Quattro esperimenti psicosociali (più uno) che spiegano come funziona la mente umana. E come il potere ne approfitta
Cari amici di Duc in altum, vi propongo questa mia traduzione-rielaborazione di un articolo che ho trovato interessante. Specie di questi tempi…
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Il mondo è un posto veramente confuso. Le persone fanno spesso cose che non hanno alcun senso, pensano cose che non sono supportate dai fatti, sopportano situazioni che non dovrebbero sopportare e attaccano ferocemente coloro che cercano di portare questi problemi alla loro attenzione. La vicenda Covid ha offerto numerosi esempi.
In proposito, “cognitive dissonance” (dissonanza cognitiva), “diffusion of responsability” (diffusione della responsabilità) e “learned helplessness” (impotenza appresa) sono espressioni che circolano abbastanza regolarmente, ma da dove vengono e cosa significano?
La dissonanza cognitiva si manifesta quando, in relazione a un dato tema, un soggetto esprime idee e comportamenti incoerenti. E poiché la dissonanza provoca disagio, la persona tenterà di ridurla modificando o l’idea o il comportamento. Un classico esempio di dissonanza cognitiva si trova nel racconto La volpe e l’uva, tratto dalle Favole di Esopo, in cui la dissonanza fra il desiderio dell’uva e l’incapacità di arrivarvi conduce la volpe a elaborare la conclusione che “l’uva è acerba”.
La diffusione della responsabilità è un fenomeno psicologico e sociale in base al quale è meno probabile che una persona si assuma la responsabilità di un’azione o di una non-azione quando fa parte di un gruppo. Per esempio, in situazioni di emergenza, gli individui si sentono meno responsabili di rispondere o chiedere aiuto in prima persona se sanno che sono presenti altri loro simili.
L’impotenza appresa può essere definita come uno stato mentale in cui un essere vivente, dopo che è stato esposto a frequenti stimoli spiacevoli o addirittura dolorosi, in occasione di un successivo incontro con questi stessi stimoli si mostra incapace di evitarli benché essi siano evitabili.
Alcuni esperimenti psicosociali sono rivelatori.
- L’esperimento di Milgram
A partire dal 1963, lo psicologo di Yale Stanley Milgram condusse una serie di esperimenti conosciuti come Milgram Obedience Experiments.
Una persona autorevole, un esperto in camice bianco, chiede al soggetto A di condurre un test di memoria sul soggetto B e di somministrare scosse elettriche quando B commette errori. Le scosse non sono reali e il soggetto B è un attore che, fingendo di soffrire, piange, chiede aiuto o addirittura sviene.
Ebbene, nonostante l’evidente sofferenza del soggetto B, la stragrande maggioranza dei soggetti A continua a sottoporlo alle scosse. La conclusione di Stanley Milgram è che si tratta, appunto, di un caso di “diffusione di responsabilità”, processo psicologico attraverso il quale una persona può giustificare il fare del male a qualcuno se crede che non sia davvero colpa sua, che non sarà ritenuta responsabile e/o non ha altra scelta perché sottoposta a un’autorità.
Tutte le istituzioni possono utilizzare questo meccanismo psicologico per spingere le persone ad agire contro il proprio codice morale. L’esercito, la polizia, il personale ospedaliero: ovunque ci sia una gerarchia o un’autorità percepita, le persone possono cadere vittime della diffusione della propria responsabilità.
- L’esperimento della prigione di Stanford
Meno famoso del lavoro di Milgram è il Prison Experiment di Philip Zimbardo, condotto alla Stanford University nel 1971. In una finta prigione un gruppo di soggetti designati come “guardie” e un altro di soggetti designati come “prigionieri” convissero per una settimana.
A entrambe le parti furono fornite uniformi e ai prigionieri fu assegnato un numero. Alle guardie venne ordinato di rivolgersi ai prigionieri solo con il numero, mai per nome.
In breve, nel corso della settimana le guardie diventarono sempre più feroci, infliggendo punizioni ai prigionieri disobbedienti e premiando i “buoni”, allo scopo di dividere i carcerati. Molti dei prigionieri subirono l’abuso e diedero inizio a lotte intestine tra “piantagrane” e “bravi prigionieri”.
Sebbene tecnicamente non sia un esperimento nel senso più puro (non c’era alcuna ipotesi da testare e nessun gruppo di controllo), lo studio rivelò modelli di comportamento interessanti.
Le guardie carcerarie diventarono sadiche e i prigionieri obbedienti. E tutto ciò sebbene nessuna legge reale venisse violata, non ci fosse nessuna vera autorità legale e nessun reale obbligo di restare. Conclusione: se a qualcuno attribuisci potere e disumanizzi i soggetti che gli vengono sottoposti, colui che ha il potere darà facilmente vita a comportamenti repressivi, fino al sadismo.
L’applicazione, anche in questo caso, è infinita. Lo abbiamo visto con la vicenda Covid. Se inizi a trattare le persone secondo una certa narrazione data come valida e acquisita, la maggioranza la accetterà e incolperà la minoranza, dipinta come minacciosa perché si rifiuta di collaborare. Negli ultimi anni alle forze di polizia di tutto il mondo sono stati improvvisamente concessi nuovi poteri e di essi hanno prontamente abusato, perché i contrari ai loro occhi erano stati disumanizzati. Dobbiamo sapere che quelle reazioni sono state progettate, non sono state accidentali.
- L’esperimento di Asch
Questo esperimento non è brutale come quelli di Milgram e Zimbardo, ma forse più inquietante nei risultati.
Diretto per la prima volta da Solomon Asch negli anni Cinquanta, riunisce un soggetto reale dell’esperimento e una manciata di soggetti falsi, in realtà attori. Uno per uno, ai soggetti viene posta una serie di domande a scelta multipla la cui la risposta è sempre ovvia, ma tutti i soggetti falsi danno una risposta sbagliata. Il soggetto reale manterrà la propria risposta corretta, o comincerà a conformarsi al gruppo?
La conclusione è stata che il 36% dei soggetti sottoposti all’esperimento ha iniziato a modificare le proprie risposte per allinearsi all’opinione generale, sebbene sapesse che era sbagliata. Circa un terzo dei soggetti, dunque, ha cambiato idea o finto di cambiarla per il solo fatto di essere minoranza. Si è adeguato per un bisogno di conformità.
Sondaggi organizzati o inventati, conteggi dei voti falsi alle elezioni, campagne sui social media: moltissimi gli strumenti che si possono usare per creare questo falso consenso. Così si fabbrica una maggioranza.
L’esperimento è stato fatto un milione di volte in dozzine di varianti, con una scoperta interessante: se si mette nel gruppo una sola persona che, anziché dare una risposta sbagliata, concorda con il soggetto del test, la conformità si riduce moltissimo. Le persone odiano essere una voce isolata, ma sopportano di essere in minoranza se soltanto hanno un po’ di sostegno. Buono a sapersi!
- Esperimento di dissonanza cognitiva di Festinger
L’esperimento è il meno noto della lista, ma per certi versi il più affascinante. Risale al 1954 e l’ideatore fu Leon Festinger.
A un soggetto viene assegnato un compito fisico ripetitivo e noioso. Dopo che il compito è stato completato, gli viene chiesto di andare a preparare il soggetto successivo (in realtà un assistente degli sperimentatori), ma l’ordine è di mentirgli dicendogli che il compito è molto interessante.
I soggetti vengono divisi in due gruppi: ai primi, come ricompensa per aver mentito, vengono dati venti dollari a testa, ai secondi solo un dollaro a testa. Poi, dopo aver mentito ed essere stati pagati, i soggetti prendono parte a un’intervista post-esperimento ed esprimono i loro pensieri.
È interessante notare che coloro che sono stati ricompensati con venti dollari generalmente dicono la verità, ovvero che hanno trovato il compito davvero noioso e ripetitivo, mentre quelli che hanno ricevuto un solo dollaro il più delle volte affermano di aver apprezzato il compito loro affidato.
Questa è dissonanza cognitiva in azione. Per il gruppo da venti dollari i soldi sono stati una buona ragione per mentire e possono così giustificare il proprio comportamento. Invece il gruppo da un dollaro, non avendo avuto una buona ragione per mentire, deve costruirsi inconsciamente una giustificazione.
Casinò, giochi per computer e altri media interattivi utilizzano sempre questo principio: offrono ai giocatori un guadagno molto basso perché sanno che essi si convinceranno che a giocare si divertono. Allo stesso modo, le grandi aziende e i datori di lavoro possono fare affidamento su questo fenomeno per mantenere bassi i salari, sapendo che i lavoratori sottopagati mettono in moto un meccanismo psicologico che può convincerli a godere del proprio lavoro.
- La scala delle scimmie
Negli anni Sessanta gli scienziati di Harvard misero cinque scimmie in una gabbia con una scala a pioli nel mezzo. In cima alla scala c’era un mucchio di banane, tuttavia ogni volta che una scimmia cercava di salire ecco che la scala veniva spruzzata di acqua ghiacciata. Alla fine, le scimmie impararono a evitare la scala.
Poi una scimmia venne portata via e al suo posto ne fu introdotta una nuova, che non fu spruzzata. Naturalmente la nuova arrivata salì subito la scala e venne assalita dalle altre quattro scimmie.
Quindi venne rimossa una seconda scimmia e ne fu introdotta un’altra. Anche lei andò subito sulla scala e fu assalita dalle altre quattro scimmie, inclusa quella che non era mai stata spruzzata.
Gli sperimentatori continuarono a sostituire una scimmia per volta, finché non furono più presenti scimmie spruzzate con acqua gelata, eppure tutte si rifiutarono di avvicinarsi alla scala e impedirono alle nuove arrivate di farlo.
Conclusione: è possibile essere condizionati a piegarsi, senza pensare, a regole che non sono capite.
L’unico problema è che niente di tutto questo è mai successo. Infatti, nonostante sia facilmente reperibile in ogni angolo di internet, nonostante gli articoli di rivista che lo spiegano e le animazioni che lo raccontano, questo esperimento non è mai stato fatto. È un falso. Niente scale, niente scimmie, niente acqua fredda.
Quindi, sebbene questo presunto esperimento in realtà non ci insegni la mentalità del gregge, spiega il mondo moderno, perché ci mostra quanto facilmente un mito possa essere trasformato in realtà attraverso la pura forza della ripetizione.
Poi però il National Geographic ha effettivamente ricreato un esperimento simile a quello della scala delle scimmie, ma usando persone. Un soggetto entra nella sala d’attesa di un dottore piena di falsi pazienti. Al suono di un campanello, tutti i finti pazienti si alzano per un secondo e poi tornano a sedersi. Il vero paziente resta perplesso, ma dopo, di fronte al ripetersi del fenomeno da parte degli altri…
In seguito, uno per volta, i falsi pazienti se ne vanno, fino a quando rimane solo il soggetto dell’esperimento. Quindi, uno alla volta, vengono introdotti nuovi soggetti.
L’esperimento cerca di rispondere alle seguenti domande:
a) Il soggetto originale si alzerà al suono del campanello solo perché l’hanno fatto gli altri?
b) I soggetti continueranno ad alzarsi in piedi anche quando saranno soli nella stanza?
c) Insegneranno poi questo comportamento ai nuovi arrivati?
La risposta a tutte e tre le domande è “sì”.
Questo video parla chiaro.
Va notato che mentre il falso esperimento delle scimmie, mai avvenuto, è stato usato per insegnarci i pericoli della mentalità gregaria, l’esperimento nella sala d’attesa, con le persone, è usato per venderci l’idea che la mentalità da gregge esiste ma è potenzialmente una buona cosa.
Ricordiamo: i responsabili, l’élite, il Partito, i poteri – in qualunque modo vogliate chiamarli – conoscono questi meccanismi psicosociali. Li hanno studiati e probabilmente li hanno replicati innumerevoli volte su larga scala e in modi non etici che possiamo a malapena immaginare. Essi sanno come funziona la mente umana.
Sanno che possono far fare qualsiasi cosa alle persone se le rassicurano che non saranno ritenute responsabili.
Sanno che possono fare affidamento sulle persone per abusare di qualsiasi potere venga loro dato se le vittime sono disumanizzate e disprezzate.
Sanno che la pressione dei pari cambierà la mente di molte persone anche di fronte a una realtà innegabile, soprattutto se le fai sentire completamente sole.
Sanno che se alle persone offri solo una piccola ricompensa per aver completato un compito, esse faranno ricorso a una giustificazione psicologica per accettarlo.
Sanno che le persone faranno senza pensare qualsiasi cosa stiano facendo gli altri senza mai chiedere una ragione.
E sanno che le persone crederanno felicemente a qualcosa che non è mai accaduto se verrà loro ripetuto abbastanza spesso.
Sanno tutto questo. E usano questa conoscenza sempre.
Ogni pubblicità che vedi, ogni articolo che leggi, ogni film che esce, ogni notiziario, ogni post “virale” sui social media, ogni hashtag di tendenza. Ogni guerra. Ogni pandemia. Ogni titolo. Tutto è costruito tenendo a mente questi principi per suscitare reazioni emotive specifiche che guidano il nostro comportamento e le nostre convinzioni. È così che funziona: non per informarti, non per intrattenerti, ma per controllarti.
E l’hanno fatta diventare una scienza. Ricordalo sempre.
Fonte: off-guardian.org
Titolo originale: 5 Psychological Experiments That Explain the Modern World
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Fin qui la traduzione. Ma lasciatemi aggiungere che non ogni tipo di comunicazione è finalizzata alla manipolazione perversa. C’è ancora un’informazione non voglio dire obiettiva (non sono un adepto del mito dell’obiettività) ma, direi, pulita, onesta. Minoritaria, ma c’è. Non dobbiamo cedere allo sconforto.
A.M.V.
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