Darya Dugina, nota anche come Daria Platonova, figlia di Alexander Dugin, filosofo, scienziato politico e ideologo del mondo russo, era attivissima come giornalista, in prima linea, come il padre, nel confronto con l’Occidente.
Darya, Dasha per gli amici, era nata il 15 dicembre 1992. Nel 2015 si era laureata presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Statale di Mosca. Successivamente, insieme al padre, aveva insegnato filosofia e scienze politiche e lavorato come osservatrice politica per il Movimento Eurasiatico Internazionale, fondato da Alexander Dugin.
Per molto tempo Darya aveva lavorato a Tsargrad, dove aveva condotto il programma “Il nostro punto di vista” e pianificato di tornare in onda di nuovo con un’altra trasmissione.
Ecco che cosa scriveva Dasha descrivendo il suo lavoro a Tsargrad: “Monitoraggio di migliaia di media stranieri, dirette orarie giornaliere, ospiti interessanti. Un programma su media, reti e guerre dell’informazione”.
I colleghi la ricordano così: “Non ha mai avuto paura di dire la verità, come suo padre. All’inizio di luglio, Dugin e lei erano stati inclusi nell’elenco delle sanzioni del Regno Unito. Il ministero degli Esteri britannico affermò in una dichiarazione che la figlia di Dugin era ‘una frequente e nota autrice di disinformazione sull’Ucraina su varie piattaforme online'”.
Secondo Londra, Dasha “sosteneva e promuoveva politiche o azioni che destabilizzano l’Ucraina e ne minano o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità o l’indipendenza”. In realtà, dicono gli amici e colleghi, Dasha lottava per difendere il mondo russo.
Il comandante militare Akim Apachev è stato uno degli ultimi a parlare con Dasha poco prima della sua morte. Ricorda: “La sera del 20 agosto ho incontrato Daria Platonova e suo padre Alexander Dugin al Festival della tradizione. Fin dai primi secondi, ci siamo tuffati nella discussione. Abbiamo parlato dell’idea russa, dell’impero e della guerra culturale. Dasha era sempre brava a collegare tutti gli aspetti. Era sempre acuta e profonda”.
Anche il politologo Sergei Karnaukhov è stato tra coloro che hanno parlato con Dasha poco prima della sua morte: “Durante l’intervista l’ho ascoltata e ho pensato che fosse una persona incredibilmente colta e brillante, non conoscevo nessuna più intelligenti di lei. Ho paura di rendermi conto di che cosa è successo”.
Il giornalista Abbas Juma ha pubblicato un toccante post su Dasha: “Mia cara sorella, ti conoscevo da tanti anni. Non hai mai chiesto nulla, hai sempre dato, aiutato, sostenuto. Sempre così felice di vedermi. Eri così sinceramente interessata a ciò che ti accadeva intorno, facevi sempre domande, pensavi. Riposa in pace. Le più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici. Non posso crederci”.
La figlia di Alexander Dugin è stata uccisa nell’esplosione della sua auto la sera del 20 agosto sull’autostrada Mozhaisk. Secondo gli inquirenti, un ordigno esplosivo è stato piazzato sotto il sedile del conducente dell’auto. Si parla di omicidio su commissione, forse ordinato da Kiev. Nel mirino c’era probabilmente lo stesso Dugin, che però all’ultimo momento ha deciso di viaggiare su un’altra auto.
Intanto Sergey Goncharov, veterano delle forze speciali russe, ha dichiarato che è tempo che i servizi speciali russi cambino le loro tattiche nella lotta contro le provocazioni di Kiev. Secondo Goncharov, non si può affidare tutto il lavoro alla Guardia nazionale e al ministero della Difesa. In un’intervista a Tsargrad, Goncharov, presidente dell’Associazione dei veterani dell’unità antiterrorismo Alfa, ha affermato che la Russia deve creare un’unità separata per combattere il sabotaggio ucraino. Secondo lui, ora Kiev ha iniziato a fare la guerra su due fronti, iniziando a compiere sabotaggi sul territorio della Russia.