Torniamo a Lepanto
Videomessaggio di monsignor Carlo Maria Viganò per la “Disrupting the Culture with Truth” Conference
di Carlo Maria Viganò
Sono molto felice di poter intervenire a questa conferenza, organizzata da Regan Long, Craig Hudgins e Christine Bacon: sapete bene quale grande ammirazione io nutra nei confronti dei Cattolici Americani, e quale fiducia io abbia nel buon esito del vostro impegno per un Great Awakening che ridia dignità e prosperità al vostro grande Paese: One Nation under God. Ringrazio quindi gli organizzatori di Disrupting the Culture with Truth e tutti coloro che con la propria presenza sostengono questa importante iniziativa.
Quattrocentocinquantuno anni fa, il 7 ottobre 1571, nel Golfo di Patrasso, si combatté una battaglia epocale tra la flotta della Lega Santa e quella ottomana. Vi presero parte, sotto le insegne pontificie, la Repubblica di Venezia, l’Impero spagnolo, lo Stato della Chiesa, la Repubblica di Genova, i Cavalieri di Malta, il Ducato di Savoia, il Granducato di Toscana, il Ducato di Urbino, la Repubblica di Lucca, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Mantova, per un totale di 40.000 marinai e rematori e 20.000 truppe da combattimento. La Francia era invece alleata dei Turchi, come lo fu poi con la Battaglia di Vienna del 1683: quello sfregio all’unità dell’Europa Cattolica le valse gli orrori della Rivoluzione francese e del Terrore, e con essi la caduta della Monarchia capetingia. La Lega Santa, guidata da Don Giovanni d’Austria, riportò una vittoria schiacciante e fu grazie ad essa se l’Europa non cadde nelle mani dei Maomettani. San Pio V – il Papa del Concilio di Trento che codificò la Messa romana – proclamò la Vergine Santissima Regina delle Vittorie, e istituì la festa del Santissimo Rosario il 7 Ottobre proprio per onorare Colei che aveva impetrato dal Cielo la vittoria dell’armata cristiana.
Perché, mi chiederete, parlo della Battaglia di Lepanto? Perché penso che la crisi presente – tanto in ambito civile quanto in ambito ecclesiastico – possa essere compresa alla luce di come si comportarono i Principi cattolici e il Romano Pontefice in quella circostanza, e quanto abissale sia la differenza tra questi e gli attuali governanti delle nazioni e della Chiesa. Una differenza che possiamo rendere più esplicita, se solo applichiamo l’ideologia attuale al contesto della Battaglia di Lepanto, cimentandoci in una simulazione che considero molto istruttiva.
Proviamo a immaginare, cari amici, un san Pio V irretito dalla mentalità conciliare – mi riferisco al Vaticano II, ovviamente – che condanna la guerra per fermare i Turchi, e che con uno sparuto seguito di Prelati se ne va a Costantinopoli – che era già stata ribattezzata Istanbul – per presiedere un incontro ecumenico di preghiera nella moschea di Αγία Σοφία, che un tempo era la più splendida e famosa basilica della Cristianità. Immaginiamolo vestito della sola veste bianca, accompagnato da segretari in abiti civili e Prelati che nascondono la croce pettorale nel taschino: vediamolo mentre si toglie i calzari ed entra nella moschea sotto gli occhi dei dignitari ottomani, o mentre si rivolge al Sultano salutandolo «in nome del Dio misericordioso», omettendo deliberatamente qualsiasi cenno alla Religione cattolica, alla divinità di Gesù Cristo, al ruolo salvifico della Chiesa. Ascoltiamolo mentre richiama «il comune padre Abramo» e formula gli auguri per l’imminente Ramadàn.
E come se non bastasse, proviamo a figurarci Papa Ghisiglieri che si esprime a braccio, un po’ elogiando il Corano e un po’ prendendo in giro o screditando il Doge di Venezia, il Re di Spagna, i Principi, i Duchi e Granduchi, i Capitani e gli altri membri della Lega Santa definendoli rigidi, integralisti, sgranarosari, neopelagiani, mummie da museo, fondamentalisti. Immaginiamo questi sovrani e dignitari che sentono San Pio V che li esorta al meticciato, all’accoglienza dei maomettani, a costruire moschee in terra cristiana, a non fare un caso di stato per gli eccidi e le efferatezze a cui i Turchi sottopongono i cristiani di Cipro e quelli che vivono nella Sublime Porta. Immaginiamoli – con uno sforzo ulteriore – mentre i capi delle nazioni cattoliche stanziano dei fondi per l’inclusione, di cui beneficiano gli enti ecclesiastici e le associazioni no-profit e quanti si fanno pagare per portare in Europa orde di maomettani a bordo di galee e galeazze, prontamente recuperati in mare e ospitati a spese della Repubblica di Venezia o dei Cavalieri di Malta. Spingiamoci oltre, e immaginiamo un muezzìn che intona le sure del Corano sotto i mosaici della Basilica di San Marco a Venezia, presente il Doge Alvise Mocenigo e i membri del Maggior Consiglio, «in nome del dialogo, della fratellanza tra i credenti nell’unico Dio e della laicità dello Stato».
Ora vi chiedo: pensate che san Pio V, i Cardinali, i Vescovi e i Prelati di quel tempo sarebbero mai potuto giungere a tanto? Non si sarebbero rivoltati anche i Cattolici più tiepidi? Credete che le autorità civili, i sovrani, i magistrati avrebbero accettato che la Gerarchia apostatasse la Fede e tradisse il mandato ricevuto da Cristo, esponendo i loro sudditi e l’intera Cristianità all’invasione maomettana alla cancellazione della propria identità? Gli stessi seguaci dell’Islam avrebbero considerato questo atteggiamento rinunciatario come un atto di sottomissione, e non avrebbero esitato a passare a fil di spada i Cristiani, considerandoli traditori, pavidi e imbelli.
Oggi, dopo quattrocentocinquantuno anni, questa è la realtà che abbiamo sotto gli occhi. Una Gerarchia apostata, asservita al potere dell’élite eversiva che governa il mondo e le nazioni, traditrice di Cristo e del popolo. Un potere civile che non riconosce la Regalità di Cristo, che rifiuta di obbedire ai Comandamenti, che innalza il vizio e il peccato a norma e modello, mentre criminalizza o deride la virtù, l’onestà, la rettitudine. Una massa informe di servi senza Fede e senza ideali che tutto accetta dai propri leader religiosi e civili, preoccupata solo di potersi fare un selfie da condividere su Facebook o di postare una story su Instagram; privata del lavoro, dei beni, della casa, della libertà, dell’indipendenza, del futuro. Una schiera di cortigiani pagati per divulgare notizie false e censurare la verità, in spregio alla deontologia professionale e all’evidenza dei fatti.
Non stupiamoci se, in questa società ribelle a Dio e alla ragione, Stato e Chiesa sono eclissati da deep state e da deep church. E non stupiamoci delle guerre, delle carestie, della povertà e delle distruzioni che l’élite globalista crea e asseconda per conservare il potere e continuare ad arricchirsi smisuratamente.
Stupiamoci piuttosto che ci sia una reazione, per quanto disorganizzata e minoritaria: questo mondo non la merita, ma la Provvidenza salverà questo mondo grazie ai buoni, ai figli della Luce, a quanti accolgono Cristo e vogliono che Egli regni anzitutto nei loro cuori. E sarà questo pusillus grex, animato dagli stessi ideali di Lepanto, ad essere il sale della terra e il fermento che fa lievitare la massa. E sarà ancora una volta la Vergine Santissima, la Nikopéia, la riportatrice di vittorie, ad assicurare la vittoria non più sulla Mezzaluna, ma sui cospiratori del Great Reset, sugli spietati esecutori dell’Agenda 2030, sugli usurai del Fmi, del Wef, dell’Onu, del Club Bilderberg, della Commissione Trilaterale e della Massoneria.
Impugnate dunque il Rosario, come lo impugnarono i nostri padri, muovendo a compassione Nostra Signora e il Suo divin Figlio.
Questo è il mio auspicio per tutti voi, per le persone di buona volontà, per i patrioti Americani, ai quali di tutto cuore impartisco la mia più larga Benedizione.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
7 ottobre 2022
Festa del Ss.mo Rosario
451° Anniversario della Vittoria di Lepanto