Il cardinale statunitense Raymond Leo Burke – avvocato canonista ed ex arcivescovo di St. Louis – potrebbe essere un outsider da prendere in considerazione nella corsa alla successione di papa Francesco in caso di dimissioni imminenti. Dal momento che, quando si è trattato di selezionare nuovi cardinali, la Chiesa degli Stati Uniti è stata consumata dal dibattito sul motivo per cui Francesco ha trascurato l’arcivescovo Salvatore Cordileone e il presidente della Conferenza episcopale Usa, l’arcivescovo José Gomez, a favore del vescovo Robert McElroy, la possibilità che Burke possa essere il candidato a sorpresa non è da escludere.
Nell’ultimo mezzo secolo, la Chiesa cattolica è stata diffidente nel considerare un pontefice nordamericano, dato lo status di superpotenza degli Usa e i timori di un’eccessiva concentrazione del potere. Oggi, tuttavia, un relativo declino del potere degli Stati Uniti può giocare a vantaggio dei cardinali americani dato che tale argomento sta iniziando a perdere la sua influenza. Nel frattempo, l’elezione di un papa latinoamericano ha forse preannunciato una nuova era di pontefici che vengono da fuori Europa.
Le recenti accuse contro il cardinale canadese Ouellet potrebbero a loro volta aiutare la causa di un candidato conservatore come Burke, visto che una nuvola aleggia ormai sulla testa di Ouellet e crea l’opportunità per un candidato conservatore di raccogliere sostegno attorno a sé.
Burke è un noto tradizionalista che ha accolto con favore l’elezione del presidente Trump, elogiando la sua posizione sull’aborto. Nel frattempo, come ha sostenuto Michael Warren Davis sul Catholic Herald, ci sono state voci di tensioni tra il Vaticano guidato da Francesco e Burke.
Secondo Davis, “Burke è senza dubbio tra i primi dieci prelati più influenti nella Chiesa oggi e gran parte di questa influenza è stata utilizzata in modi decisamente in controtendenza. Burke è stato tra i quattro cardinali dei dubia che hanno chiesto a Francesco di chiarire alcuni punti della sua enciclica Amoris laetitia, pubblicata nell’aprile 2016”. Mentre “Francesco ha ripetutamente esortato le nazioni europee ad accogliere più rifugiati dal Medio Oriente, Burke lancia gravi avvertimenti sulla diffusione della Sharia in Occidente”.
Parlando al Tablet, Burke ha affermato che non esiste “equivalenza morale” tra aborto e benessere dei migranti. Ha aggiunto che se è vero che i rifugiati devono essere trattati con cura, occorre esprimere un “giudizio prudenziale” su quanti migranti accogliere. In ogni caso, ha ricordato, l’aborto “è l’omicidio sistematico di esseri umani nella loro fase più vulnerabile di sviluppo”.
Nel 2019, Burke si è unito al cardinale Brandmüller nel sollecitare la fine della “piaga dell’agenda omosessuale”, esortando i vescovi a rompere la loro complicità sui casi di abuso. Burke e Brandmüller hanno affermato che come causa principale degli scandali la Chiesa ha erroneamente indicato l’abuso di potere da parte del clero piuttosto che il fenomeno dei sacerdoti che si sono “allontanati dalla verità del Vangelo”. Ha apertamente criticato il Papa e messo in dubbio l’autorità di Francesco a proposito del tentativo di eliminare la Messa tradizionale.
Se il simbolismo conta, allora – come anche nel caso del cardinale ungherese Péter Erdő – la scelta del cardinale Burke darebbe un enorme impulso alle forze conservatrici all’interno del suo Paese d’origine. La differenza è che Burke negli Usa è una figura più divisiva all’interno del suo paese d’origine e meno propensa a conquistare cardinali progressisti. Mentre il conservatorismo sta nuotando con la marea nell’Europa centrale e orientale, il conservatorismo negli Stati Uniti è bloccato in una lotta per la vita o la morte con il liberalismo.
Detto questo, Burke è spesso considerato il leader de facto della Chiesa cattolica negli Stati Uniti, con un enorme sostegno e autorità tra i cattolici conservatori di tutto il mondo. Tuttavia, le probabilità potrebbero essere contro Burke – e i suoi colleghi conservatori nel Collegio cardinalizio – dato che papa Francesco ha selezionato uomini a sua immagine (83 dei 132 cardinali elettori sono stati scelti da Francesco) e d è più probabile che il Collegio scelga un candidato per la continuità. D’altra parte, essendo un affare sempre meno europeo, il Collegio cardinalizio potrebbe adottare un nuovo approccio.
Tuttavia, è probabile che si punti su un candidato di continuità come il cardinale filippino Luis Antonio Tagle o il cardinale italiano Matteo Zuppi. Tagle è probabilmente avvantaggiato, visti i cambiamenti demografici della Chiesa e la sensazione che un italiano possa non essere in grado di raggiungere un pubblico globale. Detto questo, Burke beneficia anche del precedente non europeo stabilito da Francesco, mentre il fatto di essere anglofono è un altro vantaggio (sebbene anche Tagle sia anglofono). Il vantaggio maggiore per Burke è forse la possibilità che, se Ouellet è davvero fuori dalla corsa, non ci sia un altro candidato nordamericano altrettanto scontato.
Nel gruppo di cardinali più globale di sempre riunito a Roma per un concistoro dalla tempistica sorprendente, molti si sono incontrati per la prima volta. I due giorni di incontri a porte chiuse potrebbero essere stati una prova generale per la selezione di un eventuale successore del Papa. Questo potrebbe essere il momento in cui emergono i candidati principali. A questo proposito, sebbene le divisioni tra i cattolici statunitensi sull’aborto stanno a significare che Burke potrebbe avere molti nemici, è probabile che il cardinale conquisti i tradizionalisti. Il fatto che Cordileone sia stato preferito a McElroy ha attirato i titoli dei giornali, eppure potrebbe essere che i cattolici statunitensi abbiano un candidato papale alternativo, a sorpresa, proprio tra di loro.
Fonte: catholicherald.co.uk
Titolo originale: Cardinal Burke: the dark horse in the running to succeed Pope Francis
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