di Christian Peluffo*
“Noi difendiamo la scienza [evoluzionista] nonostante l’evidente assurdità di alcune delle sue affermazioni […], nonostante la tolleranza della comunità scientifica per delle favole immaginarie prive di verifica”. Così Richard Lewontin (1929-2021), uno dei maggiori scienziati evoluzionisti degli ultimi decenni, ammise la fallace solidità della sua teoria di riferimento, indicando, subito dopo, quanto le dominanti considerazioni sulla natura e la vita siano condizionate dalle ideologie antireligiose, “perché abbiamo un impegno aprioristico, un impegno materialista […] non possiamo aprire la porta al Piede Divino”.
In realtà quella del genetista statunitense è solo una delle sorprendenti dichiarazioni di scienziati evoluzionisti che impietosamente screditano la teoria tanto amata, spinti, solo dopo aver raggiunto i vertici della professione, a salvaguardare un poco la dignità che la medesima professione richiede.
Le stesse vicende che condussero alla proposta e all’affermazione del darwinismo furono profondamente impresse dall’inequivocabile timbro del positivismo, del materialismo, di un errato approccio nel considerare alcune tematiche sociologiche e finanche economiche, mentre l’impronta autenticamente scientifica si presentò da subito tanto sbiadita quanto confusa, come ammise lo stesso Charles Darwin (1809-1882) quando scrisse, fra le altre roboanti dichiarazioni, “la mia teoria è ipotetica in modo angosciante”.
“Che vuoi che sia”, s’affermerà, “ci sarà qualche scienziato evoluzionista un po’ confuso”.
“Che vuoi che sia”, si ripeterà, “nel volume Einsten non credeva a Darwin (Arianna Editrice) si apprende che il geniale fisico disprezzava la teoria dell’evoluzionista inglese, si scopre che negli ultimi 150 anni si sono succedute molteplici falsificazioni apposta generate per sostenere l’evoluzionismo. Tuttavia, non c’è alcun dubbio, l’evoluzione è un fatto; manuali universitari e canzoni, documentari e serie tv, musei e gadget, conferenze e adesivi hanno ormai sentenziato. Persino al catechismo lo hanno detto a mio figlio e anche quella vecchia suora si è infine convinta”.
Charles Darwin lo hanno infatti comodamente assiso, già quando eravamo bambini, sull’olimpo delle nostre menti, dunque lo assolviamo anche per quelle particolari affermazioni totalmente incastrate nel suo pensiero scientifico; ora un pochino razziste, indicanti l’umanità degli indigeni come una realtà prossima allo stadio scimmiesco, ora un pochino maschiliste, volenti l’uomo come autentico motore dell’evoluzione; egli infatti “giunge più avanti della donna qualunque azione intraprenda”.
Sarebbe da rigettare in toto il contributo di Darwin, oppure da considerarlo sul serio ed integralmente. In ogni caso la sua idea scientifica viene colpita e affondata, perché il nostro manifestò un’onestà intellettuale che molti attuali divulgatori non riescono nemmeno a concepire; scrisse ad esempio che se in futuro non si troveranno i così detti anelli di transizione (che in realtà, come ammise ancora, dovrebbero invadere la terra), la sua teoria sarebbe da rigettare.
Ad oggi i fossili recuperati sono più di un miliardo e, al netto delle stucchevoli e demenziali promozioni, non abbiamo nemmeno un anello di transizione, non uno. Se ne facciano una ragione Lucy, l’Archaeopteryx, il Tiktaalik, Wikipedia e le altre enciclopedie libere o imprigionate, e magari s’appuntino le parole di uno dei maggiori divulgatori evoluzionisti contemporanei, capaci d’accreditare a qualsivoglia linea evolutiva “la validità scientifica delle favole della buona notte” (Henry Gee).
Si badi, quando scrivo di evoluzionismo confutato non intendo la così detta microevoluzione, con la quale s’indica un adattamento più o meno rilevante di un essere vivente; è certo probabile che tutti i canidi delle terra si siano adattati partendo da una forma originaria di canide, che tutti i felidi si siano formati da un primordiale felide. Del resto, nessuno lo nega, ad esempio le molteplici razze di cani sono una realtà scaturita dalla selezione genetica diretta dall’uomo, originariamente agente sulla primordiale forma canina.
La macroevoluzione invece – quella che vuole i rettili originatisi dagli anfibi, gli anfibi dai pesci, l’uomo da un essere scimmiesco, la balena da un animale terrestre – è sempre più confutata dalle discipline scientifiche, ormai neganti la tesi che molte microevoluzioni possano condurre alla macroevoluzione.
Nella paleontologia come nella fisica, nella citologia come nella biochimica le varie teorie evoluzioniste trovano ostacoli insormontabili, ma è soprattutto il neo-darwinismo ad essere confutato senza appello; in particolare le nuove acquisizioni della genetica indicano, fra l’altro, che il codice genetico umano è in evidente regressione. Insomma, tutto il contrario dell’evoluzione.
Nell’ultimo capitolo del libro viene evidenziato come l’evoluzionismo e la falsificatrice propaganda, sua centenaria e sempre fedele sposa, abbiano partorito anche la storia che vuole la fede in un solo Dio essersi concretizzata dopo millenni di credenze politeiste/animiste/panteiste.
Essa è più credibile della demenziale favola indicante la “vita” nata dalla “non vita”, ormai ridicolizzata da schiere intere di scienziati credenti e non credenti, dunque più difficile da smascherare.
Il trucco però esiste, ad esempio posto con particolare cura quando per più di un secolo l’opera cultural-evoluzionista Mito, rituale e religione (1887) è stata divulgata e insegnata nelle università, mentre La formazione della religione (1898) – propugnante l’accreditata teoria che indica il Credo in un Unico Assoluto Dio già ben presente nei popoli primordiali – venne di fatto censurata.
L’autore del primo volume è Andrew Lang (1844-1912), l’autore del secondo è Andrew Lang, capace dunque, forte d’ulteriori undici anni di studio e della sua onestà intellettuale, di contrastare gran parte del suo precedente scritto; per almeno cent’anni, se ne faccia una ragione lo studioso, fatica assolutamente sprecata.
È l’evoluzionismo, bellezza! Lui censura, mistifica e deforma ciò che vuole, conscio che le bugie mille volte ripetute o persino disegnate nelle t-shirt rimangono nella mente, e forse nell’anima, più di qualunque verità ascoltata pochissime volte.
*autore di Einstein non credeva a Darwin, Arianna Editrice, 2022
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