L’intervista di “Paix liturgique” a monsignor Carlo Maria Viganò
In occasione della Conferenza Agere sequitur esse: la visione «teologica» del Great Reset, tenuta da monsignor Viganò per l’edizione di quest’anno dell’Università d’estate di Civitas [qui], Paix liturgique ha realizzato un’intervista all’arcivescovo.
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1 – Monsignore, perché dopo il Vaticano II la questione liturgica è così scottante?
La questione liturgica è di grande importanza perché nell’azione sacra si compendia la dottrina, la morale, la spiritualità e la disciplina del corpo ecclesiale che la compie. Così, come la Messa cattolica è espressione perfetta e coerente del Magistero cattolico, la liturgia riformata è espressione delle deviazioni conciliari, anzi essa rivela e conferma senza gli equivoci e le verbosità dei testi del Vaticano II la sua essenza eterodossa. Potremmo dire, per usare una similitudine, che nelle vene della Messa tridentina scorre il sangue sano del Vangelo, mentre in quello del nuovo rito scorre il sangue infetto dell’eresia e dello spirito del mondo.
2 – Papa Francesco, che non ha un grande interesse per la liturgia, non ha forse il merito di sollevare il vero problema dicendo che le due forme liturgiche, l’antica e la nuova, corrispondono a due ecclesiologie?
È esattamente quello che ho appena affermato, e che prima di me hanno denunciato i cardinali Ottaviani e Bacci nel loro Breve esame critico [qui], monsignor Lefebvre nei suoi molteplici interventi e altri vescovi e liturgisti. Quelle che Ella ha chiamato “due forme liturgiche” di un unico rito, sono in realtà due riti, uno pienamente cattolico e uno che tace le verità cattoliche e insinua errori di matrice protestante e modernista. In questo Bergoglio ha perfettamente ragione: chi abbraccia il Vaticano II e i suoi sviluppi ereticali non può trovare quegli errori espressi nella liturgia tradizionale, che per la sua chiarezza nella professione della Fede rappresenta una condanna e una negazione della mens che ha concepito il Novus Ordo.
3 – I documenti dell’offensiva contro il rito tradizionale si sono succeduti da un anno con Traditionis custodes, Responsa della CCD, Lettera apostolica Desiderio desideravi; si può considerare che il tentativo sia fallito e che la liturgia antica non morirà?
Il primo inganno in cui non dobbiamo cadere è l’uso eversivo degli atti di governo e di magistero. In questo caso abbiamo dei documenti che non sono stati promulgati per confermare i fratelli nella fede, ma per allontanarli da essa, in palese contraddizione con il Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI che invece aveva riconosciuto pieni diritti alla liturgia tridentina. In secondo luogo, le intemperanze di un tiranno autoritario consumato dall’odio per la Chiesa di Cristo aprono gli occhi anche ai più moderati, mostrando loro che l’intera frode conciliare si fonda sull’avversione per le verità espresse dalla Messa tridentina, mentre nella narrazione ufficiale la riforma liturgica doveva soltanto renderle più fruibili ai fedeli traducendole.
4 – Il modo in cui Traditionis custodes viene applicato varia molto a seconda dei paesi e dei vescovi. Alcuni hanno approvato il documento del papa, ma in realtà non hanno cambiato nulla. Non c’è, in Italia in particolare, la sensazione che, qualunque sia il successore di Francesco, non potrà mantenere questa linea repressiva?
La Chiesa non è una società governata da un monarca assoluto, svincolato da qualsiasi autorità superiore che può imporre ai sudditi il proprio capriccio. Il Capo della Chiesa è Cristo, e Cristo ne è l’unico vero Re e Signore, di cui il Romano Pontefice è Vicario, così come è Successore del Principe degli Apostoli. Abusare del potere vicario di Cristo e porsi fuori dalla successione col proporre dottrine eterodosse o con l’imporre norme che ad esse fanno riferimento fa venir meno questo legame intrinseco con Cristo Capo e con la Chiesa Corpo Mistico. La potestà vicaria del Papa gode infatti di tutte le prerogative di un’autorità assoluta, immediata e diretta sulla Chiesa solo nella misura in cui essa si conforma al suo fine principale che è la salus animarum, nel solco della Tradizione e nella fedeltà a Nostro Signore. Inoltre, nell’esercizio di questa autorità, il Papa gode delle speciali grazie di stato sempre nei ben determinati confini di questo fine, mentre esse non hanno alcun effetto laddove egli agisca contro Cristo e contro la Chiesa. Ecco perché i furiosi tentativi di Bergoglio, per quanto violenti e distruttivi, sono destinati ad infrangersi inesorabilmente e verranno certamente dichiarati nulli e privi di efficacia.
5 – Cosa consiglia ai laici sconcertati in questa situazione?
I laici sono membra vive del Corpo Mistico, e come tali hanno il diritto nativo di pretendere che la sua autorità visibile agisca e legiferi in conformità con il mandato che ha ricevuto da Cristo. Quando questa autorità terrena, per una permissione della Provvidenza, agisce e legifera contro la volontà di Cristo, i fedeli devono anzitutto comprendere che questa prova è un mezzo permesso dalla Provvidenza per aprire loro gli occhi dopo decenni di deviazioni e di ipocrisie da cui sono stati travolti, a cui molti hanno aderito in buona fede proprio perché obbedienti alla Gerarchia e inconsapevoli della frode perpetrata ai loro danni. Quando comprenderanno questo, si accorgeranno del tesoro di cui sono stati defraudati da coloro che avrebbero dovuto custodirlo e consegnarlo alle generazioni future, e non nasconderlo dopo averlo svalutato per sostituirvi una pessima contraffazione. A quel punto imploreranno la Maestà di Dio perché abbrevi i tempi della prova e conceda alla Chiesa un Supremo Pastore che obbedisca a Cristo, che Gli appartenga, che Lo ami e che Gli renda culto perfetto.
6 – I sacerdoti diocesani sembrano essere il bersaglio e appaiono come le principali vittime delle misure romane contro la liturgia tradizionale: quali consigli darebbe loro?
Nei decenni precedenti al Concilio i vertici della Chiesa avevano ben presente la minaccia che andava aggravandosi, rappresentata dall’opera di sedizione degli infiltrati modernisti. Per questo Pio XII dovette accentrare il potere, ma la sua decisione – comprensibile, peraltro – ebbe come conseguenza di instillare nel Clero che l’autorità nella Chiesa è indiscutibile a prescindere, mentre la dottrina ci insegna che l’accettazione acritica di qualsiasi ordine è servilismo, non vera obbedienza. Forti di questa impostazione di cui risentivano i Vescovi e i sacerdoti all’epoca del Vaticano II, chi compì il colpo di stato si avvalse proprio di questa obbedienza per imporre ciò che mai sarebbe stato ipotizzabile sino ad allora. Parallelamente, l’opera di indottrinamento del postconcilio e l’epurazione spietata dei pochi dissenzienti fece il resto. Nei decenni successivi la narrazione sugli orrori della “vecchia Messa” divenne l’unica versione ufficiale insegnata nei Seminari e nelle Università pontificie.
La situazione odierna ci consente di guardare gli eventi del postconcilio con maggiore obiettività, anche perché i risultati della “primavera conciliare” sono sotto gli occhi di tutti, dalla crisi delle vocazioni secolari e religiose al crollo della frequenza ai Sacramenti da parte dei fedeli. La liberalizzazione della Messa antica da parte di Benedetto XVI ha fatto scoprire i tesori inestimabili della vera liturgia a molti sacerdoti che ne erano del tutto ignari, e che in quella Messa hanno ritrovato la dimensione sacrificale del loro Sacerdozio, che rende il celebrante alter Christus e lo trasforma intimamente. Chi ha sperimentato questo “miracolo” della Grazia non è più disposto a rinunciarvi. Ecco perché invito tutti i miei confratelli a celebrare la Messa di San Pio V e a lasciare che Cristo Sacerdote e Vittima agisca nella loro anima sacerdotale e dia un senso solidamente soprannaturale al loro Ministero.
Il mio consiglio a questi sacerdoti è di resistere e di mostrare fermezza dinanzi ad una serie di abusi che dura da ormai troppo tempo. Li aiuterebbe comprendere che non è possibile mettere sullo stesso piano la Messa Apostolica e quella inventata da Bugnini, perché nella prima la Verità è affermata in modo inequivocabile per rendere gloria a Dio e salvare le anime, mentre nella seconda la Verità è fraudolentemente taciuta e spesso negata per compiacere lo spirito del mondo e lasciare nell’errore e nel peccato le anime. Compreso ciò, non si pone nemmeno la scelta tra i due riti, dal momento che la ragione e la Fede animata dalla Carità ci mostrano quale di essi sia conforme alla volontà di Dio e quale sia difforme. Un’anima innamorata del Signore non tollera compromessi, ed è disposta a dare la vita per rimanere fedele allo Sposo divino.
7 – Qualcuno pensa che bisognerà approfittare di questa crisi per chiedere al futuro papa non il ritorno a Summorum Pontificum ma la piena libertà per la liturgia tradizionale? Pensa che sia possibile?
La liturgia tradizionale gode già de jure di piena libertà e pieni diritti, in forza della sua veneranda antichità, della bolla Quo primum di san Pio V e della ratifica da parte del corpo ecclesiale per duemila anni. Il fatto che questa libertà non venga esercitata lo dobbiamo alla “prudenza” dei Ministri di Dio, che si sono mostrati acriticamente obbedienti verso qualsiasi decisione dell’autorità della Chiesa peccando di servilismo, anziché obbedire a Dio che di quell’autorità è origine e fine ultimo. La piena libertà per la liturgia tradizionale sarà restaurata certamente anche de facto, ma assieme a questa restaurazione occorrerà necessariamente abolire il nuovo rito, che si è ampiamente dimostrato all’origine della dissoluzione dottrinale, morale e liturgica del Popolo di Dio. Verrà il tempo in cui gli equivoci e gli errori del Concilio saranno condannati, e con essi la loro espressione cultuale.
8 – Qual è secondo lei il maggior difetto della Messa nuova?
Credo che vi siano tre criticità che vanno menzionate, riconducibili ad un unico problema di comprensione della liturgia cattolica.
Il primo difetto del nuovo rito è l’essere stato redatto con la cinica freddezza di un burocrate, mentre la Liturgia è un corpus armonioso che si è sviluppato organicamente nel corso dei secoli, adattando il proprio sistema immunitario – per così dire – in modo da combattere i virus di ogni epoca. Credere di poter “restituire la semplicità originaria” ad un corpo adulto, forzandolo a ritornare all’infanzia è un’operazione innaturale, che rivela l’intenzione dolosa di chi ha percorso questa via col solo intento di rendere la Chiesa più vulnerabile agli assalti del Nemico. E chi ha ordito questa frode sapeva benissimo che avrebbe potuto veicolare i propri errori solo eliminando quella Messa che, da sola, li condanna e li sconfessa ad ogni gesto, ad ogni cerimonia, ad ogni parola. Non c’è alcuna buona intenzione in chi ha partorito questo monstrum liturgico, pensato per fungere da canovaccio, a partire dal quale dare libero sfogo alle più aberranti e sacrileghe deviazioni.
Il secondo difetto è rappresentato dall’inganno con il quale il Novus Ordo è stato presentato e imposto alla Chiesa: l’essere una semplice traduzione del Rito antico. Nella Sacrosanctum Concilium i Padri conciliari autorizzarono la traduzione in lingua vernacolare delle letture e delle parti didattiche della Messa, prescrivendo che venisse lasciato intatto il Canone, in latino e sottovoce (qui). Quello che ci è stato preparato dal Consilium ad exsequendam è un’altra cosa, un rito che sembra copiato pedissequamente dal Book of Common Prayer di Cranmer del 1549 e che risponde perfettamente all’impostazione ideologica dei suoi estensori.
Il terzo difetto è la deliberata sostituzione dell’oggetto principale del culto – la Santissima Trinità – sostituita con l’assemblea riunita assieme al celebrante, che è diventata il fulcro intorno al quale ruota tutta la liturgia, il punto di riferimento dell’azione sacra. La visione del sacerdote come “presidente dell’assemblea”, la perdita di sacralità a vantaggio dell’improvvisazione, la sostituzione dell’altare sacrificale con una tavola conviviale sono tutte conseguenze di un errore dottrinale che nega l’essenza della Messa, in cui il Sacrificio di Cristo sulla Croce è offerto in forma incruenta al Padre.
Un rito che nasce sulla menzogna e sulla frode, ideato da un massone modernista, imposto con la forza abolendo un rito bimillenario non merita nemmeno di essere analizzato in tutte le sue criticità: va semplicemente cancellato.
9 – Perché il papa è così ostile all’episcopato americano?
Più che all’episcopato americano Bergoglio è particolarmente ostile ai fedeli degli Stati Uniti. Questo trova la propria ragione nella mentalità di questa nazione, che è essenzialmente liberale ma in cui – proprio per la compresenza di religioni e culture diverse ed eterogenee – viene data voce anche ai conservatori e ai tradizionalisti, che di fatto costituiscono una componente numericamente importante, fervorosa ed impegnata. Parrocchie, movimenti, gruppi tradizionali americani manifestano quanto la liturgia tridentina e la dottrina cattolica integrale siano oggetto di una riscoperta e di un grande apprezzamento da parte dei fedeli, mentre le chiese in cui si celebra il rito montiniano vanno inesorabilmente perdendo fedeli, vocazioni e – cosa da non sottovalutare – finanziamenti.
La semplice possibilità che si possa “impunemente” andare alla Messa tridentina senza alcuno stigma sociale è per Bergoglio inaudito e inaccettabile, perché l’evidenza del successo della cosiddetta “opzione tradizionale” mette in crisi decenni di proclami e di autoincensazioni da parte dei progressisti. Vedere migliaia di fedeli, giovani, famiglie con prole riuniti alla Messa antica e che vivono con coerenza il proprio Battesimo – mentre sull’altro versante gli scandali finanziari e sessuali del clero e dei politici sedicenti cattolici svuotano le chiese e perdono consenso nella società civile – costituisce quel fastidioso “gruppo di controllo” che in ambito medico dimostra l’inefficacia di una terapia proprio perché chi non vi è stato sottoposto gode di salute. Così, come si deve imporre a tutti la vaccinazione di un siero genico sperimentale perché non si veda che gli effetti avversi e i decessi riguardano solo i vaccinati, anche in ambito liturgico non dev’esserci alcuna comunità che mostri il fallimento di quella inoculazione di massa del modernismo che fu il Vaticano II.
L’accoglienza e la disponibilità di alcuni Vescovi americani nei riguardi della comunità tradizionale e il loro intervento per la coerenza dei cattolici impegnati in politica manda Bergoglio su tutte le furie, portandolo a comportamenti impulsivi e a reazioni intemperanti che svelano la sua malafede e la totale falsità dei suoi appelli alla parrhesia, alla misericordia, all’inclusività. D’altra parte, dopo decenni di appelli ecumenici a “cercare ciò che unisce piuttosto di ciò che divide” e a “costruire ponti e non muri”, mi pare che le accuse del neo card. Roche – premiato con la Porpora per la sua fedeltà al satrapo – con cui ha definito “protestanti” i cattolici tradizionali siano rivelatrici di un’ipocrisia di fondo, perché mentre ai protestanti sono aperte le chiese ed è loro concessa addirittura la communicatio in sacris alla presenza di prelati e cardinali, i cattolici tradizionali sono trattati dai modernisti come scomunicati vitandi. Mi pare evidente che la valutazione circa la disonestà intellettuale dei fautori delle recenti restrizioni in materia liturgica – tutti emissari di Bergoglio – sia inesorabilmente negativa anche solo partendo dall’aspetto umano, per così dire: non sono persone sincere, né disposte a comprendere le ragioni dell’interlocutore. Dimostrano un autoritarismo spietato, un formalismo farisaico, un’inclinazione alla simulazione e alla menzogna che non può essere la premessa per alcuna equa soluzione.
10 – Washington, Chicago, Arlington, Savannah: perché proprio i vescovi di queste quattro diocesi hanno dichiarato guerra alla messa tradizionale?
Queste diocesi – sicuramente Washington e Chicago, senza omettere San Diego e Newark – sono rette da vescovi che fanno parte del cerchio magico di Bergoglio e della lavender mafia di McCarrick. I loro rapporti di reciproca complicità, la loro azione di insabbiamento degli scandali, le loro relazioni con il deep state e con il Partito Democratico trovano significativo compendio nella stima di cui godono da parte di Bergoglio, che li promuove e che ne ratifica le dichiarazioni e la disastrosa azione di governo.
11 – Dietro tutte queste decisioni apparentemente sconnesse (pachamama, guerra contro i merletti e la liturgia tradizionale, ripiego sulle questioni morali ecc.) vede l’attuazione di una strategia o di un piano preciso e coerente?
È evidente che questa azione di guerra senza quartiere ai cattolici tradizionali preveda una strategia e una tattica, e che risponda a un piano architettato da decenni per distruggere la Chiesa di Cristo e sostituirla con una sua contraffazione ecumenica, globalista e apostata. Sarebbe sciocco pensare che costoro agiscano senza uno scopo e senza organizzarsi. Anche l’elezione di Bergoglio al conclave del 2013 fu pianificata: non dimentichiamo le mail tra John Podesta e Hillary Clinton a proposito della necessità di promuovere una “primavera della Chiesa” in cui un Papa progressista ne modifichi la dottrina e la morale asservendole all’ideologia del Nuovo Ordine Mondiale. Fu pianificata l’azione contro Benedetto XVI per spingerlo alle dimissioni. Fu pianificata l’opera eversiva dei novatori al Concilio. È pianificata l’azione dei progressisti fedeli a Bergoglio nei sinodi, nelle riunioni dei dicasteri di Curia, nei concistori. D’altra parte, dietro i nemici di Cristo e della Chiesa si nasconde sempre Satana, con le sue trame, i suoi inganni, le sue menzogne.
12 – Come vede il futuro della Chiesa?
Credo che, nel breve periodo, la Chiesa si troverà a dover fare i conti con i disastri causati da Bergoglio e dalla sua conventicola di corrotti. I danni di questo “pontificato” sono incalcolabili, e ormai compresi anche dalle persone semplici, alle quali il sensus fidei rende evidente l’assoluta incompatibilità dell’attuale Gerarchia con il corpo ecclesiale. L’estraneità che vediamo in ambito civile tra classe politica e cittadini è speculare a quella sempre più profonda tra l’autorità ecclesiastica e i fedeli.
Sul lungo periodo, invece, credo che la Chiesa troverà proprio da questa profonda crisi di Fede uno sprone per rinnovarsi e purificarsi, abbandonando definitivamente quell’atteggiamento intrinsecamente liberale che ha sinora messo insieme Dio e Mammona, Cristo e Belial, San Pio V e Bergoglio. Abbiamo visto il volto deforme e raccapricciante del Nemico, che ha potuto infiltrarsi fino al sancta sanctorum facendo leva sulla disponibilità al compromesso, sulla mediocrità dei chierici, sui rispetti umani e sulla pavidità della Gerarchia. Abbiamo sotto gli occhi la santità e l’umiltà di tanti bravi sacerdoti, religiosi e fedeli che si stanno risvegliando dal loro torpore e comprendono la battaglia epocale in atto. Parallelamente vediamo la corruzione, la disonestà, l’immoralità e la ribellione a Dio di coloro che si presentano come veri depositari dell’autorità di Cristo, che invece usurpano con il dolo ed esercitano con la violenza. Anche un bambino comprende da che parte stare, chi ascoltare e da chi prendere le distanze. Per questo oggi sono quantomai valide le parole di Nostro Signore: Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18, 3).
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