L’elezione di Fontana, il giornalismo nostrano, la criminalizzazione del dissenso

Cari amici di Duc in altum, non so se ricordate il Giovante Prete. Un tempo scriveva abbastanza di frequente per il blog, poi per varie ragioni si è imposto un lungo periodo di silenzio, ma ecco che, a sorpresa, si è rifatto vivo. Come dice lui stesso con un sorriso, è ormai un ex giovane prete (ex giovane, non ex prete), ma la verve è sempre la stessa. Buona lettura.

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del Giovane Prete

Caro Aldo Maria,

dopo un periodo di silenzio torno a scrivere per condividere con te alcune considerazioni che mi sono sorte osservando le reazioni isteriche suscitate dall’elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera e che a mio avviso sintetizzano il tempo in cui viviamo.

Prima delle elezioni avevamo osservato come il cattolicesimo per la prima volta nella storia repubblicana non avesse preso parte al dibattito politico, soprattutto per lo smarrimento morale della gerarchia che ne aveva sempre più o meno guidato o ispirato l’azione. Ed ecco che la Provvidenza ci ha fatto una piccola sorpresa che ridà ossigeno e un po’ d’entusiasmo al nostro mondo così disorientato, anche grazie al nuovo governo che ha avuto il coraggio di riportare in Parlamento un pezzo d’Italia dimenticata. Nel nostro Paese non ci sono solo liberali, socialisti, comunisti, libertari e massoni, ma anche milioni di cattolici che avrebbero pure loro giustamente il diritto di essere rappresentati e non solo “usati” in base alle opportunità dei partiti.

Accanto a questa scelta nuova e originale, registriamo invece che certe cose non cambiano, anzi peggiorano. E sto pensando alla qualità ormai deprimente del giornalismo italiano, precipitato nel dilettantismo e nella becera propaganda: tutti i principali organi di informazione fanno ormai copia-incolla uno con l’altro, limitandosi a presentare persone e fatti con la stessa lente, nel caso di Fontana come un piccolo Hitler in miniatura (ma non era la Meloni? Ah giusto, come ci sono due papi, ci saranno pure due Hitler…). Ed ecco allora offerto il ritratto criminale stereotipato (ma non erano loro contro gli stereotipi? Mah…) di “cattolico, reazionario, oscurantista, filo-Putin, omofobo, antiabortista, contro l’eutanasia, contro l’immigrazione, antimondialista”. Certo, il mondo è bello perché è vario, quindi certamente ci sarà qualcuno che leggendo questo elenco avrà malignamente pensato: ma questo avrà anche dei difetti…

Fa parte di questo generale spirito gregario dei media l’accettazione della prospettiva gay-centrica con cui si osservano le cose. Tutto è ormai valutato a partire dall’ossequio tributato o meno alle istanze del mondo omosessuale. Io lo trovo una forma di elitarismo radical chic che non solo rende evidente la scollatura tra il mainstream e il paese reale, ma sta stancando anche i più bendisposti, tanto più oggi, all’inizio di una crisi socio-economica mai vista dalla fine della seconda guerra mondiale. Ormai solo l’onorevole Boldrini riesce a seguire l’evolversi degli acronimi del mondo omosessuale che oggi, per la cronaca, sono arrivati a LGBTQIA+, dove il + segnala lo stato ancora liquido della sigla, pronta a far posto a lettere sempre nuove e divertenti.

Ironizzo per tentare di esorcizzare la potenza a disposizione di questo mondo arcobaleno, così grande da impedire perfino l’esercizio tipico del mainstream istituzionale di democristianizzare le più alte cariche dello Stato, come fu fatto per Napolitano, Boldrini, Fico o prima ancora per Bertinotti.

Nessun giornalista che abbia avuto l’originalità di presentare in positivo il profilo di colui che occuperà la terza carica dello Stato. Avrebbero potuto scrivere: cattolico (senza il prefisso ultra ormai regolarmente utilizzato per tutti quei cattolici che professano la fede cattolica), appassionato di san Tommaso e delle vite dei santi, sposato con Emilia Caputo da cui ha avuto una figlia, laureato in scienze politiche, da sempre impegnato a dare più autonomia alle Regioni contro l’eccesso di burocrazia e dell’ingerenza dello Stato centrale, valorizzandone le rispettive peculiarità che hanno  reso grande e bella l’Italia nella storia, favorevole alla famiglia e alla vita come doni da promuovere e da sostenere. Capite che sarebbe risultato un quadro un po’ diverso?

Tuttavia l’attacco a Fontana non è derubricabile come un semplice caso di idrofobia (c’è ancora qualcuno che ha paura dell’acqua…). In esso scorgiamo ancora perfettamente in opera quell’operazione di criminalizzazione del dissenso inscritta nel Dna delle forze che controllano la “cultura” del nostro Paese e che abbiamo visto stringere sempre più i ranghi mostrando gli artigli negli ultimi anni. Tutti sanno infatti che la nomina a presidente della Camera ha un valore più simbolico che politico, in quanto l’assunzione di quella carica ne immobilizza l’effettiva azione parlamentare (come lo fu per i suoi predecessori di ideologie opposte), dato che chi la ricopre si limita de facto a far rispettare un regolamento oggettivo per tutti. Ecco perché la grande campagna d’odio imbastita si rivela nei fatti solo come un mero attacco alla libertà di opinione, attacco mediante il quale la Sinistra ancora una volta vuole presentare e giudicare idee e principi dei suoi oppositori, perfettamente legittimi e consentiti, come veri reati, secondo lo stesso metodo usato dal loro sempre rimpianto Kgb, perché – lo sappiamo – sotto questo aspetto gli esponenti rosso-fucsia non sono mai cambiati.

Tra le caratteristiche di Fontana che (Letta dixit) rappresenterebbero uno “sfregio al nostro Paese” in primo piano vi sono quelle religiose. Scrive sdegnata Repubblica: “Recita cinquanta Ave Maria al giorno”. Mi chiedo: non poteva scrivere “recita il Rosario”? Certo che no, perché non avrebbe fatto lo stesso effetto. Vuoi mettere con cinquanta Ave Maria? Ma è matto? È un invasato? E poi la perla del Corriere: “Va a Messa tutti i giorni”. Sacrilegio!

Perdonami il termine, Aldo, ma sai, oggi le parole sono capovolte. Ma attenzione, perché non è finita. “E ha dei libri su… Lepanto!” Aaaah! Terribile! Non è uno a cui piace la storia, ma è uno che sicuramente vuole tornare alle crociate e alla guerra santa! (Chissà se vedessero la mia libreria cosa penserebbero). Insomma, di fronte a questi indizi lapalissiani non possiamo che convenire con l’onorevole Boldrini: “Fontana rappresenta l’estremismo ai vertici delle istituzioni repubblicane”.

Mi dispiace di avere a che fare con persone che si sforzano di creare un “loro” mondo (e un po’ ci riescono, per carità) in cui ogni aggettivo, ogni riferimento verso chi non ne fa parte è pensato e scritto in tono di disprezzo, di accusa, come fossero portatori di una vergogna che non potrà che essere lavata se non dopo un’umiliante mea culpa, con una ritrattazione totale delle idee professate per aderire alle loro, le uniche moralmente superiori. È sempre la stessa storia, noiosa e ripetitiva.

Ecco, caro Aldo Maria. Con questo mio piccolo intervento non volevo fare una difesa ad personam di nessuno, ma il modo in cui in queste ore viene trattato Lorenzo Fontana riguarda noi tutti, ed è questo che mi premeva condividere con te.

Gli anni che si aprono davanti all’Europa e all’Italia saranno durissimi, ma chissà. Magari saranno proprio quelli durante i quali, davanti allo spettacolo tragico di un mondo che crolla, tornerà ad affiorare nelle nostre anime il desiderio tenero verso quel Dio che avevamo nuovamente crocifisso e che tutti pensavamo morto per sempre, ma in realtà stava preparandosi, per vie che non conoscevamo, a risorgere nei nostri cuori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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