Cari amici di Duc in altum, a proposito della Comunione in bocca, tema più volte affrontato nel blog soprattutto grazie alle vostre testimonianze, propongo alcune significative lettere che mi sono state inviate.
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Caro dottor Valli,
sono una frequentatrice del suo blog e apprezzo molto il suo lavoro di riflessione sulla situazione della Chiesa.
Volevo inserirmi nel discorso relativo alla Comunione in bocca, semplicemente per dare una testimonianza positiva. Concordo nel dire che l’attuale situazione della Chiesa è veramente drammatica, però ci sono anche piccole isole di luce, alle quali bisogna dare spazio nei nostri cuori per non perdere la speranza.
Nella parrocchia che frequento, in Emilia-Romagna, ci sono alcuni sacerdoti, abbastanza giovani, che curano con grande attenzione la celebrazione della Santa Messa. Non fanno cose “strane”, rispettano il rito e la liturgia, curano i canti, cercano anche di dare un minimo di istruzione alle persone sul significato dei gesti, e le occasioni solenni sono celebrate con grande devozione e cura. Insomma, fanno bene quello che dovrebbero fare tutti i sacerdoti. La loro fede si vede.
Quando le linee guida lo vietavano, questi sacerdoti non distribuivano la Comunione sulla bocca. Però alcune persone portavano a Messa un piccolo contenitore per ostie, di quelli che i sacerdoti stessi usano quando vanno a dare la comunione ai malati, e il sacerdote metteva l’ostia nel contenitore, da cui il fedele l’assumeva poi direttamente con la lingua, senza toccarla con le mani. Anche questa potrebbe essere un’idea.
Ora che le linee guida lo consentono, questi sacerdoti danno tranquillamente la Comunione in bocca a chiunque lo desideri. Una volta ho visto una persona inginocchiarsi davanti al sacerdote per ricevere l’ostia sulla bocca, e ho avuto l’impressione che il sacerdote avesse un’attenzione particolare verso tanta devozione, perché ha tracciato con l’ostia un segno di croce, come per benedire.
Riconosco, con gratitudine a Dio, che la parrocchia che frequento è un’isola felice, ma credo che ce ne siano tante che non fanno mai notizia!
Grazie per l’attenzione.
Giulia
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Caro Valli,
leggevo delle difficoltà di quel lettore nel ricevere la Comunione in bocca e a tal proposito vorrei condividere la mia esperienza.
Qualche tempo fa, volendo fare la pratica dei primi nove venerdì del mese, chiesi al mio parroco se fosse disponibile a darmi la Comunione fuori dalla Messa, per via dei miei orari di lavoro, specificando che la volevo in bocca e in ginocchio. Al che rispose che non si poteva, per via delle regole Covid, e mi disse che io sono una “sofisticata”.
Replicai così: “Devo piacere a Dio, non agli uomini.” E lui, punto nel vivo: “Perché, allora noi che facciamo così non piacciamo a Dio?”. Fui sul punto di osservare: “Veda lei, vi impiastricciate le mani di gel prima di toccarlo!”, ma mi limitai a guardarlo dicendogli: “Va bene, andrò altrove”. E lo lasciai lì da solo come uno stoccafisso.
Il prete deve averci pensato su, perché due settimane dopo, vedendomi a Messa, si avvicinò per chiedermi se avessi il fazzolettino per la Comunione (cosa che avevo proposto). Al mio no, proposi di di lasciarmi per ultima e di darmi l’ostia in bocca. E così fece, e diede anche disposizioni in tal senso all’altro sacerdote, appena consacrato, il quale però, finita la Messa, dopo che lo ringraziai per la Comunione, ebbe la faccia tosta di dirmi che la Comunione una volta veniva data sulla lingua perché “all’epoca i contadini avevano le mani sporche”. Se questa è la formazione che i preti ricevono nei seminari, stiamo freschi!
Da allora in ogni caso mi danno sempre la Comunione in bocca. Vado per ultima e la ricevo. Sto in piedi, ma faccio un inchino.
Morale: alle volte, piuttosto che esser gentili e remissivi, è meglio farli vergognare un po’!
Dio La Benedica!
Raffaella
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Caro Valli,
dopo la lettura degli interventi dei lettori nel blog in merito alla Comunione in bocca, desidero dare un piccolo contributo. Nel santuario carmelitano in cui mi reco per ogni festività la procedura per potersi comunicare in bocca è alquanto semplice, come richiesto dagli stessi sacerdoti del santuario: “Chi vuole comunicarsi in bocca si metta in fila per ultimo”. Semplice e pratico.
Secondo me, quelli che vorrebbero mettersi in fila per ultimi sono più di quelli che effettivamente lo fanno, ma molti indulgono alla “regola” della Comunione sulla mano perché si sentono esposti alla disapprovazione dei curiali osservanti. Gli stessi osservanti che nella prima domenica in cui la mascherina non fu più obbligatoria ma fortemente raccomandata, al momento dello scambio della pace mi squadrarono, non so se più terrorizzati o sconvolti, perché ero l’unico con mascherina in tasca e gran sorriso sulle labbra.
Posso aggiungere che quando sto in fondo alla fila per la Comunione provo un sentimento di costernazione nel vedere molti portare il Cristo da una mano all’altra e poi in bocca come se fosse una patatina all’ora dello Spritz. Poi me ne pento, perché non è bene giudicare i comportamenti altrui, soprattutto ricordando che anch’io mi ero rassegnato alle precedenti disposizioni e prendevo la Particola in mano.
Cordiali saluti e complimenti per il suo blog.
Alberto
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Caro Valli,
mi unisco al dispiacere e al disagio: ormai la maggior parte dei sacerdoti ha preso questa – a mio modesto avviso – cattiva abitudine di non concedere ai fedeli la possibilità di ricevere l’Eucarestia in bocca.
Ho provato a confrontarmi con il mio parroco, ma il diniego è stato chiaro. Così anche in un’altra diocesi in cui mi trovo per le vacanze.
Che fare? Non sono né sacerdote, né teologo o liturgista o diplomato in scienze religiose. Posso solo affermare che ho optato per la Comunione spirituale secondo la formula di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Non è la stessa cosa, ma è in ogni caso Comunione.
Quando posso, soprattutto nelle feste per noi cattolici più importanti, faccio qualche chilometro in auto per partecipare a una Messa ove so per certo che il Corpo di Cristo viene dato sulla lingua, come – se vogliamo dirla tutta – le norme della Chiesa prevedono. Tutti sappiamo che la Comunione sulla mano era ed è solo un indulto.
Fabrizio