Caro Aldo Maria Valli,
circa l’articolo di padre Mario Begio (qui) per le sue “cronache dal clero”, osservo che sarebbe bello se vi fossero seminaristi che, fedeli alle parole “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, rifiutassero insegnamenti e/o comportamenti che non riguardano né la salvezza dell’anima, né, salvo casi eccezionali, la salute del corpo.
Forse, come già spiegava Benedetto XVI, il mondo dell’assemblearismo e della “responsabilità collettiva”, che ha trovato florido sviluppo con il Concilio Vaticano II, ha tolto spazio a quello della coscienza e della responsabilità individuali. La massima manifestazione di tale orientamento ecclesiale è stata l’adesione pedissequa – ma probabilmente è più corretto parlare di interpretazione estensiva – alle norme statali riguardanti il distanziamento sociale che hanno portato la Chiesa italiana, nella sua interezza, perfino a vietare le Messe e le Confessioni, anche per i moribondi.
Forse queste osservazioni saranno riprese e sviluppate da padre Mario Begio in un suo prossimo scritto. Mi è sembrato però opportuno manifestare il mio stupore e anche il mio sconcerto circa tali eventi.
Cordiali saluti
Davide Scarano
*
Risponde padre Mario Begio
I seminaristi di sui parla il lettore Scarano ci sono e ci sono stati. Li hanno rimandati a casa.