Cari amici di Duc in altum, nel dibattito innescato da Fabio Battiston con il suo articolo Domande in margine alle dichiarazioni di monsignor Viganò interviene ora lo stesso arcivescovo Viganò. Sua Eccellenza mi ha infatti inviato il contributo che qui vi propongo e che contribuisce a fare chiarezza. Scrive fra l’altro l’arcivescovo: “Nessuno di noi ha intenzione di ‘accusare la propria madre’, ma anzi di difenderla da coloro che, nell’assenza del Re, si accaniscono contro la Sua Sposa, tradendo gli impegni sacri e il giuramento solenne che hanno prestato. Guardiamoci dal considerare la Chiesa responsabile delle colpe dei suoi Ministri: essa è santa perché è Corpo Mistico di Cristo, e quel che vi è di corruttibile non le appartiene” […] Credere che sia possibile creare una chiesa secondo i nostri desideri è un’illusione e un inganno: il nostro dovere di cattolici è rimanere nella Cittadella ed essere pronti a dare la vita per opporci con ogni mezzo all’assalto del nemico e all’azione eversiva dei traditori penetrati al suo interno”.
Vi ricordo che sulla questione potete leggere anche questi contributi: Sul come difendere la Chiesa in questa fase e La Chiesa, la testimonianza di monsignor Viganò, il metodo Bergoglio. Parliamone.
Se desiderate intervenire, questo è l’indirizzo: blogducinaltum@gmail.com
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Spelunca latronum
di Carlo Maria Viganò
Lo scorso 6 ottobre, su Duc in altum, è apparso un commento dal titolo Domande in margine alle dichiarazioni di monsignor Viganò. Scrive il lettore:
È accettabile che chi proferisce gravissime accuse al Papa ritenga assolutamente logico, direi quasi normale, continuare a professare la propria fede all’interno di un’istituzione considerata demoniaca?
Le accuse a Bergoglio in nulla toccano l’appartenenza alla Chiesa di Cristo, di cui Nostro Signore è Capo. E mai ho affermato che la Chiesa sia diventata una «istituzione demoniaca»: lo è piuttosto la sua contraffazione che vi si sovrappone a causa del tradimento dei suoi vertici. Ciò che dovrebbe scandalizzare, ed essere ritenuto inaudito, non sono le «gravissime accuse al Papa», che mi sembrano ampiamente fondate, ma il fatto che colui che esercita la propria autorità nella Chiesa si mostri come un nemico di Cristo e del gregge che Egli gli ha affidato, nell’assordante silenzio della Gerarchia, che anzi gli è complice.
La Chiesa non è un’associazione che si può decidere di abbandonare quando non ci si trova d’accordo con chi la dirige. È vero il contrario: chi è a capo della Chiesa ha il dovere di conformarsi, verbo et exemplo, a ciò che Cristo gli ha ordinato di insegnare e di custodire in Sua vece, e non cedendogli un potere assoluto con il quale distruggerla e disperderne i fedeli.
Non sono i cattolici che devono lasciare una Chiesa divenuta eretica nella sua gerarchia, ma i lupi travestiti da agnelli e i falsi profeti, che abusano dell’autorità vicaria di Dio e usurpano una potestà contro il fine per cui essa è stata istituita da Nostro Signore.
[È accettabile] che un Papa con i suoi cardinali dimostrino assoluta indifferenza verso chi attacca in questo modo il Vicario di Cristo in terra? […] Ma è soprattutto il silenzio delle gerarchie, dalla più alta carica, che sa di mostruoso. È come se, in una famiglia, dei figli vedessero quotidianamente accusata la propria madre ora di immoralità, ora di disonestà o ignoranza. Nello stesso tempo, però, osservassero con sgomento questa donna non solo non reagire di fronte a tali infamie ma mostrare anche una totale indifferenza a ciò che viene detto contro di lei.
L’indifferenza mostrata da Bergoglio e dal suo sinedrio nei riguardi delle molteplici e argomentate denunce dell’apostasia dilagante – «come non ricordare in proposito, l’assordante silenzio papale di fronte ai dubia manifestati da alcuni cardinali su vari punti dell’[Esortazione apostolica] Amoris lætitia?» – dimostra che essi non sono preoccupati di difendere l’onore della Sposa di Cristo, ma al contrario conferma la loro deliberata volontà di disonorarla, di esporla all’umiliazione, di presentarla come una serva dopo averle negato gli onori regali che le spettano. È quanto ho affermato proprio nell’intervista a Michael J. Matt alla Catholic Identity Conference:
Quale figlio assisterebbe impassibile all’umiliazione della propria madre, lasciando che i suoi servi la espongano all’infamia e al vituperio, la spoglino della triplice corona e delle vesti regali, le sottraggano i gioielli e vendano i suoi beni, la costringano a vivere con ladri e prostitute, le tolgano anche il titolo regale e la abbandonino nel trivio?
Nessuno di noi ha intenzione di «accusare la propria madre», ma anzi di difenderla da coloro che, nell’assenza del Re, si accaniscono contro la Sua Sposa, tradendo gli impegni sacri e il giuramento solenne che hanno prestato. Guardiamoci dal considerare la Chiesa responsabile delle colpe dei suoi Ministri: essa è santa perché è Corpo Mistico di Cristo, e quel che vi è di corruttibile non le appartiene. Ma come la Vergine Santissima partecipò alla Passione del Suo divin Figlio ai piedi della Croce, così anche la Chiesa – nelle sue singole membra durante i secoli e nell’intero corpo alla fine dei tempi – deve vivere la passio Ecclesiæ seguendo il proprio Capo sulla via del Calvario.
Quando Nostro Signore scacciò i mercanti dal tempio e rovesciò i banchi dei cambiavalute, disse: Non sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri! (Mc 11, 16) Voleva forse lo Sposo divino oltraggiare la Sposa chiamandola «spelonca di ladri?», o piuttosto denunciare e porre fine all’umiliazione a cui essa era esposta a causa dei mercanti?
Noi siamo i figli della Chiesa, in ragione del Santo Battesimo e della professione della Fede nella sua integrità: abbiamo il diritto e il dovere di rimanere e di combattere, perché essa è l’unica Arca di salvezza. Viceversa, coloro che devono esserne cacciati – e che già non fanno parte del Corpo Mistico – sono quanti la feriscono quotidianamente insegnando dottrine eretiche e dando scandalo con la propria condotta di vita immorale e perversa.
Credere che sia possibile creare una chiesa secondo i nostri desideri è un’illusione e un inganno: il nostro dovere di cattolici è rimanere nella Cittadella ed essere pronti a dare la vita per opporci con ogni mezzo all’assalto del nemico e all’azione eversiva dei traditori penetrati al suo interno. Quando il Re tornerà, saremo giudicati sulla base della nostra fedeltà e sul combattimento che, come soldati di Cristo, abbiamo saputo condurre in difesa della Chiesa contro i suoi nemici. Tacere la loro presenza e la loro opera nefasta ci renderebbe loro complici.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
9 ottobre 2022
Dominica XVIII Post Pentecosten