di Aurelio Porfiri
Il 6 agosto la Chiesa festeggia la Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Nel Vangelo di Matteo troviamo il racconto di questo evento: “Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: ‘Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia’. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: ‘Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo’. All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: ‘Alzatevi e non temete’. Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo”.
Questo è il racconto dell’evento soprannaturale di cui furono testimoni gli apostoli. A mio avviso è importante quel “non temete”: Gesù rassicura gli apostoli (e noi) di affrontare le nostre paure con fortezza e coraggio e di non farci guidare dalla paura, che è un buon servo ma un cattivo padrone.
Dom Prosper Guéranger così spiega le origini della festa: “Gli Orientali celebrano questa festa da lunghi secoli. La vediamo fin dagli inizi del secolo IV in Armenia, sotto il nome di ‘splendore della rosa’, rosae coruscatio, sostituire una festa floreale in onore di Diana, e figura tra le cinque feste principali della Chiesa armena. I Greci la celebrano nella settima Domenica dopo Pentecoste, benché il loro Martirologio ne faccia menzione il 6 di agosto. In Occidente, viene celebrata soprattutto dal 1457, data in cui il Papa Callisto III promulgò un nuovo Ufficio e la rese obbligatoria in ringraziamento della vittoria riportata l’anno precedente dai cristiani sui Turchi, sotto le mura di Belgrado. Ma questa festa era già celebrata in parecchie chiese particolari. Pietro il Venerabile, abate di Cluny, ne aveva prescritto la celebrazione in tutte le chiese del suo Ordine quando Cluny ebbe preso possesso, nel secolo XII, del monte Thabor”.
Dovremmo cercare anche noi di alzare gli occhi al cielo e vedere Gesù trasfigurato nella sua gloria divina, vederlo non meramente come un uomo speciale, ma come il Figlio di Dio fatto uomo. Questo forse ci permetterà anche di ridimensionare tutte le delusioni della nostra vita, anche quelle provenienti dall’interno della Chiesa stessa. Santa Teresa d’Avila diceva che solo Dio basta. Forse dovremmo dirlo più spesso anche noi.