Mai nella storia della Chiesa la classe dirigente è stata mediocre come oggi. Una precisa scelta di Francesco
di The Wanderer
Tra le conseguenze più gravi del pontificato di Francesco possiamo annoverare un sacro collegio cardinalizio, plasmato a sua immagine e somiglianza, la cui caratteristica può essere riassunta in una sola parola: mediocrità. Bergoglio ha fatto con il collegio cardinalizio la stessa cosa che ha fatto con l’episcopato argentino e con quello italiano: colonizzarlo con personaggi oscuri e marginali, scarsamente educati e trasudanti odore di pecora. L’aggravante, nel caso del sacro collegio, è che da lì uscirà il futuro romano pontefice. Al di là delle simpatie teologiche e del grado di fede cattolica che potrebbe avere il futuro papa, è in gioco la capacità di governo di un’istituzione bimillenaria e planetaria come la Chiesa cattolica.
Nel corso della sua storia la Chiesa ha già avuto papi mediocri e incapaci, ma essi hanno sempre avuto buon senso e umiltà tali da circondarsi di validi collaboratori. Allo stesso modo, ci sono stati cardinali di tutti i tipi e i vizi, ma il governo e le decisioni erano nelle mani di coloro che, indipendentemente dall’intensità della loro fede, possedevano le capacità necessarie. Purtroppo, non è ciò che sta accadendo in questi ultimi tempi.
Nelle sue memorie padre Louis Bouyer dice che se il Kgb avesse voluto minare la Chiesa dall’interno, non avrebbe trovato modo migliore che nominare il cardinale Giuseppe Pizzardo come prefetto della Congregazione dei seminari. La questione arriva dunque da lontano. Ma che cosa direbbe lo straordinario teologo francese se vedesse la situazione attuale, segnata da un livello di degrado così spaventoso?
Se ripercorriamo un po’ di storia recente, possiamo verificare il processo di decadenza. Pio IX era un giovane confuso e senza obiettivi chiari nella vita, fino a quando uno zio, monsignore della Curia romana, lo mise sulla buona strada per la carriera (mai parola fu più appropriata) ecclesiastica, e presto Mastai-Ferretti divenne prima vescovo liberale e simpatizzante di Garibaldi, poi papa ultramontano. I successivi pontificati videro il susseguirsi di brillanti cardinali segretari di Stato. Qui non sono in discussione le idee, che possono piacere o meno; quello che voglio evidenziare è la capacità di governare e gestire un’istituzione come la Chiesa. Il cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, che quindici anni dopo la sua morte, e senza alcuna prova certa, fu accusato di essere massone, fu un abilissimo ministro di Leone XIII, in un momento in cui la Chiesa rischiava di crollare insieme allo Stato pontificio. San Pio X, che non era un intellettuale ma, anzi, uomo rustico e poco mondano, ebbe l’intuizione di scegliere come segretario di Stato il giovane e brillante Rafael Merry del Val, che non era nemmeno vescovo, e insieme furono in grado di aggirare con successo la crisi del modernismo. Benedetto XV, che era a mio avviso un uomo piuttosto mediocre e limitato, proprio per questo fu eletto papa, a metà strada tra Scilla, l’ultramontano Merry del Val, e Cariddi, il modernista Pietro Maffi, arcivescovo di Pisa. Tuttavia, formatosi alla scuola di Rampolla, il nuovo papa si assicurò il cardinale Pietro Gasparri, che fu colui che guidò la Chiesa durante quel pontificato e anche durante buona parte di quello di Pio XI. E non solo riuscì a ricoprire il ruolo in modo più che accettabile durante la Prima Guerra Mondiale, ma gestì la firma dei Patti Lateranensi.
Insisto sul fatto che possiamo avere opinioni divergenti su alcuni dei personaggi citati; tuttavia, credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che si trattasse di personaggi di alto livello, capaci di portare sulle proprie spalle il governo della Chiesa con grande competenza. In questi ultimi anni invece ci siamo dovuti accontentare di persone irresponsabili come Bertone o di nullità come Parolin.
Papa Francesco respinge le persone capaci; le allontana e le mette all’angolo. Se ci concentriamo su uno dei cambiamenti più abbaglianti che ha promesso di apportare nella sua amministrazione, ovvero la ristrutturazione delle finanze vaticane, vediamo che ha espulso sistematicamente tutti coloro che avevano la capacità e la forza di mettere ordine in quelle paludi, come il cardinale George Pell o Ángel Vallejo Balda. Nessuno di loro acconsentì all’opacità che i circoli più alti, compreso lo stesso romano pontefice, chiedevano di alimentare. E così sono stati allontanati da Roma, e in entrambi i casi con crudeltà e spietatezza. Hanno sperimentato da vicino la misericordia pontificia.
Bergoglio preferisce circondarsi di persone mediocri che può gestire facilmente perché sanno di dovergli tutto, e quindi creano legami di fedeltà difficili da spezzare. È il caso di Víctor “Tucho” Fernández, una solenne nullità, elevato a rettore della Pontificia Università Cattolica dell’Argentina, arcivescovo di La Plata e curatore di encicliche pontificie. È anche il caso di personaggi facilmente ricattabili, come l’incompetente Edgar Peña Parra, sostituto del segretario di Stato, il cui passato scabroso lo perseguita fin da quando era seminarista.
Perché, potremmo chiederci, Bergoglio ha scelto come stretti collaboratori il vescovo Gustavo Zanchetta, il vescovo Ricca o padre Fabián Pedacchio? Per le competenza nei loro incarichi o per la loro saggezza come consiglieri? O, piuttosto, per la collezione di cadaveri che conservano nei loro armadi? Vero è che prima o poi questa situazione finirà perché il papa morirà. Ma cosa ci attende? Qualcuno può immaginare come sarebbe un pontificato sotto Luis Tagle, il simpatico filippino, o sotto l’oscuro Oscar Cantoni, neo-cardinale di Como?
Il sacro collegio è svalutato quanto il peso, la moneta argentina. Ma se per risollevare il peso si utilizzeranno le dolorose ricette già note, per quanto riguarda il collegio dei cardinali non so proprio come farà lo Spirito Santo a mettere ordine.
Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com
Traduzione di Valentina Lazzari
Titolo originale: Un devaludado Sacro Colegio