Caro Aldo Maria,
qualche breve cenno sulla predica ascoltata domenica 3 luglio in una parrocchia che io e la mia famiglia frequentavamo un tempo, ma poi (per le ragioni che si capiranno) abbiamo lasciato.
Due i temi al centro dell’omelia: 1) finalmente la Chiesa è in ascolto; 2) dobbiamo smetterla con i segni esterni di trionfalismo, come per esempio gli stendardi o il baldacchino durante le processioni.
Ora, a parte l’ascolto (qualunque cosa voglia dire), mi chiedo: perché considerare stendardi e baldacchino segni di trionfalismo quando invece sono segni di appartenenza e di ossequio? E poi, perché vergognarsi dei segni di trionfo? Nel Vangelo non si parla forse dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme? E la Chiesa non insegna che Gesù ha trionfato sopra la morte?
Dopo la Santa Messa, una signora, impegnata in quella parrocchia da decenni, riconosce mia moglie, le si avvicina e dice: “Ci mancate, e ci manca anche vostro figlio”.
Ora, va precisato che mio figlio, quand’era più piccolo, faceva il chierichetto, ma a un certo punto si stancò perché, con l’assist del viceparroco, gli venivano sistematicamente preferite le chierichette.
Risposta di mia moglie alla signora. “Non mi sembra di vedere altri ragazzi. Quindi non manca soltanto il nostro”.
Replica della signora: “Eh sì, è stato detto che è bene che i giovani non vengano a Messa perché potrebbero infettare gli anziani”.
Ora, se non ricordo male, nel Vangelo sta scritto: “Allora Gesù li fece venire avanti e disse: lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio” (Luca 18:16).
Questo parroco sta scavando una grande fossa. Per sé e per la parrocchia. Che tristezza.
In Christo rege
Lettera firmata