di Fabio Longo
La psicopandemia è ormai al tramonto e neanche i (tele)giornali più osservanti la citano più, sommersi come sono da altre avvincenti questioni di politica nazionale, code autostradali e geniali consigli dell’esperto contro il caldo ovviamente provocato dall’uomo, proprio come la morsa del gelo dei telegiornali invernali. Persino la guerra in Ucraina, dopo le quotidiane apparizioni in maglietta militare dell’ex comico ora statista e stratega, è relegata al quinto o sesto posto della scaletta, dopo Bergoglio alle prese con gli eschimesi. Al massimo riportano un breve soporifero bollettino, letto con fastidio e voce neutra alla fine del telegiornale, tra un gossip e un piccolo museo da scoprire in un borgo appenninico. Il bollettino, per chi ha voglia di ascoltarlo, riporta la costante imperiosa discesa del tasso di positività e del numero dei ricoverati, e stiamo comunque parlando dell’ovvia e perfettamente prevedibile evoluzione del primo virus in una forma più contagiosa (e neanche tanto) e clinicamente molto meno pericolosa: chiunque abbia minime nozioni di biologia sa che qualsiasi nuovo virus evolve inevitabilmente in forme più vantaggiose per esso, vale a dire contagiosità elevata e mortalità bassa o nulla. Tuttavia, da valorosi giapponesi nella foresta, più realisti del re Speranza, resistono Conad e Trenitalia con le loro pubblicità martellanti, dove tutti appaiono rigorosamente imbavagliati dalle mascherine e sorridono ebeti mentre chiedono dove si trovano le migliori offerte o guardano dal finestrino: dipingono (o auspicano) un mondo di pecore anestetizzate, che poi però accorrono stipate a migliaia (chiaramente senza mascherina) agli eventi balneari di Jovanotti, reclamizzatissimi dalla stessa televisione. Insomma, un’ipocrisia senza fine, tutto e il contrario di tutto, dove idioti filmano il pestaggio mortale di Civitanova invece di chiamare la polizia.
Ma il capolavoro dell’ipocrisia riguarda il vaiolo delle scimmie: presentato con foga come nuova emergenza mondiale con interviste a esperti americani che già paventavano (o auspicavano?) una nuova campagna di vaccinazione a tappeto, già ci si preparava a una cupa stagione di nuove restrizioni personali, in mancanza dell’ormai deludente covid. Però ecco l’imbarazzante nota stonata: nei primissimi reportage sulla nuova tremenda malattia qualche esperto fa presente che le modalità di contagio restringono la platea in modo pressoché esclusivo agli omosessuali maschi. La precisazione, clinicamente ineccepibile ma politicamente scorrettissima, viene però rimossa prontamente per non cozzare contro l’imperante battage Lgbtq e la malattia perde la possibilità di diventare un nuovo strumento di restrizione di massa. Se ne parla poco e, come su carboni ardenti, si sorvola velocissimi sul fatto che i 505 attuali malati in Italia sono 501 uomini e quattro donne. Lo Spallanzani, riportano i Tg, sta preparando linee guida per valutare come contenere la malattia eventualmente approntando un vaccino per le “fasce potenzialmente più esposte”: ma che delicatezza, che premura, che tono rassicurante e corretto! Ricordo ancora i proclami sdegnati e velenosi di molti operatori sanitari (per non parlare di Mattarella e Draghi, che la gente vuole santi subito) che auspicavano la morte dei non covid-vaccinati, e li aspettavano in ospedale per sottoporli alle peggiori sevizie. Solo sulla stampa sanitaria di nicchia (Quotidiano Sanità, 5 agosto) si scoprono linee guida e le “fasce potenzialmente più esposte” secondo una circolare del ministero della Salute per nulla pubblicizzata. Al primo posto, con evidente sforzo di apporre un’ultima piccola foglia di fico, ecco il personale di laboratorio. Seguono nell’ordine: “Persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi tre mesi) con più partner sessuali; e/o partecipazione a eventi di sesso di gruppo; e/o partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex). Tali soggetti a più alto rischio potrebbero essere identificati tra coloro che afferiscono agli ambulatori PrEP-HIV dei centri di malattie infettive e dei Check Point, ai centri HIV e ai centri per il trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili. Si ritiene importante il coinvolgimento delle associazioni Lgbtqia+ e quelle per la lotta all’HIV”.
Esprimo tutta la solidarietà ai malati, ma il punto è un altro e come sempre riguarda il mondo dell’informazione e l’ipocrisia, il servilismo e la viltà dei suoi operatori: prima di sognare una nuova pandemia date le notizie complete, senza offendere nessuno ma anche senza far finta di niente! Grazie a voi abbiamo scoperto che ci sono i nazisti buoni da quando Liliana Segre ai dubbi del presidente Anpi circa l’opportunità di schierarsi con il battaglione Azov (composto, ricordiamo, da nazisti dichiarati peraltro organici al governo ucraino al massimo livello) replicava sdegnata che “senza se e senza ma si deve sostenere la valorosa resistenza ucraina”: ma proprio lei reduce da Auschwitz! Abbiamo scoperto che Erdogan è “un dittatore di cui si ha bisogno” (parole di Draghi). Abbiamo scoperto un sovranismo buono (quello della Polonia) non più retrivo oscurantista antiabortista e contro l’Europa, solo perché adesso è in prima linea contro la Russia a favore dell’Ucraina, mentre l’Ungheria è ancora sovranista e cattiva: ma non erano tutti sovranisti populisti un po’ fascisti quelli di Visegrad? Ma quando riusciremo a vedere giornalisti che fanno domande scomode e fanno ricerche scomode e ben documentate? Temo mai, pavidità e ipocrisia sono connaturate all’uomo, meglio muoversi come gli ebeti e sorridenti personaggi della pubblicità Conad.
Da una canzone del 1980 (Heathaze, Genesis): “Beware the fisherman / Who’s casting out his line / Into a dried up river bed / But don’t try to tell him /’Cause he won’t believe you / Throw some bread to the ducks instead / It’s easier that way”.
“Sta’ in guardia dal pescatore / che sta lanciando la lenza / nel letto di un fiume prosciugato / ma non provare a dirglielo / perché non ti crederà / Getta un po’ di pane alle anatre piuttosto / è più facile così”.
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Illustrazione ispirata alla canzone Heataze dall’album Duke dei Genesis
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