di Massimo Viglione
In un articolo del 28 agosto scorso sul Corriere della sera (L’eclissi cattolica in politica), Ernesto Galli della Loggia – prendendo spunto da un precedente articolo di Andrea Riccardi del 18 agosto in cui si auspicava la solita rinascita dell’azione dei cattolici in politica – svolge con la usuale lucidità, ma anche con la non meno usuale parzialità, alcune considerazioni che meritano approfondimento.
Ridotto all’essenziale, il messaggio dell’autore è questo: è vero che sarebbe molto opportuna la rinascita di una seria e coordinata azione politica unitaria dei cattolici, ma il problema vero risiede nelle cause storiche della dispersione e in fondo dell’annullamento della loro azione dopo il terremoto di Tangentopoli. E Galli della Loggia riscontra la causa principale di tale suicidio politico nel frazionamento ideologico (e quindi dottrinale) avvenuto tra i cattolici negli ultimi decenni, al punto tale che ciò che oggi li unisce non è più il magistero della Chiesa né, al di là dell’attaccamento sentimentale, la figura stessa del papa (tanto è vero che ognuno del magistero dei papi prende solo ciò che gli piace e scarta ciò che non gli aggrada), ma solo la figura del sacerdote. Siamo insomma giunti, in questo processo di autodissoluzione, al nocciolo, e pertanto sarà ben difficile che si possa realizzare l’auspicio di Riccardi.
Vorrei sottolineare, prima di trarre alcune considerazioni, questo passaggio specifico di Galli: «Ma oggi il termine cattolico può consistere in molte cose molto diverse tra di loro: in un adepto di Sant’Egidio candidato del Pd come in un innamorato della lezione di don Giussani militante nel centrodestra, in un estimatore del “giusto mezzo” di Montini o in un bergogliano tutto ecologia e periferia».
L’Autore, forse inconsciamente (o forse no), in questa frase ha toccato il cuore della questione. Egli individua le fasce, a sua opinione fondamentali, della divisione politica (e dottrinale) del mondo “cattolico”, mettendo a sinistra Sant’Egidio (quindi il progressismo e l’ecumenismo tout court) e come “centro-destra”, Comunione e Liberazione, quella CL che pochi giorni or sono ha applaudito gente come Speranza e Di Maio e ha riservato la sua usuale standing ovation a Draghi, ovvero all’intero sistema del Nuovo Ordine Mondiale in Italia, un sistema che, dopo tutto quanto fatto in questi due anni nel campo del totalitarismo sanitario e dell’oppressione anticostituzionale delle libertà (e delle finanze) degli italiani, ora si accinge a ridurci al freddo e alla fame e a darci gli insetti come cibo, con la scusante della guerra, ai fini della cosiddetta “transizione ecologica”. Al “centro”, poi, pone i “montiniani”, ovvero il mondo del Concilio della “democristianitudine” morotea. A sé stanti, o come estrema sinistra, i bergogliani, tutti “periferia ed ecologia”.
A ben vedere, si potrebbe quasi parlare di: giacobini, girondini, foglianti e sanculotti… È un caso?
Perché questa frase, che forse altri definirebbero la meno felice dell’articolo, è a parer nostro, di contro, la più significativa ed essenziale? Per due ragioni antitetiche: la prima, per ciò che include: in fondo, un mondo intero, quello della Rivoluzione nella Chiesa; la seconda, per ciò che esclude aprioristicamente: quello della Controrivoluzione, o della Tradizione.
Galli ha ragione piena ad affermare che il mondo “cattolico” è ormai polverizzato in tante correnti e sottocorrenti ideologiche, che seguono solo ciò che gli aggrada del magistero della Chiesa come di quello specificamente recente dei papi conciliari. Anzi, potremmo dire che proprio l’assoluto relativismo dottrinale e operativo è la carta di identità della Chiesa post-conciliare. Inutile perdere tempo a spiegare tale affermazione, in quanto equivarrebbe a spiegare che l’erba è verde o che l’acqua bagna. E ha anche ragione quando evidenzia il fallimento del tentativo del cardinal Ruini (ma anche di Ratzinger) di porre come estremo confine della salvezza i valori non negoziabili, cui oggi nessuno o quasi fa più riferimento. È bastato un Bergoglio qualsiasi per annientare tutto il trentacinquennio dello pseudo conservatorismo woitylian-ratzingeriano.
Il limite invece del suo ragionamento risiede – inconsciamente o in maniera astutamente consapevole? – nel dare per presupposto, o nel voler far credere, che “cattolici” siano solo i parametri sopra indicati: giacobini, girondini, foglianti e sanculotti. Ovvero, il voler fare in modo, sempre e disperatamente, che ogni forma di ragionamento, anche sulla Chiesa, debba rientrare nello schematismo rivoluzionario, escludendo a priori ogni possibile apertura all’impostazione controrivoluzionaria. Impostazione che, nel caso della Chiesa, viene a corrispondere con i diciannove secoli della sua storia anteriori al Concilio.
Detto in parole semplici: ancora una volta Galli della Loggia si presta al gioco di voler far credere che i “cattolici” siano solo quelli che piacciono a lui, al mondo laico e laicista, al sistema “crocio-gramsciano” di delnociana memoria, al potere mediatico imperante. E questi cattolici, guarda caso, si possono declinare perfettamente secondo lo schema invalso dalla Rivoluzione Francese in poi (sinistra, moderati di sinistra, moderati di centro-destra, estrema sinistra). Fuori di questo, non v’è cattolicità, potremmo dire, o comunque vi sono i “brutti e cattivi” (tradizionalisti, controrivoluzionari, preconciliari, cattolici “estremisti” o “integralisti” eccetera). Una sorta di “Extra hanc Ecclesiam (ovvero quella che piace a noi che comandiamo), nulla Ecclesia, nulla salus”. Dove cosa sia l’Ecclesia e da chi sia composta viene stabilito appunto da loro. Esattamente come è sempre avvenuto con i controrivoluzionari di tutti i tempi, o sterminati fisicamente o fatti scomparire della memoria storica.
Invece, si deve rispondere al Galli della Loggia che, pur avendo lui colto il cuore della questione (frazionamento ideologico e dottrinale), e pur denunciando lui l’errore di Riccardi che non esamina le cause e quindi non trova soluzioni, anch’egli commette lo stesso errore di Riccardi circa le soluzioni. Perché si è precluso alla comprensione delle cause primissime di questa situazione.
Cause che non sono politiche o sociologiche, bensì prettamente religiose, in quanto risiedono, infatti, nella progressiva penetrazione, cancerogena, della Rivoluzione modernista e neomodernista nella Chiesa, fino al Concilio e poi per tutto il post-Concilio, fino, oggi, alla ulteriore tappa del bergoglismo dissolutore e pagano.
Il relativismo dottrinale, e quindi ideologico e pure morale, che pervade e distrugge il Corpo Mistico della Chiesa nel suo lato umano, ha una causa ben precisa che si individua nel tradimento ricercato, perpetrato e continuato della dottrina immutabile della Chiesa cattolica, del suo Magistero universale, della sua teologia e morale tradizionali e, soprattutto, della sua liturgia di sempre. Tradimento perpetrato non più e non solo da minoranze eretizzanti, ma da quasi tutto il corpo ecclesiastico, fino alle massime gerarchie incluse, ognuna alla propria maniera.
“Lex credendi, lex orandi”: antichissimo insegnamento della Chiesa, che significa che come si prega così si crede. Se la Messa è teocentrica e finalizzata alla salvezza e alla santificazione (come fu dagli albori fino al 1969), ne scaturiscono una teologia e una dottrina tradizionali immutabili e santificanti. Se la Messa viene mutata da un giorno all’altro dopo secoli per renderla antropocentrica e finalizzata alla partecipazione e in fondo al coinvolgimento emotivo e personale (quasi ludico) del fedele, ne discende una teologia emotiva e personale, quasi ludica, che ovviamente sfocia nel relativismo dottrinale e ideologico, anticamera di quel frazionamento politico di cui sopra.
Se la Chiesa insegna che esistono leggi immutabili, comandamenti divini, una legge naturale cui sono vincolati tutti gli uomini di tutti i tempi e tutti i luoghi, ne consegue un senso della Verità, della Bontà, della Giustizia (divina e umana) e della Bellezza oggettivamente coinvolgente ogni essere umano. Se invece prevale l’evoluzionismo dei dogmi, il soggettivismo e il sentimentalismo spirituale, liturgico, emotivo, si afferma il senso di ribellione e ciò che unisce rimane solo il sacerdote, come Galli stesso ammette. Ma il problema è che il sacerdote – svincolato a sua volta da tutto il Depositum Fidei della Chiesa e preoccupato solo di non dispiacere al vescovo (a sua volta nella stessa identica situazione di soggezione verso la Conferenza Episcopale e verso il papa stesso) e ai suoi parrocchiani per garantirsi la “pagnotta” quotidiana – è solo un uomo senza più radici, che deve inventarsi una fede sempre mutante per stare al “passo coi tempi” (i famosi “segni dei tempi”) e finisce per essere spesso proprio lui il primo dissolutore di ogni verità oggettiva.
Potremmo continuare a lungo con le esplicazioni della progressiva, immensa opera di dissoluzione, a tutti i livelli e su tutti i fronti, del lato umano della Chiesa cattolica e quindi della sua stessa dottrina immutabile e delle verità oggettive divine e naturali da parte dei suoi uomini, ma reputiamo che non occorra insistere per chiarificare ciò che è evidente. Concludiamo invece rimarcando la verità mai presa in considerazione da Galli della Loggia (e da tutto il suo mondo), che poi è l’unica vera via di soluzione al problema qui trattato.
Il relativismo dissolutore di ogni verità oggettiva, e quindi fautore del frazionamento spirituale, umano e anche politico, lo si può combattere non con i desideri di Riccardi, che rappresenta invece l’incarnazione vivente di tutto quanto sopra indicato, né con le lucide ma non feconde osservazioni socio-politiche di Galli della Loggia, né tanto meno con tutta la metodologia conciliar-modernista (non si cura un male con la causa del male stesso), bensì con il radicale, intransigente, fermissimo e pieno ritorno alle verità oggettive della Chiesa cattolica di sempre, come alla sua liturgia teocentrica di sempre, come al suo apostolato di sempre.
Se è vero che una qualsiasi problematica (l’aborto, l’eutanasia, l’immigrazionismo, l’ecumenismo, il vaccinismo o quello che volete) nella Chiesa di oggi scatena la ridda infernale delle differenti posizioni e delle più svariate sfumature delle differenti posizioni, proprio a causa della progressiva scomparsa del rispetto del Magistero universale, delle norme della legge naturale e della stessa autorità umana (papa e vescovi in primis), la soluzione può essere solo il radicale ritorno al rispetto pieno del Magistero di sempre e delle leggi divine e naturali immutabili. E solo questo pieno rispetto e questa fedeltà assoluta danno legittimità alla gerarchia ecclesiastica, rendendola realmente vincolante nelle sue decisioni. E possono quindi restaurare una vera unità di veri cattolici.
Pertanto, diciamolo chiaramente: il primo errore che fa Galli della Loggia è far passare per cattolici coloro che cattolici non sono più. Certo, cattolici in quanto battezzati lo siamo tutti. Pure Adolf Hitler era cattolico in tal senso, come Stalin ortodosso; pure Pannella era battezzato e la Bonino lo è: ma chi li definirebbe cattolici? Con “cattolico” si deve intendere non chi è solo battezzato o chi si autoproclama tale, ma chi, al di là del discorso della santità personale, aderisce pienamente e operativamente alle norme del Vangelo, del Magistero teologico, morale, e anche socio-politico della Chiesa nella sua venti volte secolare docenza, della legge naturale e anche della più antica e universalmente accettata Tradizione.
In tal senso, si viene a scoprire che, al di là del battesimo e delle loro autoproclamazioni quasi sempre strumentali, i giacobini, girondini, foglianti e sanculotti di cui sopra cattolici non lo sono più. Ed è quindi una forzatura inaccettabile continuare a presentarli come unico paradigma di una realtà che essi non rappresentano più, in quanto sono modernisti, neomodernisti, progressisti, ovvero l’opposto dell’essere cattolico (come gli applausi a Draghi danno conferma incontrovertibile). Il cattolico è invece connesso all’immutabilità della Verità oggettiva e in questa connessione trova la sua vera libertà (e santità), mentre gli altri si sono fatti servi del liberalismo a-morale e del socialismo eversivo, e, in quanto tali, non sono più cattolici.
La soluzione quindi risiede nel rifiuto totale della Rivoluzione non solo nella società, ma anzitutto nella Chiesa, con il ritorno alla sua liturgia di sempre (rito romano apostolico) e alla sua spiritualità, dottrina e apostolato di sempre, nella Tradizione dei venti secoli precedenti il Concilio Vaticano II.
Il vero cattolico, in tal senso, non è il rivoluzionario conciliare, ma il controrivoluzionario tradizionale, l’unico che, al di là dei peccati e delle inevitabili debolezze personali di ogni essere umano, ha compiuto la scelta di essere fedele alla Chiesa di sempre nella maniera di sempre. Ovvero, alla Chiesa precedente il Concilio Vaticano II. E, anzitutto, nella piena adesione al suo immutabile Magistero universale e alla sua tradizionale dottrina.
Il problema di Galli e di tutto quel mondo, come del mondo modernista interno alla Chiesa, è che oggi questi veri cattolici stanno crescendo di giorno in giorno. Non per niente, vengono perseguitati dallo stesso clero ufficiale e modernista, a partire dalla guerra alla Messa apostolica di sempre, la sola che riempie, e in modo crescente, le chiese altrimenti svuotate.
Solo questo numero, ancora esiguo ma come detto sempre crescente, di veri cattolici può sperare di ricostruire una forza unitaria veramente cattolica, per tutte le ragioni suddette. E da questi quindi bisogna partire.
Quanto detto vale anche in politica: l’unico partito cattolico possibile è quello che si ispiri radicalmente e integralmente al Vangelo e al Magistero universale di sempre della Chiesa, alla legge naturale e alla Tradizione cattolica in politica ed economia. E in ogni settore dell’umana società.
Questo partito non è mai esistito in Italia (la Democrazia cristiana era invece il partito del relativismo conciliare e liberale) né, ci sentiamo di dire, nel mondo. Forse è giunto il momento di costituirlo dinanzi alla tragedia che stiamo vivendo e che purtroppo vivremo nei prossimi mesi e anni. Per questo chi scrive, insieme ad altri amici integralmente cattolici, ha compiuto passi in questa direzione (www.liberiinveritate.it).
Un passo che tutti i Galli della Loggia non vorranno mai prendere in considerazione. Perché crollerebbe l’intero sistema “giacobini-girondini-foglianti-sanculotti”. Ovvero la Rivoluzione nella Chiesa, che sta ormai giungendo al suo abisso.
In quella Chiesa ove, invece, per raggiungere l’unità dei cattolici, l’unica possibile occorre portare la Controrivoluzione e riportare la Tradizione. Per essere liberi nella Verità.
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