Intervista / La Lega, l’Europa, l’Occidente, la Russia, la difesa della vita. A tutto campo con Lorenzo Fontana

Correva l’anno 2018, era il mese di aprile. Considerato tutto ciò che è successo dopo, un secolo fa. Tuttavia l’intervista che il nostro collega e amico Giuseppe Rusconi fece all’epoca a Lorenzo Fontana mantiene una sua attualità, e aiuta a conoscere meglio il nuovo presidente della Camera.

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di Giuseppe Rusconi

Nell’ampia intervista il vicepresidente della Camera ricorda alcuni temi che hanno connotato la sua presenza, dal 2009, nell’Europarlamento: i rapporti con la Russia e i Paesi dell’Europa centro-orientale, le battaglie per vita e famiglia, l’impegno per i cristiani perseguitati. Come è diventato leghista, il voto cattolico per la Lega, il Rosario di Salvini a piazza del Duomo, la Marcia per la Vita a Roma, il caso Alfie Evans. Anche il tifo per il Verona e alcuni flash sulla quotidianità del leader della Lega.

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Con molta cordialità Fontana ci riceve nel suo ufficio al secondo piano di Palazzo Montecitorio e ci rilascia l’ampia intervista che segue. Tra gli argomenti della conversazione i suoi anni a Bruxelles, l’apprezzamento per la Russia di Putin e i Paesi dell’Europa centro-orientale che valorizzano la loro identità, lo scontro mondiale tra globalisti e identitari, la lotta per i principi non negoziabili, la Lega e i cattolici, l’amicizia profonda con Matteo Salvini, l’importanza della Marcia per la vita. È fresco reduce dall’aver conseguito una seconda laurea in Storia della civiltà cristiana (presso l’Università Europea di Roma) dopo quella in Scienze politiche a Padova.

Lorenzo Fontana, non possiamo non incominciare questa intervista con una riflessione sulla triste e trista vicenda sviluppatasi in Gran Bretagna attorno alla sorte del piccolo Alfie Evans, che per l’Alder Hey Hospital di Liverpool e per  i giudici di vari tribunali (gli ultimi ricorsi dei genitori sono stati rigettati poche ore fa dalla Corte d’Appello di Londra) “deve” morire “nel suo miglior interesse”. Morire il più presto possibile in Gran Bretagna, così che non possa essere trasferito in Italia, al Bambin Gesù di Roma o in un altro ospedale…

È una vicenda allucinante e purtroppo anche un segno premonitore di quello che potrà accadere in tutta Europa se la deriva nichilista dovesse continuare. Fa venire i brividi il fatto che un tribunale decida di far morire una persona, in questo caso un bambino di 23 mesi, per di più contro la volontà ferrea, eroica dei suoi genitori. Quello che sta succedendo ci permette di capire ancora meglio in che tempi viviamo oggi in Europa.

Che civiltà è quella in cui ci è toccato di vivere?

Il grado di civiltà di uno Stato si misura proprio sull’attenzione che dedica alla tutela delle persone più deboli, in difficoltà. Constatiamo con dolore e indignazione che ai bambini come Alfie si stacca la spina, “nel loro miglior interesse”. È allucinante doversi confrontare con tali aberrazioni, che rimandano alle pagine più buie della storia dell’umanità. Purtroppo però nell’odierna Europa il seme delle peggiori dittature del XX secolo è ancora fecondo: la vicenda di Alfie ne è una prova agghiacciante. Noi come Lega abbiamo certo seguito e seguiamo da vicino con trepidazione e con orrore – con Matteo Salvini tra i più sensibili – quanto è accaduto e sta accadendo.

Lorenzo Fontana, Lei è cattolico?

Cerco quantomeno di esserlo, nel senso che essere cattolico significa comunque proporsi di rispettare tutta una serie di regole che non sono facili da seguire… Per fortuna, proprio per questo, c’è la Confessione! Cerco di essere cattolico nel miglior modo possibile e non è facile…

Quando, come e perché è diventato leghista?

Ricordo che fin dagli anni Ottanta, quando in Veneto la maggioranza votava Democrazia cristiana, si incominciava a sentire parlare della Liga veneta. Qualcosa stava cambiando nel panorama politico: doveva essere il 1987, alle elezioni la Liga ottenne quasi 300 mila voti e mio padre, commentando i risultati, disse che la volta successiva avrebbe potuto votarla anche lui. Infatti così fece nel 1992, come tantissimi dalle nostre parti. Insomma fin da piccolo sono cresciuto sentendo parlare di questa Lega che incominciava a mietere successi. Mi sono iscritto alla Lega nel 1997, poco più che sedicenne, e per questo mio papà dovette firmare la tessera al mio posto. Ero preso da una forte passione politica fin dalle medie e andavo a vedere e a sentire tutti i comizi che si tenevano a Verona, in piazza Bra. A casa mia nessuno faceva politica. Ma per me era una vera e propria passione, come quella per il calcio…

Scommetto che tiene al Verona…

È così. La passione calcistica è una specie di malattia e non per niente si chiama tifo. Che l’Hellas Verona sia in A, in B o in C il tifo non cambia. Sembra una questione banale, magari anche sciocca, invece è una questione di appartenenza alle proprie radici. Il Verona ha i colori del mio Comune e quando si ci trova allo stadio ci si sente comunità, anche se oggi il calcio per certi aspetti è un po’ degenerato, ma il pubblico resta legato alla terra.

Lei, dopo essere stato tra l’altro vice coordinatore federale dei Giovani Padani dal 2002, nel 2009 è stato eletto europarlamentare…

A livello personale l’attività a Bruxelles ha costituito per me una palestra di vita, poiché mi ha dato la possibilità di conoscere un po’ di più l’Europa e gli europei. A grandi linee anche un po’ il mondo. Sono stati quasi nove anni interessanti, in cui ho constatato che qualcosa sta cambiando nel sentimento popolare non solo in Europa: c’è una reazione sempre più forte a una globalizzazione forzata, tanto che si sta risvegliando intenso nei popoli il senso identitario. Noi come Lega ci siamo fatti interpreti di tale sentimento in Italia: abbiamo raccolto e consolidato politicamente le istanze identitarie della nostra gente. È il segno che tale sentimento non è una nostra invenzione.

Tra i Suoi argomenti preferiti a Bruxelles quello dei rapporti con la Russia…

Ricordo che quando le prime volte ho iniziato a dire che la Russia potrebbe essere un importante interlocutore per noi, da tanti di noi – partito certamente non di sinistra – sono venute alcune perplessità, visto che erano ancora legati – pur essendo caduto da un paio di decenni il Muro – all’immagine del blocco sovietico con la sua spietata dittatura comunista. Ma i tempi invece erano cambiati. Da parte mia sono stato favorevolmente impressionato da tante dichiarazioni di Putin e dal grande risveglio religioso cristiano registrato nel Paese, frutto indubbiamente di una reazione ai settant’anni di regime sovietico. Ho visto in questo una luce anche per noi occidentali, che viviamo la grande crisi dei valori, immersi come siamo in una società dominata culturalmente dal relativismo etico, che può essere spietato come mostra la cronaca di questi giorni.

Come valuta le sanzioni economiche dell’Ue, che qualcuno prospetta addirittura di inasprire, in vigore dal 2014 contro la Russia?

Penso siano sanzioni che a mio modo di vedere derivano solo in parte da quanto affermato ufficialmente: sarebbero state adottate in risposta all’ “annessione della Crimea” e alla “deliberata destabilizzazione dell’Ucraina”. Penso che sotto ci siano interessi economici, ma certamente il risveglio di valori che c’è in Russia dà un gran fastidio alle élites che guidano la politica europea. Dagli alla Russia, poiché si teme che il risveglio dilaghi anche in Occidente, scalzando tali élites totalitarie dai loro pulpiti. Le sanzioni contro la Russia sono parte dello scontro in atto in tutto il mondo tra globalisti e identitari.

In tale ambito si sviluppa anche il contrasto tra élites europee e Paesi dell’Europa centro-orientale, già soggetti all’impero sovietico…

Gli stessi che bistrattano Putin bistrattano i Paesi dell’Europa centro-orientale come Polonia e Ungheria. Anche qui c’è da evidenziare che le reazioni alla caduta del comunismo in diversi Stati dell’area hanno portato a una riscoperta delle radici storiche e dunque dei valori nazionali, di cui è parte integrante una visione cristiana della vita. Oggi questi Paesi mostrano un forte orgoglio per la loro storia ed evidenziano un grande attaccamento a quelle radici cristiane che non vogliono negare, al contrario dell’Unione europea: sono per noi occidentali, che condividiamo tali valori, un grande e positivo esempio. I contrasti con l’Unione europea sono certo di carattere anche economico, ma dietro spunta una diversità di concezioni di vita che ha secondo me un peso notevole nelle prese di posizione di Bruxelles. I valori culturali che stanno emergendo nell’Europa centro-orientale sono infatti molto temuti dalla già citate élites.

A Bruxelles Lei si è molto attivato anche per la sorte delle minoranze cristiane nel mondo…

Ho sempre cercato di conoscere in politica estera l’opinione dei cristiani nei Paesi in cui sono minoranza. Ho così constatato che tra movimenti identitari, erroneamente chiamati populisti, e cristiani perseguitati c’è spesso un’identità di vedute politiche. Ad esempio la grande maggioranza dei cristiani di Siria è schierata con il governo di Assad, ritenendolo in ogni caso migliore rispetto ad altre possibilità. Lo stesso è accaduto anche in Iraq. È significativo che quando qualcuno si è mosso in quell’area nell’ambito della politica estera ha sempre sfavorito i cristiani. Sarà un caso, intendiamoci, solo un caso sfortunato… La Lega invece ha sempre condiviso l’opinione dei cristiani perseguitati in quei Paesi.

In sede anche europea Lei non ha certo trascurato la difesa e la promozione dei principi non negoziabili. Dal 2009 a oggi come è evoluta la situazione?

Credo che le élites che governano l’Unione europea abbiano un mandato preciso, quello di distruggere la famiglia, che è la cellula della comunità e dei popoli. Vogliono creare un’Europa con cosiddette famiglie di altro genere, diverse da quella naturale: e lo fanno con l’obiettivo di giungere a una società di individui singoli, facilmente manipolabili. Chi vuole distruggere i popoli, distrugge la famiglia che è il nucleo centrale.

Ci sono possibilità di invertire la rotta?

Secondo me, sì, ci sono. Potrebbe essere questioni di diversi anni, ma anche di pochi. I popoli europei si stanno risvegliando rapidamente…

Nel 2019 ci saranno le elezioni europee…

..che potrebbero costituire una svolta inimmaginabile fino a qualche anno fa. I movimenti identitari infatti potrebbero diventare se non il primo, il secondo gruppo all’interno del Parlamento europeo: una vera rivoluzione!

Conteranno anche gli eletti: non solo il loro numero ma anche la loro volontà di impegnarsi concretamente.

Sì, servono persone che ci credono veramente, disposte a lottare, a metterci la faccia. Dieci anni fa eravamo in una piccola minoranza, domani saremo di sicuro più numerosi ma dovremo essere anche coraggiosi. Oggi è per certi versi più facile esserlo, ma le tentazioni e le convenienze del potere sono sempre in agguato. Anche in certi politici dei nostri gruppi europei emerge la tendenza a vivere un po’ sugli allori e dunque ad accomodarsi un po’ troppo facilmente con i media delle élites dominanti. No, servono persone che dicano forte e chiaro quello che pensano e abbiano bene in testa che la difesa della famiglia è un obiettivo fondamentale anche a livello europeo. Qui si evidenzia poi il grave problema del crollo della natalità.

Di cui Lei e Ettore Gotti Tedeschi avete scritto nel bel libro La culla vuota della civiltà, con prefazione di Matteo Salvini (edito da Gondolin, Verona). Ne avete parlato anche alla presentazione romana, svoltasi l’11 aprile presso la Fondazione Lepanto.

La crisi demografica è parte integrante del tentativo di distruggere i popoli. Ad esempio in Italia le conseguenze sono già drammatiche. Ogni anno perdiamo una città come Padova nel bilancio tra nati e morti. Se continua questa tendenza, la popolazione italiana è destinata a ridursi drasticamente se non all’estinzione e a essere formata sempre più da anziani, priva così della forza necessaria per imporre determinati valori e modi di vita. Bisogna allora far crescere e accompagnare incisivamente le famiglie numerose: ciò richiede una responsabilità enorme da parte sia dei genitori che delle istituzioni. Concepire figli è un atto controcorrente oggi, in tempi in cui si punta alla deresponsabilizzazione in una società fluida. È una battaglia culturale quella per la famiglia, indispensabile perché la società italiana continui a esistere.

Si sente dire spesso da pulpiti fluidi: “Colmiamo i buchi accogliendo i migranti”…

È stato fatto anche negli ultimi secoli dell’Impero Romano d’Occidente… secondo Lei ciò ha portato frutti fecondi, eccellenti, allo stesso Impero? A me sembra proprio di no. La sostituzione etnica è una scelta del tutto sbagliata, perché porta a un annacquamento devastante dell’identità del Paese che accoglie. Sono stato a Bruxelles per quasi nove anni. È una città fatta in larga parte da immigrati, con una presenza islamica del 30%. I quartieri islamici sono popolati tra l’altro da seconde generazioni definite europee, ma che in realtà non condividono nulla di quanto attiene alla nostra civiltà; da lì sono partite le cellule jiadhiste che hanno compiuto gli attentati al Bataclan, all’aeroporto di Bruxelles, in altre parti d’Europa. Il fatto è che una comunità senza valori condivisi non è una comunità; e si può facilmente dominare dall’esterno. Penso che l’accoglienza massiccia dei migranti sia anch’essa parte del progetto di una società fluida, debole dunque al suo interno, destinata a essere manipolata e guidata dall’esterno.

Tra le Sue attività anche quella dell’aiuto ai deboli e ai poveri…

Innanzitutto, come ho detto prima, l’aiuto ai cristiani perseguitati nel mondo. E poi, per quanto attiene al nostro momento di grave crisi economica, abbiamo cercato sempre di aiutare le persone e le famiglie in difficoltà. Penso ad esempio agli italiani che hanno perso il posto di lavoro e non avevano nessun’altra fonte di sussistenza. La povertà crea tra l’altro guasti sociali. Ci sono diverse forme di aiuto. Noi abbiamo sempre privilegiato non l’assistenzialismo, ma lo stimolo economico alla persona perché potesse ritrovare la propria dignità, la gioia del lavoro, l’esigenza della responsabilità connessa. Anche con la concessione di un micro-credito, che rende la persona destinataria attiva nel mercato del lavoro.

Perché molti cattolici hanno votato Lega? Già ce n’era un numero consistente, ma stavolta si è registrata un’impennata.

Malgrado la silenziosa scomunica di una parte delle gerarchie…

Silenziosa più o meno…

… malgrado tale atteggiamento, molti sono i cattolici che ci hanno votato. Da una parte nella nostra classe dirigente non mancano i cattolici convinti, che non hanno timore di definirsi tali. In Parlamento abbiamo come Lega difeso con costanza e con compattezza i valori non negoziabili, magari con meno enfasi di altri gruppi politici. E poi penso che il gesto fatto da Matteo Salvini nella grande manifestazione del 24 febbraio di piazza del Duomo a Milano – esibendo e citando il Rosario e il Vangelo – sia molto piaciuto a tanti cattolici, abituati ormai a sentirsi insufflare fuori e talvolta anche dentro le chiese che la religione è una cosa privata, da intimità familiare o di sacrestia.

Quando non si arriva a dire che “o si è cristiani o si è con Salvini”…

Una vera follia. Il cattolicesimo non è cosa privata, perché se una persona cerca di essere cattolica, lo palesa soprattutto nelle opere ancor più che nelle parole. Salvini non sarà l’esempio migliore di cristiano, ma ha mostrato a tutti l’orgoglio di esserlo. Anch’io sono orgoglioso di esserlo, come dice la preghiera del mattino: “Ti adoro, mio Dio e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte…”

Ce la ripeteva sempre anche il cardinale Ersilio Tonini…

Mi ricordo di mia nonna che mi recitava le preghiere della sera e del mattino, e io non le ho mai dimenticate! Sono stato fortunato a essere cristiano e sono anche orgoglioso (nel senso buono, non arrogante del termine) di essere parte della storia bella e vera del cristianesimo. Non so perché, ma ultimamente tanti sembra che si vergognino di rievocarla: è una storia bellissima!

Ma Lei lo sapeva in anticipo del Rosario di Salvini in piazza Duomo?

No, no. Salvini mi aveva solo detto che quel giorno sarei stato contento, ma non avevo capito il perché. Per me è stata una grande e piacevolissima sorpresa. E ho constatato che nei cattolici che ci tengono a esserlo la reazione è stata eccezionale. Al di là di qualche critica, ho ricevuto decine di messaggi favorevoli; è così, il cattolico sente – anche se a volte non traspare – l’orgoglio di esserlo! Adesso non vuole più nascondersi. Più che il sottoscritto, qualcun altro dovrebbe capirlo.

Restiamo su Salvini…

Lo conosco dal 1998, da quando eravamo giovani della Lega…

Dal 2009 al 2018 avete condiviso gli anni di Bruxelles…

Nei primi anni condividevamo anche lo stesso appartamento. Poi la mia vita è cambiata, poiché vi ha fatto irruzione mia moglie Emilia, che è anche un’ottima cuoca. Si comprende allora che Salvini a Bruxelles non a caso veniva a mangiare da noi una volta la settimana.

L’immagine pubblica di Salvini corrisponde a quella privata?

Matteo è una persona molto generosa, è legatissimo ai suoi figli. Lo si è visto anche per come – da padre, prima ancora che da segretario della Lega – ha partecipato alla vicenda del piccolo Alfie Evans. Sì, è fatto così, se sente di fare qualcosa di utile per qualcuno non si risparmia, persegue l’obiettivo con passione. Non si è per niente montato la testa, nonostante il successo indiscusso che ha avuto negli ultimi anni. Sono stato con lui al Vinitaly di Verona di domenica 15 aprile ed è stato assediato gioiosamente dalla folla per l’intera giornata. Lo conosco da tanti anni e posso assicurare che è una brava persona. Ho affetto per lui, lo sento come un grande amico. Vuole sempre dare il meglio, essere utile alle persone comuni, quale lui è restato nel suo intimo.

Il 19 maggio a Roma ci sarà un’edizione particolarmente importante della Marcia italiana per la vita, proprio nei giorni del quarantesimo anniversario della promulgazione della Legge 194. Oggi non solo in Italia, ma in tutta Europa si moltiplicano gli attentati alla vita nascente o declinante…

Se non si rispetta la vita dal concepimento alla fine naturale si arriva ad aberrazioni come quelle di cui siamo stati e siamo testimoni. È tipico delle dittature: nel momento in cui qualcuno cerca di omologare i popoli, è inevitabile che si registrino casi come quello recentissimo di Alfie Evans in Inghilterra. Il nazismo omologava per razza, il comunismo per classe sociale e oggi si tenta di omologare per interessi economici o per concezioni di vita. L’anziano non autosufficiente? Un peso per la sanità, dunque un peso per lo Stato… che muoia! Guardiamo le statistiche in Olanda, dove emerge che il 4,5% di tutte le morti è originato dall’eutanasia. E ci sono casi eutanasici riguardanti chi si sentiva depresso, non riuscendo più a stare al passo con i tempi: un’orrenda follia!

Torniamo all’aborto in Italia. Sul quarantesimo della Legge 194 abbiamo appena intervistato in questo stesso sito www.rossoporpora.org  Virginia Coda Nunziante, presidente della Marcia per la Vita…

Già incomincia a diventare difficile trovare nei documenti ufficiali la parola “aborto”. La neo-lingua truffaldina preferisce ormai inserire il termine nel più vago ambito della “salute riproduttiva”. L’aborto lo si è fatto diventare ufficialmente un diritto umano: in realtà è uno strano caso di diritto umano che prevede l’uccisione di un innocente. Bisogna sostenere la Marcia per la Vita!

Da qualche parte si definiscono i partecipanti alla Marcia dei bigotti, delle figure patetiche, degli invasati, relitti della storia…

Ci saranno brutte sorprese per questi laicisti da scrivania che amano la persona umana solo se è utile all’economia. Anzi, se la persona umana non ci fosse proprio più del tutto per loro forse sarebbe meglio: credo che questo desiderio aberrante sia in fondo l’obiettivo finale dei fautori dell’aborto e dell’eutanasia. La Marcia per la Vita 2018 di Roma è più che giustificata. Fino a quando ci sarà chi vuole eliminare la persona umana, scendere in piazza non solo è auspicabile, ma doveroso, una testimonianza pubblica.

Negli Stati Uniti la grande Marcia per la vita di Washington e la capillare attività dei gruppi pro-life hanno già dimostrato una capacità di influenza rilevante sulla politica statunitense…

Speriamo che ciò possa valere anche per l’Italia. Occorrono persone coraggiose, che non abbiano paura di mostrare pubblicamente la loro opinione pro-vita. Devono essere tante a Roma; e anche in altre città ci si mobiliti con convinzione e amore per l’uomo. Solo così si potrà sperare di riuscire a poco a poco a ottenere l’attenzione partecipe dei politici, premessa per quei cambiamenti pro-vita e pro-famiglia che è legittimo attendersi anche in questo Paese. Dobbiamo incoraggiare i politici coraggiosi, spesso sottoposti a linciaggio mediatico per le loro idee, considerati come appestati ed emarginati a livello di quell’Europa sempre pronta a puntare il dito contro di loro. Per quei politici è fondamentale la consapevolezza di essere sostenuti dai loro gruppi politici e da una parte consistente di popolo: a volte si lotta solo per la bandiera, ma sarebbe bello farlo anche pensando non a torto di riuscire a incidere sulla realtà delle leggi! Abbiamo constatato nelle ultime elezioni italiane che c’è ancora un popolo che non vuole rinunciare ai suoi valori: questo fatto è stato più importante di tutto il resto e ci ha ripagato dalla caterva di insulti di ogni genere con i quali qualcuno credeva di seppellirci.

Fonte: rossoporpora.org

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