Caro Valli,
se mi è permesso, vorrei aggiungere una seconda interpretazione all’intervento dell’Investigatore Biblico che, in data 9 ottobre, è stato totalmente smentito da un altro lettore.
Ho deciso di scriverle per le stesse ragioni di quest’ultimo, ovvero a beneficio dei fedeli che leggono il suo blog. Se infatti pur giustamente fa notare che è mancata una interpretazione del testo a trecentosessanta gradi, ritengo che quella segnalata non renda completamente giustizia alla Bibbia, che è e dovrebbe rimanere il centro della nostra vita.
Noto cioè che se da un lato l’Investigatore Biblico ha concentrato l’attenzione soltanto sulla diversa traduzione di un verso, pur dimentico dell’intero contesto, il lettore che lo smentisce sembra quasi voler far combaciare tutto secondo la una precisa idea, con interpretazioni forzate (come quelle tra parentesi nel terzo punto in cui vengono elencate le “idee fondamentali”) che in realtà non sembrano coincidere affatto con il senso puro del salmo.
Ritengo cioè che se è giusto contestualizzare tutto il testo, bisogna però farlo per entrambe le traduzioni.
Infatti quella del 1974 ci dice:
1Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2Ho detto a Dio: «Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene».
3Per i santi, che sono sulla terra,
uomini nobili, è tutto il mio amore.
4Si affrettino altri a costruire idoli:
io non spanderò le loro libazioni di sangue
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.
5Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
6Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,
è magnifica la mia eredità.
7Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Mentre l’aggiornamento del 2008:
1Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene».
3Agli idoli del paese,
agli dèi potenti andava tutto il mio favore.
4Moltiplicano le loro pene
quelli che corrono dietro a un dio straniero.
Io non spanderò le loro libagioni di sangue,
né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.
5Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
6Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda.
7Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
A mio avviso in quella del 1974 il salmista non confessa alcun passato errabondo, né dichiara di non caderci mai più. Tutt’altro: ringrazia il Signore perché lo consiglia e lo guida col cuore (7), e solo a lui si dona (5). Ricorda poi come il suo amore vada ai santi che sono sulla terra (3) e se ci sono altri a costruire idoli, lui comunque non cadrà mai nella trappola (4) perché la sua eredità, quella donatagli da Dio, è magnifica (6).
La traduzione attuale, quella del 2008, seppur mantiene una conclusione positiva per il cristiano, sembra invece quasi volerne giustificare gli errori. Se infatti viene rinnovata la benedizione a Dio che lo istruisce tramite l’anima (7) e permane la donazione completa di sé a Lui (5), si parla di un passato (il verbo: andava) in cui il salmista effettivamente avrebbe seguito gli idoli (3).
Poi è vero, dice che chi si comporta così sbaglia (4), ma resta il fatto che in questo nuovo testo l’idolatria appare come una macchia nella vita del salmista, mentre nella precedente traduzione si parla di una vita pura e di un continuo rinnovamento di amore a Dio e ai “santi che sono sulla terra”: l’idolatria è cioè presente solo nella vita degli altri, che sbagliano, e lui ci giura che non cadrà mai in questa malsana tentazione. Come a dire: «non posso certo controllare la vita degli altri, ma la mia si, ed è fatta solo di amore per Dio. Non vacillo neanche per un attimo».
Il messaggio finale poi è il medesimo per tutti: solo Dio è la giusta via da percorrere, perché è solo da lì che l’anima esulta (9). Però ritengo che il vecchio salmo ci guidi verso una sorta di santità che invece nel nuovo viene a mancare proprio per quella “macchia” di cui parlavo poc’anzi.
E noi dovremmo ispirarci soltanto a Dio, a Gesù, ai santi: non certo a chi conduce una vita squilibrata e poi si corregge. Troppo comodo! Anche perché questo è proprio ciò che noi, cristiani e peccatori, facciamo già ogni giorno: non serve certo che ce lo rimarchi la Bibbia. Il suo scopo d’altronde è quello di guidarci verso la santità, e non quello di mero memorandum di una vita incoerente che, per grazia di Dio, si può comunque ancora salvare.
In definitiva, l’idolatria c’è nella vecchia versione come nella nuova, ma in quest’ultima è stata spostata in un altro verso (dal 4 al 3) dove per giunta assume tutt’altro significato. Il dubbio sollevato dall’Investigatore Biblico perciò permane: prendendo per buona la traduzione che nasce dal confronto con il testo in ebraico, perché si è deciso di stravolgere questi due versi cambiando completamente il senso dell’intero salmo?
Nel ringraziarla per il superbo lavoro che fa ogni giorno attraverso il blog, le porgo i miei più cordiali saluti.
Yuri Di Prodo