Quattro domande a Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia (PdF) e co-fondatore di Alternativa per l’Italia (Apli).
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I temi forti del Popolo della Famiglia (PdF) sono da sempre l’aiuto alle famiglie, il supporto finalizzato alla nascita di figli, la protezione della vita e dei più deboli, il no all’aborto e all’eutanasia, il no all’ideologia gender nelle scuole. Su questi fronti, al momento, sono più i motivi di speranza o quelli di frustrazione?
Non mi piace molto in politica appellarmi alla speranza. Quando un militante del Popolo della Famiglia sui temi complessi come quelli etici mi sospira uno “speriamo”, io lo correggo sempre con una battuta: “Compro una vocale: operiamo”. Io sono convinto e non da oggi che su aborto, eutanasia, ideologia gender noi siamo destinati alla vittoria. Di certo sarà il terreno della bioetica quello centrale del conflitto politico tra pochi anni anche in Italia. Noi come Popolo della Famiglia ci siamo avvantaggiati, partendo con largo anticipo. E ora siamo in assoluto i più preparati su questi argomenti, tra coloro che si occupano quotidianamente di militanza e partecipazione, sia politica che partitica.
La decisione della Corte suprema degli Stati Uniti circa la sentenza Roe vs Wade del 1973 potrà avere riflessi anche da noi?
Dagli Stati Uniti arriva un messaggio molto preciso: si possono cambiare le leggi più ingiuste, anche quando assumono le vesti di sentenze che sembravano immutabili. Ma per farlo bisogna vincere politicamente. Il terreno decisivo dello scontro è quello politico, non quello giurisprudenziale o quello più blandamente culturale. Bisogna dare battaglia e vincerla. È accaduto negli Stati Uniti con il ribaltamento della Roe vs Wade grazie alle nomine di tre giudici pro-life della Corte Suprema da parte di Donald Trump, ma accade in Ungheria, accade in Polonia, accade a Malta. Si può vincere la battaglia per la vita e la si vince se si presidia il campo della politica con soggetti che posizionino questi temi tra le priorità valoriali della propria azione. Priorità significa priorità. Non ne posso più di quei leader del centrodestra Italiano che si dicono in teoria favorevoli alla vita e poi dicono che sull’aborto deve decidere la donna o che è un diritto che non si può cancellare. I cattolici non dovrebbero votare leader così ondivaghi. E rivolgersi con fiducia alla fermezza del Popolo della Famiglia. Noi siamo noti, tutti sanno cosa faremmo se avessimo la maggioranza assoluta dei voti. Progressivamente lavoriamo per quel risultato.
Quali i motivi che hanno portato alla nascita della federazione Alleanza per l’Italia, creata giorni fa da Popolo della Famiglia ed Exit?
L’Alternativa per l’Italia, la federazione che il Popolo della Famiglia ha messo in campo insieme a Exit di Simone Di Stefano, serve a costruire proprio il rafforzamento del campo valoriale, per arrivare a lavorare su temi centrali come la natalità e i diritti della famiglia anche da versanti culturali diversi. L’obiettivo è la costruzione dell’area vasta dell’alternativa valoriale e popolare a chi come Mario Draghi e la sua maggioranza hanno governato il Paese partendo da politiche prone a interessi diversi da quelli delle famiglie italiane, che sono uscite massacrate dalla pessima prova di sé che hanno dato i tre governi dei quattro anni di legislatura.
Le forze che si oppongono alle attuali politiche antipopolari e, nello specifico, dicono no all’obbligo vaccinale, al green pass e al supporto economico e militare alla guerra in Ucraina, riusciranno mai a coalizzarsi per formare uno schieramento significativo sul piano elettorale?
Da tempo propongo una alleanza più che vasta, che potenzialmente andrebbe da Giorgia Meloni a Marco Rizzo, tra tutti coloro che si sono opposti alle politiche antipopolari e antifamiliari del governo Draghi e anche dei governi che l’hanno preceduto. Noi di Alternativa per l’Italia abbiamo una parola sola e una faccia sola: siamo aperti a tutti, vogliamo l’unità di tutte queste forze, senza eccezione alcuna. Ci sono poi forze che dicono di essere aperte e invece pongono veti. Ecco, dopo le dimissioni di Draghi e con le elezioni alle porte, tutti i veti devono farli immediatamente cadere. L’area dell’alternativa valoriale forgiata da anni di opposizione può tranquillamente unirsi su un programma di governo del Paese che parta dai bisogni della famiglia, dalle questioni della natalità, dalle esigenze dei deboli a partire da disabili, anziani e malati, dal tema del lavoro e dell’impresa che in Italia è piccola e piccolissima impresa spesso a gestione familiare. Dobbiamo metterci subito ad un tavolo unitario, stabilire i contorni del programma di governo da proporre al Paese e offrire una proposta organizzativa, che con i tempi serrati non potrà che essere federativa, per andare insieme alle elezioni di ottobre 2022. Sarà un momento di maturità politica e di protagonismo per i nuovi politici cristianamente ispirati, la cui mancanza si è davvero sentita nelle ultime cinque legislature.