Pubblichiamo qui il testo della lettera apostolica di Francesco Ad charisma tuendum, dedicata all’Opus Dei. Al testo fa seguito un vademecum di spiegazione pubblicato dalla prelatura dell’Opus Dei.
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Lettera apostolica in forma di “Motu Proprio” del Sommo Pontefice Francesco Ad charisma tuendum
Per tutelare il carisma, il mio predecessore san Giovanni Paolo II, nella Costituzione Apostolica Ut sit, del 28 novembre 1982, eresse la Prelatura dell’Opus Dei, affidandole il compito pastorale di contribuire in modo peculiare alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Secondo il dono dello Spirito ricevuto da san Josemaría Escrivá de Balaguer, infatti, la Prelatura dell’Opus Dei, con la guida del proprio Prelato, attua il compito di diffondere la chiamata alla santità nel mondo, attraverso la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali per mezzo dei chierici in essa incardinati e con l’organica cooperazione dei laici che si dedicano alle opere apostoliche (cfr. cann. 294-296, CIC).
Il mio venerato Predecessore affermava che: “ Con grandissima speranza, la Chiesa rivolge le sue materne premure e le sue attenzioni verso l’Opus Dei (…) affinché esso sia sempre un valido ed efficace strumento della missione salvifica che la Chiesa adempie per la vita del mondo” [1].
Con questo Motu Proprio si intende confermare la Prelatura dell’Opus Dei nell’ambito autenticamente carismatico della Chiesa, specificando la sua organizzazione in sintonia alla testimonianza del Fondatore, san Josemaría Escrivá de Balaguer, e agli insegnamenti dell’ecclesiologia conciliare circa le Prelature personali.
Mediante la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium del 19 marzo 2022, che riforma l’organizzazione della Curia Romana per meglio promuoverne il servizio a favore dell’evangelizzazione, ho ritenuto conveniente affidare al Dicastero per il Clero la competenza per tutto ciò che spetta alla Sede Apostolica circa le Prelature personali, delle quali l’unica finora eretta è quella dell’Opus Dei, in considerazione del preminente compito in essa svolto, a norma del diritto, dai chierici (cfr. can. 294, CIC).
Volendo quindi tutelare il carisma dell’Opus Dei e promuovere l’azione evangelizzatrice che i suoi membri compiono nel mondo, e dovendo al contempo adeguare le disposizioni relative alla Prelatura in ragione della nuova organizzazione della Curia Romana, dispongo che siano osservate le seguenti norme.
Art. 1. Il testo dell’art. 5 della Costituzione Apostolica Ut sit è, a partire da ora, sostituito dal testo seguente: “A norma dell’art. 117 della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, la Prelatura dipende dal Dicastero per il Clero che, a seconda delle materie, valuterà le relative questioni con gli altri Dicasteri della Curia Romana. Il Dicastero per il Clero, nella trattazione delle diverse questioni, dovrà avvalersi, mediante l’opportuna consultazione o trasferimento delle pratiche, delle competenze degli altri Dicasteri”.
Art. 2. Il testo dell’art. 6 della Costituzione Apostolica Ut sit è, a partire da ora, sostituito dal testo seguente: “Ogni anno il Prelato sottoporrà al Dicastero per il Clero una relazione sullo stato della Prelatura e sullo svolgimento del suo lavoro apostolico”.
Art. 3. In ragione degli emendamenti della Costituzione Apostolica Ut sit disposti con la presente Lettera Apostolica, gli Statuti propri della Prelatura dell’Opus Dei saranno convenientemente adeguati su proposta della Prelatura medesima, da approvarsi dai competenti organi della Sede Apostolica.
Art. 4. Nel pieno rispetto della natura del carisma specifico descritto dalla Costituzione Apostolica sopracitata, si intende rafforzare la convinzione che, per la tutela del dono peculiare dello Spirito, occorre una forma di governo fondata più sul carisma che sull’autorità gerarchica. Pertanto il Prelato non sarà insignito, né insignibile dell’ordine episcopale.
Art. 5. Considerando che le insegne pontificali sono riservate agli insigniti dell’ordine episcopale, al Prelato dell’Opus Dei si concede, in ragione dell’ufficio, l’uso del titolo di Protonotario Apostolico soprannumerario con il titolo di Reverendo Monsignore e pertanto potrà usare le insegne corrispondenti a questo titolo.
Art. 6. A partire dall’entrata in vigore della Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, tutte le questioni pendenti presso la Congregazione per i Vescovi relative alla Prelatura dell’Opus Dei continueranno ad essere trattate e decise dal Dicastero per il Clero.
Stabilisco che la presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio venga promulgata mediante la pubblicazione su L’Osservatore Romano, entrando in vigore il 4 agosto 2022, e quindi pubblicata nel commentario ufficiale degli Acta Apostolicae Sedis.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 14 luglio 2022, decimo del Pontificato.
Francesco
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[1] Cfr. Preambolo Ut sit.
Fonte: vatican.va
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Sul nuovo documento, il sito ufficiale della prelatura dell’Opus Dei ha pubblicato il seguente vademecum.
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Motu Proprio Ad charisma tuendum: domande e risposte
Ecco alcune domande e risposte preparate dall’Ufficio Comunicazione dell’Opus Dei a proposito del Motu Proprio Ad charisma tuendum.
Il Motu Proprio “Ad charisma tuendum” (“Per tutelare il carisma”) spiega e concretizza il cambiamento introdotto dalla Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium”, che trasferisce le competenze in materia di prelature personali dal Dicastero dei vescovi a quello del clero. Sia il titolo che l’introduzione esprimono la decisione del Santo Padre che questo cambiamento si realizzi nel pieno rispetto del carisma dell’Opus Dei.
Il Motu Proprio presuppone una chiamata a prendere coscienza della potenzialità del carisma dell’Opus Dei nella missione della Chiesa. Come dice il Santo Padre, ‟secondo il dono dello Spirito ricevuto da san Josemaría Escrivá de Balaguer, infatti, la Prelatura dell’Opus Dei, con la guida del proprio Prelato, attua il compito di diffondere la chiamata alla santità nel mondo, attraverso la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali”. Poiché il Papa in persona ha ricordato questa responsabilità, i fedeli dell’Opus Dei si sentiranno spinti a capire con profondità sempre maggiore quel carisma e a discernere, con i lumi dello Spirito Santo, come incarnarlo nelle nuove situazioni del nostro mondo.
Come dice il Concilio Vaticano II, lo Spirito Santo si serve dei doni gerarchici e carismatici per guidare la Chiesa (“Lumen Gentium”, n. 4). In questo Motu Proprio si riafferma il carisma dell’Opus Dei, ricevuto da san Josemaría Escrivá, e la sua missione nell’edificazione della Chiesa. Alcuni doni sono al servizio di altri e di tutti c’è bisogno nella Chiesa, che sapientemente nel corso della storia trova il modo affinché si arricchiscano e proteggano reciprocamente. Nel Motu Proprio si ricorda che il governo dell’Opus Dei deve stare al servizio del carisma – di cui siamo amministratori, e non proprietari — affinché esso cresca e dia frutti, con la fede che è Dio colui che opera tutto in tutti.
Il carisma dell’Opus Dei consiste nell’aiutare spiritualmente tutte le persone, uomini e donne, di tutte le provenienze e di qualsiasi professione, a santificarsi lì dove si trovano, e ad aiutarli a propagare la chiamata universale alla santità in mezzo al mondo, con l’unico titolo di essere stati battezzati. Pertanto, i fedeli della prelatura non costituiscono né agiscono in gruppo per il solo fatto di appartenere all’Opus Dei.
Il carisma dell’Opus Dei ha bisogno del ministero sacerdotale: e qui è necessario che intervenga la gerarchia. Per questo motivo, come ricorda ora papa Francesco, “per tutelare il carisma, il mio predecessore san Giovanni Paolo II, nella Costituzione Apostolica Ut sit, del 28 novembre 1982, eresse la Prelatura dell’Opus Dei, affidandole il compito pastorale di contribuire in modo peculiare alla missione evangelizzatrice della Chiesa”. Con la progressiva maturazione e assimilazione degli insegnamenti conciliari sui doni gerarchici e carismatici si capirà sempre meglio perché queste due realtà, lungi dall’opporsi l’una all’altra, nell’Opus Dei sono complementari.
Il cambiamento riguarda i rapporti della prelatura con la Santa Sede. Il Motu Proprio non introduce direttamente delle modifiche nel governo della prelatura, né nei rapporti delle autorità della prelatura con i vescovi. Allo stesso tempo, prevede che l’Opus Dei proponga un adeguamento degli Statuti alle specifiche indicazioni del Motu Proprio.
Il Codice di Diritto Canonico prevede che la Santa Sede, nell’atto stesso della creazione di una prelatura personale, le dia gli Statuti che sono le norme che definiscono l’ambito della prelatura, la peculiare missione pastorale che ne giustifica l’esistenza, e le determinazioni della sua forma di governo. Sono, pertanto, assieme al documento pontificio che li stabilisce, le norme costituzionali dell’ente. Nel caso degli Statuti della prelatura dell’Opus Dei, oltre a definirne la missione (la promozione della santità in mezzo al mondo) e a dichiarare il suo carattere universale, essi contengono la descrizione del carisma – ‟il dono dello Spirito ricevuto da san Josemaría Escrivá de Balaguer” di cui parla papa Francesco – e i mezzi con cui i fedeli dell’Opus Dei devono vivere la sua missione. Negli Statuti si descrive l’organizzazione del governo della prelatura. Oltre alla previsione di alcuni vicari e consigli che aiutano direttamente il prelato, gli Statuti determinano che l’esercizio del governo si deve svolgere seguendo due impostazioni, volute espressamente da san Josemaría: la collegialità nel prendere le decisioni ed un’importante partecipazione dei laici (uomini e donne).
Si tratta di un’iniziativa e di una decisione della Santa Sede, nel quadro di una ristrutturazione del governo della Curia, per rafforzare – come dice il Motu Proprio – la dimensione carismatica.
- A che cosa si riferisce il titolo di Protonotario Apostolico soprannumerarioche si cita nel Motu Proprio?
Si conferisce alla figura del prelato un titolo onorifico ed un trattamento che, riaffermando la condizione secolare – centrale nel carisma dell’Opus Dei –, lo unisce in modo speciale al Santo Padre, come parte della cosiddetta “famiglia pontificia”. Si dice “soprannumerario”, per differenziarlo da coloro che sono notai nella Santa Sede.
Fonte: opusdei.org