In difesa della proprietà privata; esce il quattordicesimo Rapporto Van Thuân. Anche il cardinale Müller tra gli autori

Esce il Rapporto dell’Osservatorio cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo: puntuale, come ogni novembre, ormai da quattordici anni. Quest’anno il Rapporto è dedicato a “Proprietà e libertà. Contro lo sharing globalista” (Cantagalli, pp. 252, euro 16) e fa emergere tutti i pericoli della sostituzione della proprietà con l’accesso, del possesso con la condivisione e il leasing. Nessuno sarà più proprietario di nulla? Tutti affitteremo e condivideremo i beni? Saremo più liberi e felici? Il Rapporto del Van Thuân non la pensa così e per questo ha chiesto ad alcuni studiosi di affrontare a viso aperto la sfida per la difesa della proprietà privata come diritto naturale.

Il volume, curato da Riccardo Cascioli, Giampaolo Crepaldi e Stefano Fontana, è diviso in due parti: una serie di studi per approfondire il tema e poi cronache dai cinque continenti, per uno sguardo ad ampio raggio. L’attentato alla proprietà privata e quindi alla vera libertà avviene in Italia ma anche in Sud Africa, negli Stati Uniti, in Cile o in Perù, e non ne è esente l’Unione europea.

Tra gli autori dei saggi di approfondimento spicca il magistrale intervento del cardinale Gerhard Müller, che introduce i contributi con cui gli altri autori esaminano le logiche economiche che stanno alla base del Grande Reset (Battisti), spiegano le nuove caratteristiche postmoderne delle minacce alla proprietà (Horvat), espongono i principi della proprietà e del lavoro nella Dottrina sociale della Chiesa (Ferraresi), si chiedono se la Chiesa possa barattare i propri insegnamenti sulla proprietà con i benefici pastorali dei regimi comunisti, un tema di grande attualità negli attuali rapporti con la Cina (Ureta), illustrano il pericolo che si prendano a prestito artificiali crisi ambientali per condizionare, limitare e perfino annullare la proprietà delle cose e la responsabilità personale sul loro uso (Cascioli), analizzano a fondo il significato indisponibile del diritto di proprietà (Cristin), espongono la sua articolazione giuridica corretta (Onori, Salvi e Veneruso) e infine svolgono una critica teologica al “pauperismo” cristiano che sostiene l’appoggio di ampie fette della Chiesa alle proposte di “decrescita felice”, di “ritorno alla natura” e di condivisione dei beni controllata però da un centro onnipotente.

Le cronache dai cinque continenti spiegano in quali termini il World Economic Forum di Davos ha proposto nei suoi Obiettivi per il 2030 la costituzione di una società non più di possidenti ma di noleggiatori e perché economisti e intellettuali dicono che in quella situazione saremo più felici (Magni), illustrano come un rilevante attacco alla proprietà derivi oggi dalla finanza (Milano), secondo quali criteri la Commissione europea sta implementando principi decisamente comunisti con interventi clamorosi di limitazione dell’uso dei beni da parte dei cittadini dell’Unione (Volonté), descrivono l’evoluzione negli Stati Uniti della Sharing Economy nel progetto del Great Reset (Trevisan), fanno il ritratto della penosa situazione dell’Argentina (Passaniti), del Perù (Loredo), del Cile (Montes Varas), nazioni nelle quali si è consolidato un nuovo comunismo, ed infine si mostra l’evoluzione di un singolare progetto politico in Sudafrica: confiscare le terre senza indennizzo (Tuffin).

Il lettore di questo Rapporto avrà la possibilità di accedere a un quadro internazionale completo, di avere notizie di prima mano dato che gli autori conoscono direttamente le problematiche degli Stati di cui riferiscono perché ci vivono e operano, di conoscere il livello di implementazione di un grande progetto teso a sradicare la persona dalle proprie radici e farne un anonimo soggetto completamente globalizzato. La proprietà, infatti, lega la persona alla famiglia, al lavoro, a un contesto territoriale e sociale, a una storia e a una tradizione di senso, e quindi si oppone alla artificializzazione della vita da parte di attori globali con l’intento di controllare un mondo appiattito. Il libro mette bene in luce lo stretto rapporto che esiste tra l’obiettivo della sostituzione della proprietà e il controllo politico ed economico sui cittadini. Eliminata la libertà privata, le persone saranno costrette ad attenersi alle volontà del Leviatano, il quale saprà tutto di loro e ne controllerà tutti i movimenti. Non potremo possedere una abitazione o un’auto se non sarà secondo le norme volute dal potere, non potremo adoperare il contante e dovremo stare dentro una sempre più pervasiva tracciabilità. La tassazione già ora preleva oltre il 60 per cento dei frutti del nostro lavoro e l’assistenzialismo sociale sul tipo del reddito universale o di cittadinanza corrode e inibisce la proprietà privata. La concentrazione produttiva riduce lo spazio dell’impresa familiare, ed eventuali emergenze sanitarie o ambientali, anche e soprattutto se artificiali, potranno essere usate per interventi diretti del potere nel nostro spazio di proprietà, ove coltiviamo il rapporto non solo con i beni ma anche con le relazioni umane.

Stefano Fontana

Fonte: vanthuanobservatory.com

 

 

 

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