Testimonianze / Il tesoro della Messa antica. 10
Cari amici di Duc in altum, ben ritrovati con l’appuntamento settimanale che vi propone testimonianze sulla Santa Messa vetus ordo. Tutte raccontano di una sincera ricerca di Dio e dell’importanza decisiva della liturgia.
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Caro Aldo Maria, grazie per questa possibilità. Ho letto con gioia le testimonianze di tanti fedeli e vorrei portare anche la mia.
Per un po’ di tempo sono andata alla Messa Antica in modo sporadico e trovandola comunque non di facile approccio. Abituata a quella protestantizzata, non mi era facile affidarmi completamente, perché anche di questo si tratta: invece di essere noi laici, insieme al sacerdote, i protagonisti, occorre accogliere il fatto che il Protagonista è un Altro. E questo lo si capisce con la testa, ma poi viverlo è un’altra cosa.
Il Covid ha avuto il grande merito di spingere molti a fare delle scelte e così, dal Natale 2020, in piena zona rossa (forse anche con l’aiuto delle nebbie padane non ho mai incontrato nessuno che mi fermasse), percorro ogni domenica i miei sessanta chilometri (tra andata e ritorno) per assistere a quella Messa che sostiene la fede e il cammino spirituale personale.
Ho accettato la fatica della non comprensione, ma il Signore aiuta sempre. Una domenica, durante la celebrazione del Santo Sacrificio, pur vedendolo bene, mi è sembrato che il sacerdote fosse scomparso, e lì, in quel momento, ho avuto chiaro per sempre che l’unico Protagonista è Cristo stesso. Da allora tutto mi è stato chiaro. Tutto, dalla ricchezza dei paramenti allo stupendo canto gregoriano, a quell’insieme di gesti piccoli e grandi che qualcuno definisce “pompa”, tutto, dico, è per la gloria di Dio. Mi commuove profondamente: finalmente qui, o mio Signore, si dà gloria a Te solo e non prendiamo gloria gli uni dagli altri (quante volte, pur con estremo imbarazzo, mi ero sentita dire: “Tu leggi molto bene”).
La definisco anche la Messa affettuosa: i baci dei ministranti alle mani dei sacerdoti che toccheranno il Corpo di Cristo, alle ampolle che contengono gli elementi che diverranno Sangue e Acqua di Cristo testimoniano l’amore che portiamo a Lui. Gloria e Amore. Di meno non ci è concesso.
Daniela
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Buongiorno! Anch’io vorrei dare il contributo della mia esperienza personale, con qualche considerazione aggiuntiva.
Da bambino ho fatto il chierichetto al tempo del vetus ordo e proprio una settimana prima del motu proprio Traditionis Custodes mi è venuta la nostalgia della Messa antica. Così mi sono messo a percorrere cinquanta chilometri all’andata e altrettanti al ritorno, ogni domenica, per partecipare alla Messa desiderata. Un impegno che ho mantenuto quasi tutte le domeniche, fino ad ora.
Anch’io voglio unirmi ai tanti che si sono commossi. In questi mesi ho pensato quanto sia stato sbagliato l’ostracismo postconciliare verso questa forma liturgica e quanto sia sbagliato il motu proprio.
Non mi considero tradizionalista, ma non posso non rilevare che il vetus ordo è stata, con qualche variazione, la forma della Messa dagli apostoli fino agli anni Sessanta del secolo scorso: praticamente per quasi duemila anni questa forma liturgica ha fatto la storia del popolo di Dio. Ora, com’è possibile cancellare la storia di un popolo? L’ovvia conseguenza è il rischio che quel popolo perda la propria identità.
Cosa si penserebbe di una giunta comunale di una città che radesse al suolo il centro storico e ci costruisse tanti palazzoni da venti piani in ferro e cemento? Ecco, nella Chiesa si è voluto, e si vuole, fare una cosa simile.
Che dire di certe ragioni come “il vetus ordo divide”, “il concilio va rispettato”, “un solo rito” eccetera? Semplicemente pretestuose.
Francesco
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Mi chiamo Alice e sono una ragazza di diciassette anni. Faccio le superiori e questi ultimi due anni sono stati molto difficili per noi ragazzi. Ci hanno allontanati dai nostri amici, dalle feste, dai pomeriggi passati a far niente ai giardinetti.
Io non andavo tanto volentieri alla Messa perché mi annoiava come certe lezioni a scuola quando, invece di spiegare, il prof legge il libro. Che p….!
In classe mia c’era una ragazza che non conoscevo bene perché parlava poco, ma un giorno m’invitò a una Messa strana, diversa dal solito. Ci andai perché – tutto chiuso in giro – non c’era di meglio da fare.
Rimasi molto colpita perché il prete e tutti i fedeli guardavano nella stessa direzione, verso la Croce dell’altare. Così lo feci anch’io: non capivo cosa dicessero, ma capivo che lì stava avvenendo qualcosa di molto importante. Mi sembrava di essere in uno di quei film nei quali il condottiero guida i soldati ed essi lo seguono.
Poi le persone s’inginocchiavano e si vedeva che erano molto attente. Molte donne e ragazze avevano un velo in testa. Ne chiesi il motivo e la mia compagna, che ne aveva uno bianco di pizzo, mi spiegò che aveva a che fare con la modestia (parola che avevo sentito pronunciare raramente e in senso piuttosto negativo) e col raccoglimento.
Nella mia testa, un po’ atrofizzata da mesi di cose ‘virtuali’, si accesero mille curiosità.
La mia compagna divenne un’amica e poco per volta mi spiegò molte cose che non sapevo. Anche le persone sembravano così diverse dagli altri: non si respirava l’aria di incertezza e paura che era ovunque.
Così incontrai la Messa antica.
Alice
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Le precedenti puntate sono apparse in Duc in altum il 7, 14, 21, 28 aprile, il 5, 12 e 26 maggio e il 2 e 9 giugno 2022.