di Aurelio Porfiri
Di solito non ci si pensa, ma quando si è fisicamente o mentalmente in condizioni delicate ci si rende conto di quanto è importante sapere che ci sono altri che stanno pregando per noi. Essere parte di una rete di preghiera rafforza anche il nostro essere Chiesa.
Sapere che qualcuno, anche se magari ti conosce poco o non ti conosce affatto, dedica un pensiero spirituale a te è anche molto consolante.
Io chiedo sempre di pregare per me e sono sicuro che c’è chi lo fa: qualcuno che toglie qualche minuto alle proprie occupazioni per pregare per gli altri. Una preghiera preziosa per il beneficiario ma anche per chi la fa, perché il Signore premia chi prega per gli altri.
Anche se dirlo non è di moda, la preghiera è un mezzo potente di guarigione: bisogna sempre affidarsi a Dio e fidarsi di Lui, perché metta le mani nella confusione della nostra vita.
Chiediamo sempre più spesso di pregare per noi, oltre che per le necessità del mondo. Abbiamo bisogno di quel coro di preci che si innalza al di sopra delle nostre teste e trasforma i percorsi di guarigione in atti di abbandono alla volontà di Dio. Solo Lui può guarire. E io sono certo che lo vuole.
Non abbiamo paura di chiedere la preghiera a tutti, non solo ai preti, ma a medici, familiari, conoscenti, sconosciuti. Trasformiamo le nostre chiacchiere in una bella preghiera corale di intercessione. Dio si manifesterà.
Su internet dovremmo avere più lovers che haters, dovremmo avere più persone che pregano per le nostre necessità. Sappiamo quanto ne abbiamo bisogno.