La crudezza dei numeri, l’estinzione dei preti in Italia e la speranza cristiana
di Carthaginiensis
I numeri spesso sono impietosi nella loro asciutta e cruda oggettività, ma forse sono i migliori e più precisi indicatori di una situazione. Hanno poi il pregio di sottrarsi alle contese tra opposte fazioni per rappresentare la realtà per quella che è. E anche se certe ideologie vorrebbero negare la realtà quando essa, ostinatamente, non si adegua alla propria visione, resta insuperato dal punto di vista logico il brocardo per cui contra factum non valet argumentum: la prova dei fatti è inevitabile quando si vuole affrontare un argomento in modo serio.
Ad esempio, se delle analisi mediche emergono valori alterati che compromettono la normale fisiologia dell’organismo, non è sufficiente convincersi che si sta bene, o magari dissimulare come se niente fosse: c’è una patologia in atto che può comportare conseguenze deleterie e talvolta letali. In questo contesto, più che sproloquiare e perdersi in tanti giri di parole, o affidarsi a sciamani e stregoni, l’unica cosa sensata è prender atto della malattia ed iniziare quanto prima una terapia medica adeguata.
Fuor di metafora, e per arrivare al punto del discorso: ci sono dei parametri che evidenziano come la Chiesa cattolica in Italia si avvia, nemmeno tanto lentamente, verso l’estinzione. Estinzione, non irrilevanza o marginalizzazione. Ma da cosa potrebbe rilevarsi un esito così definitivo e infausto? Dai numeri delle chiese che vengono chiuse e sconsacrate per essere ‘dismesse’? No, il segnale è allarmante ma la Chiesa non può essere limitata all’edificio fisico. Guardiamo allora al numero dei fedeli che partecipano alla Messa domenicale crollati dopo le restrizioni Covid a percentuali mai così basse? No, vedere le navate delle Chiese desolatamente vuote fa male al cuore, ma non se ne può fare una questione di mera quantità di persone. Osserviamo allora i numeri delle parrocchie soppresse o accorpate e del conseguente sempre minor numero di celebrazioni delle Messe? Ma no, questo è un aspetto importante che riguarda le circoscrizioni amministrative e giuridiche, non tocca la sostanza; e poi uno degli sciagurati slogan d’ordinanza è “meno Messe, più Messa”. Guardiamo forse le cifre relative alla impressionante diminuzione dei membri degli ordini religiosi maschili e femminili? No, ancora una volta il segnale non è certo di dinamismo, ma non incide in maniera così netta sulla vita stessa della Chiesa. Esaminiamo quindi una dottrina sempre più liquida, in cui nella predicazione c’è spazio per tutto tranne che per l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo? La questione è capitale, ma in questa sede non entrano analisi teologiche, ci si limita ad una rilevazione empirica.
Qual è allora il criterio da prendere in considerazione per capire della sopravvivenza stessa della Chiesa nel prossimo futuro? Semplice: il numero dei preti. E per brevità, senza voler andare a ritroso fino agli anni (disastrosi dal punto di vista delle cifre) dell’immediato post-Concilio Vaticano II e venendo direttamente all’oggi e alle statistiche degli ultimi anni, si può rilevare come i sacerdoti che prestano il loro servizio a favore delle diocesi in Italia erano 33.914 nel 2018, 33.512 nel 2019, 33.045 nel 2020 e 32.408 nel 2021: i numeri sono complessivi e computano anche i preti che non sono più abili a prestare un servizio a tempo pieno e i ‘rinforzi’ di presbiteri prevenienti dall’estero.
Il panorama è impietoso e volendo fare, con una media ponderata, una proiezione matematica dei dati attuali per il futuro, considerando che nell’ultimo anno si è registrato un saldo passivo di circa 640 unità, che peraltro continua ad aumentare nel tempo a causa dell’elevata età media dei presbiteri italiani e dei seminari sempre più vuoti, emerge che nel giro di circa quarant’anni in Italia non ci sarebbero più preti. Ebbene sì, al 2062, che poi non è poi così lontano, fine, con buona pace di tutti.
Evidentemente la proiezione è calcolata sui numeri di questi ultimi anni, ma è invece verosimile presumere che piuttosto il trend in caduta libera – per motivi anagrafici – si arresti di qui a due o tre decenni, venendosi in qualche modo a stabilizzare il numero dei sacerdoti, certamente su cifre enormemente più basse di quelle attuali, nelle quali peraltro sarà più significativa la presenza della Tradizione che ha un maggior numero di vocazioni e un’età media dei sacerdoti molto più giovane. In Francia, Paese più secolarizzato nel nostro, questa tendenza è di fatto già in atto.
E poi, spes ultima dea. Certo, non basta confidare passivamente nella Provvidenza, ma occorre impegnarsi e cooperare per compierne l’opera. Un saggio vescovo, ricordando l’esempio datogli da un contadino, amava ripetere che la Provvidenza fa dare alla terra i suoi frutti solo attraverso l’impegno dell’agricoltore, altrimenti avremmo solo campi di ortiche.
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