francesco, da parte sua, ha detto che ogni volta che un papa è malato “si alza un vento o un uragano di conclave”.
Se alla soluzione finale si arriverà nel giro di mesi o un paio d’anni nessuno lo sa, ma questo pontificato è stato caratterizzato dalle sorprese.
Nei giorni scorsi alcune cronache italiane e internazionali hanno suggerito che l’abdicazione del papa potrebbe essere a portata di mano, una teoria basata meno su prove concrete che sulle sensazioni per una serie di eventi insoliti previsti per fine agosto, a cominciare dal concistoro. Normalmente i papi non convocano i concistori alla fine dell’estate, quando Roma è ancora in modalità chiusura per ferie. Inoltre il papa ha programmato un viaggio a l’Aquila, città dell’Italia centrale, dove visiterà una basilica che ospita la tomba di Celestino V, uno dei pochi papi a dimettersi.
Ma per molti in Vaticano questa lettura del futuro va troppo oltre: non vedono segni che Francesco sia pronto a dimettersi.
“La sua situazione [di salute] non è brillante”, dice un alto funzionario vaticano, parlando in condizione di anonimato per discutere la delicata questione. “Ma non basta per arrivare alle dimissioni”.
A differenza di quando Giovanni Paolo II iniziò a usare una sedia a rotelle a causa del morbo di Parkinson, Francesco è ancora in possesso delle sue facoltà. E la sua resistenza rimane notevole. Il dolore al ginocchio gli ha fatto saltare solo alcuni eventi e per luglio ha programmato importanti viaggi nell’Africa centrale – Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan – e in Canada. Francesco ha anche in programma un viaggio in Kazakistan a settembre.
L’ostacolo più grande all’abdicazione del papa, però, non ha nulla a che vedere con il suo programma. Il pensiero diffuso in Vaticano è che Francesco sarebbe riluttante a dimettersi mentre il papa emerito Benedetto XVI è ancora in vita. Benedetto, 95 anni, è ormai emerito da un periodo più lungo di quello in cui è rimasto sul soglio di Pietro, e la sua presenza – e gli occasionali interventi su avvenimenti nella Chiesa – hanno complicato il pontificato di Francesco. Avere due papi emeriti contemporaneamente sarebbe ancora più complicato.
Prima delle storiche dimissioni di Benedetto nel 2013, la rinuncia non era nemmeno considerata un’opzione per i papi moderni, che hanno servito fino alla morte. Francesco però ha chiarito che la decisione di Benedetto “non deve essere considerata un’eccezione”. La mossa di Benedetto, arrivata senza alcun preavviso, ha anche creato un ambiente in cui i futuri papi dovranno affrontare un esame più approfondito su se e come lasceranno il lavoro.
“Penso che questo tipo di chiacchiere sia inevitabile”, dice Austen Ivereigh, biografo di Francesco. “Benedetto ha aperto la porta a ogni futuro papa, discernendo se, quando verrà il momento, è giusto ritirarsi”.
Ivereigh ha incontrato Francesco di recente e non ha avuto la sensazione che le dimissioni siano imminenti. Dice che Francesco ha avuto un’esperienza difficile con l’anestesia correlata all’operazione al colon e quindi è irremovibile nell’evitare un intervento chirurgico al ginocchio. Sta facendo fisioterapia.
“Soffriva di dolore ed era stanco”, riferisce Ivereigh a proposito del loro incontro. “Gli ho chiesto come stava. Ha detto che le cose sono migliorate, in realtà. Sta usando un bastone almeno una parte del tempo”.
Tra il pubblico cattolico, la reputazione di Francis è stata plasmata soprattutto dai suoi messaggi su questioni globali come la migrazione e il cambiamento climatico e su argomenti scottanti nella Chiesa come la sessualità. Ma all’interno della burocrazia vaticana altrettanto cruciale è il modo in cui Francesco ha cambiato il corpo cardinalizio che un giorno sceglierà il suo sostituto.
Ha aggirato i vescovi delle arcidiocesi che normalmente sono sedi cardinalizie – Milano, per esempio – e si è rivolto a paesi tradizionalmente rappresentati meno, come Timor Est, Guatemala, Mongolia e Repubblica Democratica del Congo. Dopo il prossimo concistoro, il numero dei cardinali in età elettorale provenienti dall’Asia e dall’Africa sarà quasi raddoppiato, rispetto al conclave che ha eletto Francesco. Il cambiamento non ha fatto che aumentare l’imprevedibilità circa le figure a venire con il prossimo conclave. Anche con nove anni di nomine di Francesco, i cardinali scelti dai conservatori Benedetto e Giovanni Paolo II rappresenteranno ancora il 37 per cento del gruppo. Le loro voci saranno cruciali per qualsiasi futuro papa per raggiungere la soglia dei due terzi. E rispetto ai periodi sotto i precedenti pontefici, il cosiddetto Collegio cardinalizio si è riunito meno frequentemente durante il mandato di Francesco, una tendenza in atto anche prima della pandemia.
Ma presto avranno la possibilità di conoscersi. Francesco ha detto che due giorni dopo il concistoro – e un giorno dopo la trasferta all’Aquila – i cardinali della Chiesa si riuniranno per due giorni per “riflettere” sulla nuova costituzione che ha rimodellato la Curia romana, la burocrazia vaticana.
Per quell’incontro, Francesco non ha indicato che cos’altro sarà all’ordine del giorno.
Titolo originale: Is Pope Francis nearing the end of his pontificate?
Fonte: washingtonpost.com
Foto di Aldo Maria Valli ©